Manca meno di un anno alle prossime elezioni politiche, ma nel Movimento 5 Stelle i mal di pancia iniziano a moltiplicarsi, con la base che lamenta il fatto di ritrovarsi alle prese con un partito ormai a tutti gli effetti, e non con lo spirito di un Movimento nato per cambiare le regole del gioco della politica. In un’intervista a La Stampa Marco Agostini, uno dei primissimi attivisti del meet-up di Roma del sito di Beppe Grillo, racconta come la metamorfosi del Movimento stia preoccupando una fetta sempre più ampia della base. “Il Movimento partecipativo, spiega, non è mai nato. Io sapevo bene che ci sarebbe voluto del tempo, per la democrazia partecipativa, ma ormai sono passati tanti anni, e si fanno passi indietro, non avanti: è un partito gestito da una società, non si capisce a che titolo, questo andrebbe chiarito. Ora stanno per cancellare anche le poche regole che si sono dati». Dichiarazioni se si vuole anche pesanti, ma che rendono bene l’idea del malcontento che serpeggia.
INFURIA LA POLEMICA SUI DUE MANDATI
La polemica sta infuriando soprattutto su quella che era una regola quasi scolpita nella pietra da parte di Gianroberto Casaleggio: nessun ruolo politico, dagli eletti del Movimento, poteva essere reiterato per più di due mandati. Ora si stanno avanzando eccezioni, innalzando innanzitutto il termine di permanenza nella politica attiva da parte di un attivista del Movimento a dieci anni, ovvero due mandati “pieni”. Sarebbe dunque possibile svolgere più mandati se uno di essi fosse inferiore ai cinque anni, fino al raggiungimento dei dieci anni complessivi. Eccezioni e divagazioni dallo spirito originale del Movimento che fanno infuriare Agostini, ma anche Ernesto Tinazzi, fondatore di un altro storico meet-up laziale, l’878: “«Capisco ormai l’abitudine che chi esprime un parere avverso viene bandito, ma le critiche di Imposimato a Di Maio a Cernobbio non erano l’occasione per discuterne? Chiunque critichi diventa un nemico, uno che rema contro, uno che non capisc. E questo qualifica il M5S per quello che è diventato. Una tristezza totale».