Duro attacco di Luciano Violante alla magistratura: secondo l’ex presidente della Camera tra i Pm circola «il virus del nazismo». Nell’intervista rilasciata a Il Dubbio ha parlato del rapporto tra la magistratura e la politica, quindi delle vicende processuali che distruggono alcune carriere e che si concludono poi in un nulla di fatto. «Una certa leggerezza riguarda la Procura, non riguarda i giudici», precisa Violante, secondo cui bisognerebbe smetterla di usare le indagini come arma per colpire l’avversario. Ma è la stessa politica a proclamare la propria subordinazione alle Procure: accade, ad esempio, per Luciano Violante anche a causa di alcune leggi come la Severino, con la quale la politica ha sancito la sua subalternità. «Se i partiti riuscissero a espellere dalle proprie contese le vicende giudiziarie, renderebbero più civile la politica, e alla magistratura resterebbe assegnata la sola responsabilità penale».
“LA POLITICA DEVE RITROVARE AUTONOMIA”
Il discorso di Luciano Violante apparentemente è sacrosanto: la politica deve riacquistare la sua autonomia, quindi ogni partito deve decidere da solo come agire se un proprio esponente è coinvolto in una vicenda giudiziaria. Un ragionamento elementare, ma a cui la classe politica non arriva. E l’ex presidente della Camera cita anche quella che lui definisce la «parabola dei cinquestelle», per i quali inizialmente bastava un semplice sospetto per essere espulsi. «Adesso pare colgano la notevole invasività del penale nel campo della politica. Cominciano a capire che si deve evitare di considerare la comunicazione giudiziaria come un talmud», ha spiegato nell’intervista rilasciata a Il Dubbio. Il sospetto, dunque, non può essere per Violante l’anticamera della verità. Intanto emerge la sensazione che i pm si siano lasciati prendere un po’ la mano: tanti procedimenti si sono chiusi con assoluzioni. «Si ragiona troppo di forma-partito, ma si dovrebbe riflettere di più sulla sostanza-partito. La politica ha bisogno di ritrovare autonomia e forza. Cominci da questo», ha spiegato Violante.
“IL VIRUS DEL NAZISMO”
Il duro attacco di Luciano Violante alla magistratura, a cui la politica risulta ora subordinata, parte da una netta distinzione tra i processi fatti per tipo di reato e per tipo di autore. «Nel nazismo prevalse il secondo modello culturale. In base alla seguente logica: un comunista o un ebreo commetteranno prima o poi un reato, a questo punto non aspettiamo, tanto vale arrestarli prima. Ecco, il politico è diventato un tipo di autore: è un politico, figuriamoci se non ha fatto qualcosa», ha raccontato l’ex presidente della Camera nell’intervista rilasciata a Il Dubbio. L’approccio giustizialista è a dir poco autoritario, quindi si finisce per concedere al potere di repressione uno di ripristino dell’ordine sociale. «Io sono un legalitario», precisa Violante. Ne ha anche per il Codice Antimafia, che sarebbe frutto di una logica precisa: «L’eccesso di inseguimento della teoria salvifica della pena. Solo che investire tanto sulla pena come catarsi è devastante, in una fase come questa. Di fronte alle paure si genera, come forma di difesa, la frammentazione sociale, che la fiducia nella pena alimenta a propria volta». La speranza di Violante è che il Codice venga corretto, perché ritiene che si corra il rischio «di assistere a imprenditori che diffondono sospetti nei confronti di loro concorrenti per liberarsene».