Chiamato da Matteo Renzi alla guida della più grande agenzia di welfare europea, l’Inps, con il supporto del più grande gruppo editoriale italiano della carta stampata e forte dell’appoggio delle lobby universitar-finanziarie, il bocconiano professor Tito Boeri è pronto per il grande salto in politica.
Conteso tra il mondo grillino ed i nostalgici del comunismo radical chic, il presidente dell’Inps non perde occasione di bacchettare Governo e Parlamento, con proposte tecnicamente discutibili ma politicamente orientate.
Poco importa se la gestione dei servizi Inps, nei due anni della sua presidenza, sia al tracollo. Non fanno danno le flebili denunce sindacali di nepotismo e scarsa trasparenza nelle nomine che vedono il suo ex segretario e i sodali ex collaboratori della sua Voce.info, nominati dirigenti apicali dell’ente.
Poco male se all’interno dell’Inps si rimpiange perfino il discusso Mastrapasqua.
Ci sarà sempre qualche grande firma del giornalismo o qualche professore di “chiara fama” che ne tesserà le lodi e ne negherà le responsabilità.
Così le proposte tranchant sul ricalcolo retroattivo delle pensioni di cittadini e parlamentari trovano consensi sia tra i populisti più accesi sia nei poteri forti della grande finanza.
Così la studiata confusione tra la necessità della manodopera straniera e l’invasione dei migranti, condita da strumentali valutazioni economiche, non fiacca la popolarità del telegenico professore.
Il trampolino è quello giusto, le spinte mediatiche e finanziarie pure. Non ci stupiremmo se alla prossima tornata elettorale al presidente dell’Inps riesca quello che non è riuscito a ben più autorevoli amministratori del passato del medesimo ente, l’ingresso ed il successo in politica. Che poi sia la perfetta sintesi tra populismi e poteri forti, poco importa.