Vista dalla Cina oggi, alla vigilia delle elezioni siciliane, la questione italiana è di base: quanti partiti sono in lizza? Sono tre, M5s, Pd e FI, oppure sono di più contando anche la Lega Nord e la Meloni a destra? E il Pd come può essere visto come un unico contenitore quando tanti leader dentro e fuori (Franceschini, Gentiloni, Minniti, Pisapia e Renzi fra gli altri) combattono per un posto al sole? Gli stessi leninistici M5s, dopo la fuoriuscita di Grillo e la scelta del giovane Di Maio a candidato premier, riusciranno a mantenere l’unità o si sgretoleranno contagiati dal secolare particolarismo italiano?
La differenza di lettura di realtà, tre partiti o un pulviscolo, comportano due previsioni diverse dopo il risultato siciliano.
Se fossero solo tre le formazioni in campo, in realtà la soluzione sarebbe semplice. Secondo la tradizione immortalata ne Il Romanzo dei Tre Regni, si tratterebbe per uno dei contendenti solo di brigare per creare una guerra tra gli altri due. Alla fine della lotta a due il vincitore, affaticato per le battaglie, sarebbe sopraffatto dal terzo messosi da parte.
Se però la realtà è di sbriciolamento in una decina di formazioni, cosa peraltro favorita dall’attuale legge elettorale, allora per l’Italia si prospetta la paralisi e quindi l’intrusione straniera a sciogliere lo stallo.
In questo si prospetta il nuovo accordo oggi in discussione nell’Unione Europea. La bozza di accordo prevede due elementi: un titolo di debito comune per tutta la Ue ma anche un meccanismo per il default di un paese in sofferenza, per non premiare gli spendaccioni, e salvaguardare l’Unione e la moneta unica.
I dettagli sono tutti da precisare, ma certo se la battaglia in Italia è tra una decina di formazioni malamente assortite, ci sarà grande difficoltà a prospettare politiche comuni, quindi a mettere in ordine i conti dello stato italiano. Quindi di fatto si apre la prospettiva di un default italiano, ordinato, che non metta in crisi la Ue e l’euro.
Questa è la prospettiva reale verso cui sembra stiano correndo tutti, a meno che non si trovi rapidamente un ordine dopo le elezioni siciliane di novembre e dopo, soprattutto, che si capirà come vincerà la Merkel in Germania questo fine settimana e cosa vorranno fare i tedeschi dell’Europa.
L’Italia, per avere una voce in questa discussione, dovrebbe avere appunto una voce, non dieci urla stonate. Ma finora questa voce, qualunque essa sia o possa essere, non c’è, e tutti gli italiani ne pagheranno le conseguenze.