Arriva a mettere in dubbio il suo voto al Movimento 5 Stelle in un’intervista rilasciata ad Affari Italiani, Marco Travaglio, critico in questa delicata fase storica nei confronti dei pentastellati:”Non lo so in questo momento. L’ultima volta ho votato i 5 Stelle, ma mi interessa molto sapere che cosa vogliono fare in politica estera ed economica, dove c’è ancora molta confusione nel programma. E soprattutto mi interessa vedere se è vero che hanno pronta una squadra di ministri all’altezza della situazione“. E dire che Travaglio si ritiene, al pari di Peter Gomez, il vero fondatore del Movimento, partorito a suo dire al V-Day dalla campagna che voleva i condannati fuori dal Parlamento:”Moltissimi di coloro che hanno dato vita al M5S sono lettori dei nostri libri e condividono le nostre battaglie. Molti li riconosco dopo anni e mi ricordo di averli incrociati quando eravamo tutti più giovani: all’epoca di quelle battaglie non esisteva nemmeno nel grembo di Giove il M5S. C’è una sintonia su alcuni punti: nasce dal fatto che certe cose prima le ho scritte io e poi loro le hanno tradotte in programma politico. E quindi non posso essere in dissenso con le idee che ho sempre avuto soltanto perché adesso le sostiene qualcun altro. Menomale che è così”.
PRIMARIE? UNA FIGURACCIA
Marco Travaglio critico come forse mai prima nei confronti del M5s. Le riserve espresse dal giornalista de Il Fatto Quotidiano, intervistato da Affari Italiani, sono molteplici. Una riguarda il fatto che Luigi Di Maio riesca realmente a diventare il premier di questo Paese:”Quante chance ha Di Maio di diventare presidente del Consiglio? Di diventare presidente del Consiglio incaricato, moltissime. Nel senso che basta arrivare primi in un sistema proporzionale o che premi le liste e non le coalizioni. Però una volta che ottiene l’incarico deve prendere il suo 30-32% e arrivare al 51. Quindi le possibilità che il presidente del Consiglio incaricato formi il governo e ottenga la fiducia del Parlamento dipendono dalle capacità dell’eventuale premier incaricato Di Maio di trovare i voti in Aula”. Secondo Travaglio vi è stato poi un errore di strategia da parte di Beppe Grillo nell’indire le primarie che con ogni probabilità faranno di Di Maio il nuovo capo politico:”Bastava che prendessero Fico, Morra, la Lezzi o altri due o tre dei volti più visibili che non sono considerati dei fedelissimi di Di Maio e tutti avrebbero dovuto scrivere che erano primarie vere. In realtà hanno sbagliato proprio a fare le primarie. Avrebbero dovuto dire: signori, se ci sono altri candidati parlamentari le facciamo. Se non ci sono, perché nessuno vuole prendere il 5% e passare alla storia come lista del 5%, le primarie non le facciamo perché il candidato naturale è Di Maio. L’unico che poteva insidiarlo era Di Battista che però ha detto in tutte le salse che non si candida perché sostiene Di Maio. Venuta meno la candidatura di Di Battista non c’era più partita. Non è una primaria anti-democratica, è una figuraccia: così le primarie non vanno fatte“.