Le grandi manovre in vista delle elezioni nazionali, dopo l’importante test rappresentato da quelle siciliane, proseguono alla ricerca del candidato giusto. Pare che la linea moderata stia ottenendo consensi: se Gentiloni, come ci ha confermato ancora una volta Renato Mannheimer in questa intervista, gode di un consenso crescente, intorno al 50%, proprio grazie alla sua capacità di dialogo e ai suoi toni moderati oltre che per i successi ottenuti sul piano economico e internazionale tanto che per molti sarà il candidato del Pd, a destra pare che decidano di rispondere sulla stessa linea. Il nome che si sta facendo nelle ultime ore come candidato del centrodestra infatti è Tajani: lo vuole fortemente Berlusconi ed è sicuramente il più moderato che possa uscire da lì.



Mannheimer, sta circolando il nome di Tajani come candidato del centrodestra. Che chance ha, di che gradimento gode in punti percentuali oggi?

Tajani è un ottimo personaggio, nel suo agire europeo si è dimostrato bravo e moderato. Ha un solo problema: che lo conoscono in pochi: coloro i quali leggono i giornali e si interessano di politica, che in Italia sono pochi. Se venisse candidato dovrebbe fare una grossa campagna elettorale, molto impegnativa, naturalmente con dietro Berlusconi che lo spinge. Ha bisogno di questo per farsi conoscere. 



Può unire il centrodestra? Meloni e Salvini lo sosterebbero? O ci sarebbero delle difficoltà?

Chi decide è Berlusconi. Tajani dalla sua ha il vantaggio di rappresentare un’area moderata rispetto a Salvini e Meloni e può attirare tutti quegli elettori di centrodestra che vogliono votare questa coalizione ma non vogliono votare Fratelli d’Italia e Lega. 

Tajani non fa parte del passato, al tempo stesso è un mediatore. Può danneggiarlo un approccio “democristiano”?

Non è detto che il democristiano mediatore sia sgradito. Guardiamo Gentiloni: è un mediatore e ha una popolarità che sta avendo balzi in su notevoli tutti i giorni. L’unico limite dicevo è la conoscenza ma una volta che si fa vedere, mandandolo ad esempio un po’ in televisione, potrebbe farcela benissimo.



Che percentuale di gradimento ha?

Non abbiamo fatto un sondaggio su Tajani, ma se domani lo facessimo la maggioranza direbbe che non lo conosce. Tra quelli che sono la minoranza che lo conoscono la stima è molto elevata, parte da una base di reputazione notevole.

Alla fine di settembre i 5 stelle dovranno indicare il loro candidato. Cosa prevede?

Per loro il candidato non fa differenza, i voti nascono dalla protesta e dai motivi che sappiamo. Il leader vero è sempre Grillo, poi gli elettori 5 stelle sono così obbedienti che fra i Di Maio e i Di Battista votano chi gli viene detto. Quando però questi candidati potenziali hanno provato a fare campagna, nessuno di loro ha dato risultati straordinari, nessuno si è mostrato un leader trascinante e carismatico.

Minniti e Gentiloni confermano i recenti sondaggi positivi?

Sono due casi diversi. Minniti ha acquisito un consenso in aree moderate e del centrodestra, mentre sulla popolazione Gentiloni ha acquisito un forte consenso che pare raro per chi presiede il governo, ed è stato, non so se lo volesse, molto bravo. Adesso ci vogliono sondaggi aggiornati anche perché quelli agostani hanno sempre una valenza relativa.

Renzi è sempre in fase calante?

Sì, ma teniamo conto che ha deciso di parlare poco ad agosto. Vediamo adesso come ritorna, ma non è facile visto che ha lasciato un retroterra a torto o ragione di poca simpatia per il suo carattere che è difficile recuperare. La sinistra Pd vota più facilmente Gentiloni di Renzi, questo è sicuro.