Lunghe telefonate trai due. “Mi pensi? Ma quanto mi pensi?” Non è il remake di una famosa pubblicità. Ma lo stato dell’arte delle relazioni tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Lunghe telefonate tra i due. All’insaputa di tutti i collaboratori. Quasi tutti.
E’ così che Silvio ha convinto Matteo a farsi carico di Angelino Alfano e dei suoi impresentabili. “Prendilo tu. Io non posso. Non sembrerei più alternativo al Pd. E non avremmo i voti per un governo di larghe intese dopo le elezioni politiche”.
Perché questo è il vero rompicapo. Senza un premio di maggioranza abbordabile i tre schieramenti sono nuovamente costretti ad una non vittoria. Ed in quel caso solo Pd e Forza Italia potrebbero imbastire un governo. Ma non hanno i consensi necessari se non sfondano nel proprio elettorato di riferimento. Un elettorato che in tempi confusi come questi è fatto di gente convinta di essere di destra o di sinistra e che non gradirebbe, pur pronta a subirlo dopo per cause di forza maggiore, apparentamenti innaturali prima del voto.
E allora via con le telefonate. “Non facciamoci vedere insieme. Ci danneggia” dice uno. “E tu di’ qualcosa di destra, se no Salvini arriva primo nel tuo campo” gli fa eco l’altro. Nell’ultima Silvio ha consigliato a Matteo di imitarlo: “Fai come me” (sic!) “depistali. Di a tutti che non sei tu il candidato premier. Io ne invento uno al giorno. Ma alla fine…”.
Certo non sarà facile convergere su un programma comune ed in quel caso l’esperienza di “dialogo” maturata in questi tre anni di strapotere renziano dagli alfanidi potrà tornare utile.
Nel frattempo è pronto il nuovo motto per la campagna elettorale. Ora che la politica ha rinunciato al finanziamento pubblico, servirà per risolvere almeno il problema delle costose bollette telefoniche tra i due: “Paga Italia!”.