Caro direttore,
domenica, come le cronache riportano, Salvini ha parlato dal pulpito della Lega: il prato di Pontida. Ed ha parlato, come è nel suo stile, con estrema chiarezza specificando cosa sarà il “nuovo”centrodestra, chi dovrà esserne il capo (a cui, inevitabilmente, dovrebbe essere affidato anche lo scettro di premier) e coloro che —sicuramente — non saranno mai parte dell’alleanza ovvero quei centristi di Alfano, Lupi e Formigoni che tanto furono utili, al tempo, per l’elezione di Maroni in Lombardia, di Zaia in Veneto e, più recentemente, l’incoronazione di Toti in Liguria. Proprio i tre moschettieri che Salvini ha voluto al suo fianco.
Queste posizioni hanno riportato alla mente la recente lettera con cui l’ex presidente della Lombardia, on. Formigoni, proprio dalle colonne de ilsussidiario.net, si scagliava contro l’accordo siglato in Sicilia tra il Pd strappato alla sinistra e, appunto, gli alfaniani (la cifra politica dell’estate 2017) indicando nella direzione opposta la strada maestra.
Bene, dopo le parole del segretario della Lega (non più “nord”), saremo davvero curiosi di sapere se l’ex Governatore insista nella balenata idea del “liberi tutti”. E liberi — ci sia permesso — per andare dove (Parisi? la sua esperienza suggerirebbe più prudenza!), con quali truppe e, soprattutto, per proporre cosa?
O forse l’ex presidente intenderebbe rivestire i panni (assai inadatti alla sua storia politica) del quarto moschettiere nella Pontida 2018? E se per contro, invece, i leghisti rifiutassero persino — e l’aria sembra tirare da quella parte — le “sue/vostre” avance anche per le elezioni regionali lombarde?
Certo, storicamente, il centrodestra italiano è Silvio Berlusconi. Ma, appunto, storicamente. Adesso il direttore d’orchestra è quantomeno in discussione, ma soprattutto è la musica ad essere, inequivocabilmente, cambiata. È forse questa nuova melodia, quella (“vagamente lepenista”) di Pontida, che lei, gentile presidente Formigoni, intende accompagnare, prendendo — di fatto — le distanze da un’azione di Governo che, dopo anni di oggettive e diffuse difficoltà, sembra riconquistare al Belpaese qualche sprazzo di luce?
Nell’attesa di sue nuove, ci permetta di ricordarla ancora protagonista di quel Meeting per l’amicizia tra i popoli che questa estate ha riconosciuto al presidente Gentiloni un fragoroso quanto sincero tributo di apprezzamento con ciò testimoniando, ancora una volta, quell’autonomia e quella capacità di discernimento (anche in ambito politico) che da sempre contraddistinguono il Movimento fondato da don Giussani.