Un’altra puntata dello scontro interno ai 5 Stelle fra il gruppo dirigente attuale e i così detti nutiani ovvero deputati e attivisti che seguono le posizioni di Riccardo Nuti, prima candidato sindaco di Palermo pentastellato nel 2012, poi eletto alla Camera e infine finito in bassa fortuna all’interno del movimento per lo scandalo delle firme false.



Si può riassumere così l’intera vicenda della sospensione dell’efficacia delle Regionarie, le consultazioni on line dei grillini per scegliere il candidato presidente della Regione. Una vicenda che esplode proprio nelle stesse ore in cui si assiste alla polemica romana sulla scelta del candidato premier. Ma le due vicende, per quanto possano sembrare analoghe, in realtà non lo sono. Al contrario sono frutto di storie abbastanza diverse fra loro.



Per chiarire il contesto basti pensare che il candidato escluso dalla consultazione che ha poi incoronato Giancarlo Cancelleri e che per questo ha presentato ricorso al tribunale di Palermo è Mario Giulivi, il compagno di Chiara Di Benedetto, deputata 5 Stelle di area nutiana. A gennaio scorso, Riccardo Nuti condivise un post della Di Benedetto nel quale era proprio lei a sostenere che quello che stava accadendo a Palermo nella scelta dei candidati, in quel caso per il comune capoluogo, era una vera e propria presa in giro. Nuti era sospeso per la vicenda delle firme false insieme a Claudia Mannino e Giulia Di Vita. E proprio alla consultazione successiva tocca al compagno della Di Benedetto essere escluso dalla corsa e presentare un esposto in tribunale.



Ma se è vero che il pronunciamento del tribunale non potrà fermare al campagna di Cancelleri che ha già detto che andrà avanti, è anche vero che qualche danno di immagine tutta questa vicenda lo sta facendo. Cancelleri conta molto su attivisti e simpatizzanti. “Se gli elettori vorranno — dice — saremo eletti perché abbiamo una credibilità: ci siamo tagliati gli stipendi, abbiamo realizzato con i nostri soldi una strada, abbiamo finanziato il microcredito. Guarderanno a tutto questo e non agli intoppi burocratici e agli azzeccagarbugli”. 

Ma a molti sfugge quale può essere il rischio reale del pronunciamento del tribunale di Palermo, ovvero la possibilità che il “diritto leso” di Giulivi alla candidatura crei un vulnus sull’eventuale elezione del candidato presidente. “E’ certo — scrive il giudice Claudia Spiga — che l’attività di raccolta delle firme necessarie per la presentazioni delle liste dovrà comunque compiersi (sia in caso di sospensione che di rigetto della domanda cautelare) nell’arco temporale che residua sino al termine ultimo fissato nella norma. Si tratta quindi di circostanza neutra nella comparazione degli opposti interessi”. 

Quanto alle eventuali ripercussioni negative sulla campagna elettorale in corso o ancora sull’immagine dell’associazione “deve affermarsi — aggiunge — che trattasi di eventi imponderabili e comunque riconducibili non alla disposta sospensione, bensì proprio alle vicende che vi hanno dato causa”. Dunque via libera alle liste e proceda pure anche Cancelleri ma il tribunale lascia una spada di Damocle dall’esito e dagli effetti inesplorati: forse inesistenti o forse no. Ma in serata a sgomberare il campo arriva il parere giuridico. Secondo Guido Corso, ordinario di diritto amministrativo prima all’Università di Palermo e poi a Roma Tre, il tribunale ha risolto un conflitto sorto all’interno di un’associazione, come va qualificato il movimento 5 Stelle. “Ha riconosciuto correttamente che Giulivi ha subito un danno per il quale può tutt’al più chiedere un risarcimento in sede civile. Ma il movimento può presentare il suo candidato: non deve dimostrare come è pervenuto a questa scelta”.