Ancora non si sa chi vincerà in Sicilia anche se la guerra dei sondaggi impazza e Forza Italia con Musumeci oggi è in testa. Di certo quel voto potrebbe essere davvero l’inizio della fine del M5s se un treno non arrivasse a salvarli, come sembra stia avvenendo.
Infatti la campagna elettorale dei 5 Stelle sta marciando in Sicilia tra le mine. Il candidato Cancelleri e i suoi Dioscuri, Di Maio e Di Battista, si rifiutano di attaccare la mafia sostenendo che la mafia la combatteranno ma non la denunceranno.
In realtà non sanno o fingono di non sapere (non si sa cosa è peggio) che la mafia vive e prospera nel silenzio. Fino a pochi anni fa la battaglia della mafia era di negare la sua stessa esistenza. Ora che la sua esistenza è innegabile, la battaglia mafiosa è dire che non esiste più. Quindi non denunciare a gran voce la mafia in Sicilia equivale a sostenerla, e combatterla senza denunciarla apertamente è impossibile, è una charade. Denunciarla è il primo passo necessario, anche se non sufficiente, per combatterla.
Naturalmente per chi non vuole combattere la mafia, e ne è complice, o comunque per ragioni forse comprensibili non vuole scegliere di schierarsi tra mafia e stato, la posizione dei grillini può essere una mano santa.
Difficile però che questo possa funzionare in Sicilia, cambiata radicalmente rispetto ai tempi dell’omertà assoluta. Impossibile che funzioni nel resto d’Italia. Così si rischia di provare che il M5s è il partito della mafia, altro che la forza contro la corruzione. Questo sospetto sarebbe la rovina delle ambizioni del movimento, che se avesse fatto bene a Roma avrebbe già conquistato il governo.
Se non fosse per il treno di Matteo Renzi che si appresta ad attraversare l’Italia nei prossimi due mesi. Cosa vuole ottenere Renzi con il suo treno? Qual è il messaggio che vuole comunicare agli italiani?
L’Italia avrà torto, ma il paese oggi ama odiare Renzi. Renzi ha soppiantato Berlusconi come oggetto d’odio preferito. Due mesi di carnevale in giro rischiano di trasformarsi in qualcosa come la festa del Turco a Venezia, quando si buttava un turco dalla torre di Piazza San Marco e tutta la città accorreva ad ammirare lo spettacolo.
I due mesi di Renzi in giro per l’Italia rischiano allora di coalizzare il paese intorno e contro di lui, e coprire il silenzio sciocco o colpevole di M5s sulla mafia in Sicilia.
A quel punto ogni ipotesi oggi allo studio rischia di essere spazzata via. Le alchimie del presidente Mattarella nel pensare un “commissario interno” al posto di un “commissario” imposto dalla Ue, la corsa di Gentiloni o Minniti a una presidenza del Consiglio di unità nazionale rischiano tutti di saltare.
Oppure il viaggio in treno vorrebbe essere l’ultima carta che Renzi gioca per evitare il golpe interno che si prepara dopo il successo annunciato in Sicilia? In realtà rischia di essere un acceleratore e il partito potrebbe arrivare a sbarazzarsi di Renzi quando i consensi saranno pressoché scomparsi e di fatto l’organizzazione è in disarmo.
Ciò potrebbe aiutare gli M5s a uscire dalle loro gravi difficoltà.
In questo mare di confusione, gli ultimi mesi dimostrano che il ritorno al potere di Forza Italia potrebbe arrivare prima e in maniera più massiccia del previsto. Ma dalle esperienze di Renzi e di M5s qualcosa bisogna apprendere.
Se Forza Italia vincerà in Sicilia e in Italia non sarà perché il leader carismatico di turno si è messo in tournée a fare comizi. Sarà per la promessa/speranza di un’amministrazione con i piedi per terra, lontani da certi odori di malaffare, donnette miracolate e protagonismi del passato.