Ettore Rosato, capogruppo alla Camera del Pd, prevede che l’ultimo provvedimento significativo del Parlamento sarà la legge finanziaria. Il bilancio innanzitutto, mettere in sicurezza i conti. Molto europeista. Non si parla di legge elettorale. Può essere un avvertimento agli alleati che se non si allineano ai voleri del capo rischiano di andare alle urne per dare vita a una legislatura destrutturata.
Ma il richiamo al centrosinistra è doppio. La legge di bilancio sarà uno scoglio durissimo. Matteo Renzi ha fatto di tutto per anticipare le urne (senza successo) proprio per evitare di trovarsi nella situazione in cui si impaluderà il Pd dopo le ferie. Di solito l’ultima legge di bilancio di una legislatura non è lacrime e sangue. Nessun governante si prepara per le urne regalando agli avversari motivi per guadagnare voti, anzi dispensa favori e prebende qua e là a seconda della convenienza. Stavolta è diverso. Stavolta con la legge di stabilità 2018 scadono un po’ di cambiali con l’Europa firmate da Renzi quand’era capo del governo.
C’è il rischio di dover aumentare le aliquote Iva. C’è il capestro di un controllo severissimo dell’Unione in modo da evitare ulteriori sforamenti del deficit. C’è anzi la volontà di Bruxelles di rimangiarsi le aperture concesse negli anni scorsi, quella flessibilità di cui il Rottamatore aveva fatto un mantra. Sarà insomma una legge difficilissima da scrivere, e in più ci si mette il ministro dell’Economia a rivelare qualche svarione nelle previsioni finanziarie.
Se Rosato ricorda che l’ultimo provvedimento di peso in carico al Parlamento è la legge di bilancio, significa anche che il centrosinistra dovrà assumersi questa pesante responsabilità. E che il “rompete le righe” nella maggioranza è molto prematuro. L’avvertimento è rivolto in primo luogo ai centristi. Le ultime mosse di Alfano sono infatti singolari. Il ministro degli Esteri brilla per il suo silenzio assente (nel senso di assenza, non di assenso) mentre scoppiano problemi di ogni tipo con la Francia, dalle guerre commerciali a quelle geopolitiche sulla presenza in Libia. Il titolare della Farnesina dovrebbe essere in prima linea, mentre le uniche voci a levarsi sono quelle di Calenda e Minniti, guarda caso le vere novità del governo Gentiloni rispetto all’esecutivo Renzi. Invece Alfano si trastulla su altro, va in caccia di nuove alleanze per non scomparire, dice che l’esperienza di governo è finita, che potrebbe correre da solo, anzi con Berlusconi in Sicilia, anzi no forse con un terzo polo tutto da ricostruire, e che comunque quel cattivone di Salvini lui proprio non lo sopporta. Altro che disimpegno: la legge di bilancio dovrà portare anche la firma di Area popolare, gli rammenta Rosato.
Ma nel mirino del capogruppo renziano finiscono anche le frange e frangette della sinistra che ogni giorno creano problemi a Renzi. I bersaniani sono usciti dal partito, non dalla maggioranza, e sulla manovra lacrime e sangue devono metterci la faccia. Facile schierarsi con Mattarella quando il presidente rifiuta le urne anticipate, più problematico è seguirlo quando invita a prendersi la responsabilità di varare una legge di bilancio che eviti l’esercizio provvisorio e sottragga a Bruxelles l’occasione per mandare a Roma la famigerata troika di supervisori. Perché è questo il vero spauracchio sotteso alle parole di Rosato. Non è scontato, con le fibrillazioni di oggi, che il Parlamento riesca a varare una legge di bilancio. E come conseguenza inevitabile calerebbe il commissariamento dell’Ue. Sarebbe l’ultima mazzata alla credibilità della maggioranza che fa perno sul Pd renziano. Forse è per questo che Silvio Berlusconi ha detto che Angela Merkel è l’unico statista d’Europa: anche lui si prepara a un’Italia burattina i cui fili vengono tirati a Berlino.