Secondo i rumors riportati da Francesco Ghignetti per La Stampa il Capitano Ultimo – Sergio De Caprio – sarebbero ormai mesi che il rapporto di fiducia tra il colonnello dei carabinieri e lo stesso premier Gentiloni. Sul caso Consip, dopo le ultime novità rivelate dal pm Musti – che però Ultimo ha rigettato chiedendo un confronto pubblico dove pronunciare la sua verità – ci sarebbero sul banco degli imputati quei comportamenti che De Caprio avrebbe avuto nell’inchiesta sulla agenzia statale nella bufera da oltre 9 mesi ormai. «Se ci sono dei comportamenti – ha scandito Gentiloni dal palco di Imola – che screditano questa credibilità e autorevolezza (riferendosi alla giustizia e ai vertici militari, ndr) penso che siano dei comportamenti gravissimi», ha scandito Gentiloni pochi giorni fa ad Imola. Secondo il retroscena della Stampa, il presidente del Consiglio non avrebbe gradito il presunto scambio di notizia tra il Maggiore Scafarto – indagato per falso nel caso Consip – e il Capitano Ultimo, che tra l’altro la legge vieta espressamente. Da qui la fiducia rotta con il Governo, con le parole di Gentiloni che sarebbero state riportate così, «Informarsi sull’andamento di inchieste giudiziarie per un agente dei servizi è vietato dalla legge 124. È un reato. E se mai fosse accaduto per leggerezza, comunque De Caprio avrebbe dovuto subito avvertire il suo superiore gerarchico. Cosa che non è avvenuta. Perciò si è rotto il rapporto di fiducia». Non solo, la Procura Militare avrebbe aperto un fascicolo proprio contro De Caprio per attività sediziosa (rischio pena fino a 2 anni): per il Capitano Ultimo ora è arrivato il momento di spiegare e rispondere alle accuse subite, evitando facili giudizi “definitivi” per una vicenda, quella Consip, che è tutto fuorché chiara e limpida.



LA REPLICA DI RENZI

Arriva su Facebook la risposta di Matteo Renzi a Romano Prodi, anche se non citato direttamente, sul caso Consip: dopo le parole dell’ex presidente del Pd, l’attuale segretario dem non intende dare adito ad attacchi mirati contro chi è coinvolto attivamente sull’inchiesta. E rilancia la fiducia alla giustizia e all’Arma dei Carabinieri, che non possono essere messi in discussione per il mancato lavoro/il dolo di alcuni rappresentanti. «Non amo il vittimismo. Non mi convince chi si piange addosso, chi ha sempre un alibi, chi vive di fantasie. Per questo sulla vicenda Consip non ho mai pronunciato parole quali golpe o complotto. Ho sempre detto una cosa diversa: pieno rispetto delle istituzioni, sempre. Ci sono delle “coincidenze” strane in questa storia. Toccherà ai magistrati fare chiarezza». Qualche frecciata lanciata ancora contro chi utilizza il caso Consip per cercare di affondare Pd e Governo – «Chi ha cercato di lucrare su un’indagine come Consip oggi dovrebbe avere l’onestà intellettuale di farsi alcune domande» – e la piena fiducia in Carabinieri e giustizia italiana, «Noi sappiamo che per colpa di un carabiniere che falsifica un atto non si può attaccare l’Arma dei Carabinieri che è un pilastro insostituibile della nostra comunità. Per colpa di un servitore dello stato che viola il proprio dovere ce ne sono migliaia che ci rendono orgogliosi di essere italiani. Dunque: nessuna polemica strumentale. Il tempo gioca con la nostra maglia».



LA FRECCIATA DI PRODI A RENZI

Negli ultimi giorni il caso Consip è di nuovo spuntato, come ciclicamente accade ormai da circa 6 mesi con i “soliti” protagonisti e le nuove figure che danno alla vicenda un contorno sempre più complicato e delicato per i prossimi mesi decisivi di campagna elettorale. Matteo Renzi (indirettamente) e il Pd hanno parlato di un inquietante e pericoloso “complotto” allo Stato, mentre oggi Romano Prodi prova a smorzare i toni ricacciando indietro l’opinione del suo stesso segretario Pd. «Complotto sulle dichiarazioni al Csm del pm Musti per gli incontri tra il maggiore Scafarto e il capitano Ultimo? Non esageriamo. la frammentazione del paese è il vero problema, non il complotto. Sicuramente ci sono dei casi ma non esageriamo, l’Italia è un Paese dalla democrazia sicura, non esageriamo», ha spiegato l’ex Presidente del Consiglio a Radio Capital. «Se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino», sono le parole del maggiore del Noe, Scafarto, al pm Lucia Musti, come riportata dalla stessa giudice al Csm negli scorsi mesi (ma pubblicate solo in questi giorni, aprendo di nuovo il caso). La bomba sarebbe il coinvolgimento presunto di Matteo Renzi, ma subito il capitano Ultimo – Sergio Di Caprio – ha voluto smentire rigettando le accuse di complotto e soprattutto quelle stesse parole dette dalla pm.



SETTIMANA DECISIVA PER LE INCHIESTE

«Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri. Quelle in giro ora sono insinuazioni e falsità da alcuni organi di disinformazione funzionali alle lobby che da anni cercano di sfruttare il popolo italiani», sono le parole del Comandante dei Carabinieri “Ultimo” subito dopo la pubblicazione del report della pm di Modena. Ieri sera, ancora all’Ansa, lo stesso Ultimo ha spiegato «sono pronto ad un confronto pubblico per poter esercitare i diritti di difesa e di informazione al cittadino». Con un unico obiettivo: dissipare ogni dubbio rispetto a paventate minacce alle Istituzioni ed altre azioni eversive, come riferito da «diversi parlamentari, «il presidente del Pd, il ministro della Difesa e infine il premier», conclude lo stesso capitano Ultimo. Renzi in primis non ha voluto parlare di complotto per che dice di non dimenticare il proprio ruolo di esponente delle istituzioni, però ha anche aggiunto «se un Carabiniere falsifica prove, se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c’è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva. Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato». Settimana dunque molto calda quella che si apre davanti a livello politico, e non solo: sul fronte della inchiesta penale, ci sarà un vertice a piazzale Clodio tra i magistrati che seguono il fascicolo Consip. «I punti salienti riguarderanno proprio le accuse del pm Musti e l’audizione al Csm degli aggiunti di Napoli sui conflitti interni alla procura riguardanti al modo in cui sono state condotte le indagini del pm Henry John Woodcock», riporta l’Ansa.