L’incontro di ieri tra Macron e Gentiloni non può non inquadrarsi nello sfondo delle recenti elezioni tedesche. E questo perché la questione tedesca assume un aspetto interamente nuovo rispetto al recente passato. Il crollo della Cdu – alleato imprescindibile della Csu che è forte soprattutto tra la destra storica bavarese e che ora cede voti ad Alternative für Deutschland – è un evento che può avere conseguenze grandissime sul piano interno e internazionale. Intendiamoci bene: la questione centrale non sarà quella dell’immigrazione. Non ha vinto la destra neonazista che pure avrà circa novanta seggi in parlamento. Ha vinto la divisione della Germania in due tra una frammentata maggioranza che accetta le migrazioni e si divide semmai sul grado di inclusione (tra la Linke della sinistra estrema e il liberismo economico  e civile della Fdp c’è certo differenza come c’è tra Cdu e Csu e tra la Spd e gli apertissimi all’accoglienza come i verdi) e una destra neonazista che assume posizioni veramente preoccupanti sul tema dell’immigrazione e riscopre i miti e i riti dell’appartenenza fondata sulla purezza del sangue.



Ma non vi sono pericoli di vedere la Germania cadere nel dominio di un nuovo regime autoritario. La Germania ha tutti gli anticorpi per evitare questo baratro e anche questa volta lo dimostrerà. Il problema è un altro. È quello delle ossessioni ordoliberiste e di rifiuto di accettare la realtà che domina tutte le forze politiche tedesche salvo Die Linke: l’ossessione che fa credere che bisogna continuare con una politica economica  che non destina l’eccesso della bilancia commerciale all’investimento produttivo e all’aumento del mercato interno ma al bilancio statale in attivo.



La partita sarà tutta sulla politica economica e in Europa rafforzerà le posizioni di Macron che punta a una riscrittura delle regole europee e a un aumento dei gradi di flessibilità evitando che le posizioni emerse da parte tedesca sul ministro europeo delle Finanze e sul Fondo salva stati si trasformino in una sorta di corsetto costrittivo sul corpo delle altre economie europee. La Francia è decisa a dar battaglia e l’Italia deve immediatamente aprire una vasta negoziazione diplomatica per riscrivere i trattati economici internazionale europei a cominciare dal Fiscal compact.

È questo che occorre fare con coraggio, considerando che la decisione della Spd di non continuare la coabitazione con la Cdu non potrà non portare questo partito a rivedere ?la propria politica economica. L’austerità non sarà più la scelta dei socialdemocratici e questo riapre un nuovo scenario per le forze socialiste europee. Il Pd in Italia non potrà non tenerne conto e questo rimetterà in gioco tutta la sinistra europea a cominciare dal Portogallo, dalla Spagna e dalla Grecia. Ora a queste nazioni si uniranno anche le forze socialdemocratiche tedesche. Considerando anche che il Labour Party britannico è da tempo su queste posizioni e la Brexit non le indebolirà affatto, si aprirà in Europa una fase politica interamente nuova. Anche il socialismo francese ritroverà la sua rinascita sul piano della nuova politica contraria all’ austerità liberista. Certo molto dipenderà dalla Francia.



Ancora una volta le sorti dell’Europa sono segnate dal rapporto franco-tedesco e l’Italia deve sottolineare come anche le questioni della povertà e della diseguaglianza siano essenziali per contrastare la destra e la sua avanzata come del resto l’esperienza italiana ci dimostra ogni giorno. Vi è tuttavia una nuova proposta francese che porrà non pochi problemi alla solidità della posizione internazionale dell’Europa che essa ha pur senza esserne consapevole e non avendo esponenti di spicco che intellettualmente ne rappresentino politicamente le sorti, nonostante la buona volontà di una professionista come la Mogherini. La politica è una professione solo nel senso weberiano. poi deve esprimere anche un Beruf che non si ritrova più.

Ma ecco il punto: Macron invoca una forza armata europea e questo è il problema centrale. Che cosa è più importante: contribuire alle risorse della Nato e quindi sottolineare il destino atlantico dell’Europa che vede il suo primo riferimento negli Usa o puntare piuttosto a un destino europeo stand alone che ha come interlocutore tutto il mondo? Una sorta di immaginifico unipolarismo. La Germania e la Francia già hanno intrapreso questa strada con il conflitto sull’automotive e il famoso discorso da Pechino della Merkel dove denunciava di essere spiata dagli Usa. E Macron? Egli è il ritorno a un protagonismo neo-gaullista che la cuspide del potere franco-cinese che controlla oggi l’Elise più di un tempo vuole inverare. E sa di poterlo farse solo con un’alleanza franco-tedesca.

La Francia guarda al suo impero africano. La Germania alla sua liberazione dalla geopolitica ovvero alla costrizione europea che la serra nel cuore dell’Europa per espandersi invece nel mondo avendo come riferimento la Cina. Una politica pericolosa per l’ordine mondiale, quasi come se il destino tragico tedesco di essere scatenatrice di conflitti europei si spostasse dal cuore europeo al cuore asiatico mondiale.

Il prossimo congresso del Partito Comunista Cinese con un Xi Jinping proteso al controllo totalitario di un impero vastissimo dominato dal terrore sarà decisivo per comprendere se la politica tedesca potrà aver successo. L’ostacolo maggiore non viene dall’Europa, ma… dalla Corea del Nord che è l’arma della Cina per saggiare sino a dove gli Usa potranno ancora avere degli alleati europei e asiatici fedeli se si scatenassero (ora è tecnicamente possibile) una serie di guerre nucleari tattiche.

Il Regno Unito oggi è muto e intrappolato nelle sue contraddizioni interne. E questo si risente su scala mondiale con una drammaticità di cui continuiamo a non renderci conto. In questo dramma l’Italia potrebbe giocare un enorme ruolo. Di convincimento e di mediazione tra le potenze stand alone europee (Francia e Germania) e gli Usa in un ponte geopolitico con il nord Africa cruciale per la nostra stessa sopravvivenza economica, così come lo è il rapporto con la Russia.

È questo il nostro ruolo. Non è quello di aggregarsi supinamente a ipotesi “europee” che europee non sono ma solo franco-tedesche a medio raggio e che hanno come mira la riduzione dell’Italia a stato vassallatico. Noi possiamo invece far parte degli elettori dell’Imperatore. Basta scegliere l’Imperatore giusto.