Hanno fatto discutere e molto le dichiarazioni di Giorgio Napolitano su Repubblica riguarda i retroscena sull’intervento in Libia nel 2011, dove la Comunità internazionale con alla guida Francia e Usa – e il voto dell’Italia – andò a deporre il leader Gheddafi provocando una guerra civile in corso fino ad oggi. Da quei fatti apparentemente “locali” si scatenò una reazione a catena che purtroppo paghiamo anche oggi, dal punto di vista energetico commerciale ma soprattutto sul fronte politico-strategico: il fomentarsi dello Stato Islamico in un Paese che dal 2011 non ha unità nazionale (ma è dilaniato e diviso in tre, ndr), il dilagare del terrorismo e l’odio accresciuto verso l’Occidente non sono certo elementi da trascurare e per questo motivo anche le scelte nazionali sulla Libia – nei giorni in cui una nostra missione in Libia sul fronte migranti è stata approvata dal Parlamento – oggi rispuntano come macigni, con le varie forze politiche che si accusano l’un l’altra. Napolitano su Repubblica ha fatto molte affermazioni importanti, che vediamo bene qui sotto, con un “titolo” decisivo, «non fui io ma il Governo ad approvare la decisione finale sulla missione decisa da Francia e Inghilterra». Ebbene, oggi Berlusconi sulla Stampa risponde al presidente emerito e lo “stuzzica” su più fronti.



BERLUSCONI VS NAPOLITANO: MISSIONE LIBIA 2011, COME ANDÒ VERAMENTE?

LA VERSIONE DEL CAV

«Non mi piacciono le ricostruzioni interessate e autoassolutorie. Per fortuna il tempo è galantuomo e posso dire anche io, come il Presidente Napolitano: “ho un ricordo che altri forse hanno cancellato”»: Silvio Berlusconi, tronfio dell’ennesimo aumento dei consensi, risponde e dice la sua sulla vicenda della missione in Libia del 2011, come importante precedente anche per l’odierna situazione. «Quello che è importante è che anche il Presidente Napolitano ricorda e riconosce come io fossi contrario all’intervento militare in Libia e come lo abbia manifestato in quella e in altre circostanze, fino alle dimissioni del governo. Tanto da aggiungere: “che Berlusconi abbia evitato quel gesto per non innescare una crisi istituzionale al vertice del nostro Paese, fu certamente un atto di responsabilità da riconoscergli ancora oggi”. E questo mi basta», conclude Berlusconi sul “fronte” Napolitano. Alla sinistra poi si rivolge ancora il Cav quando spiega come oggi il Pd con Minniti abbia preso la scelta giusta: «sembra che a sinistra abbiano finalmente capito che questa è la strada giusta da seguire, e siamo i primi a compiacercene. Abbiamo espresso un voto favorevole all’iniziativa del governo per senso di responsabilità, da settembre verificheremo puntualmente quello che accade. Bisogna operare sui punti di imbarco e sulle acque libiche per fermare e controllare sul nascere l’invasione».



LA RICOSTRUZIONE DEL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA

In tanti anche oggi considerano Napolitano come principale artefice della scelta di entrare in guerra contro la Libia ormai 6 anni fa, per un mero tentativo di allinearsi con la comunità internazionale e per tentare di unire le forze in Parlamento all’epoca (come oggi) profondamente divise praticamente su ogni discussione. «Il protagonista dell’intervento in Libia fu fondamentalmente l’Onu. Non ci fu una decisione italiana a se stante. C’era stato dapprima un intervento unilaterale francese con l’appoggio inglese» spiega nella famosa intervista di due giorni fa di Giorgio Napolitano al quotidiano Repubblica. Nel “celebre” incontro al Teatro dell’Opera di Roma, dove si ritiene che Napolitano impose la forzatura dell’appoggio militare all’Onu, il presidente emerito però respinge l’accusa: «La consultazione informale di emergenza si tenne in coincidenza con la celebrazione al Teatro dell’Opera dei 150 anni dell’Unità d’Italia. A quella consultazione io fui correttamente associato. Il presidente della Repubblica è presidente del Consiglio supremo di Difesa, e in posizione di autorità costituzionale verso le forze armate, aveva titolo per esprimersi su una questione così importante», scrive ancora Napolitano prima di mandare un “messaggio” a Berlusconi e al governo di centrodestra.



 «Dire che il governo fosse contrario e che cedette alle pressioni del capo dello Stato in asse con Sarkozy, non corrisponde alla realtà. […] non poteva che decidere il governo in armonia con il Parlamento, che approvò con schiacciante maggioranza due risoluzioni gemelle alla Camera e al Senato, con l’adesione anche dell’allora opposizione di centrosinistra. La legittimazione di quella scelta da parte italiana fu dunque massima al livello internazionale e nazionale». Napolitano riconosce a Berlusconi l’intervento politicamente intelligente anche se era contrario a quell’intervento sul profilo personale, «un travaglio che quasi lo spingeva a dare le dimissioni in dissenso da una decisione che peraltro spettava al governo, sia pure con il consenso della Presidenza della Repubblica. Che egli abbia evitato quel gesto per non innescare una crisi istituzionale al vertice del nostro paese, fu certamente un atto di responsabilità da riconoscergli ancora oggi».