Salvini vuol essere un leader nazionale? Gli serve il 5 per cento al Sud, secondo Renato Mannheimer. Al di sotto di questa soglia, la sua Lega avrà fallito e Salvini non avrà le carte in regola per presentarsi come successore di Berlusconi. E potrebbe comunque non bastare.

Mannheimer, impossibile non vedere nella prossima tornata elettorale anche una consultazione sulla leadership del centrodestra.



Sì, a suo modo è un referendum perché in quell’area politica Berlusconi e Salvini sono fortemente contrapposti. E quindi gli elettori di centrodestra sono chiamati a scegliere. 

Quella di Salvini è una scommessa perché al Sud la Lega non ha storia. Qual è la soglia che separa il successo dalla sconfitta?

Il 5 per cento. E’ una valutazione molto approssimativa e, ha ha ragione lei, è una scommessa. Bisogna vedere quale campagna elettorale si fa al Sud. 



Che cosa intende?

Che cosa andrà a dire Salvini al Sud? Conviene dirlo anche se può sembrare una banalità, ma le elezioni si vincono con la campagna elettorale. Moltissimi elettori sono indecisi e voteranno decidendo all’ultimo minuto, sospinti dalla campagna elettorale. Salvini e Berlusconi dovranno dire qualcosa al Sud per il Sud. 

Salvini potrebbe dover dire qualcosa che dispiace al Nord, al suo elettorato più consolidato?

Sì, ma una soluzione c’è. Quando Berlusconi si presentò la prima volta, nel ’94, fece due campagne elettorali, una al Nord e una al Sud, dicendo anche cose opposte. Si può fare, ci vogliono i contenuti e gli argomenti.



L’abolizione della legge Fornero è uno di questi? 

Non ho ancora misurato se questo slogan ha dei risultati nell’elettorato. Non so rispondere. 

La quarta gamba messa in pista da Berlusconi, anche per sottrarre a Salvini i voti del Sud, quanto può valere?

E’ una componente che può raccogliere voti da Nord a Sud, qualche punto percentuale lo prende, non tanti però. Non credo che i centristi raggiungeranno il 5 per cento.

Al Nord Salvini aumenterà i suoi voti?

Tutto il centrodestra avrà un incremento, sulla base dei dati attuali. Quello di Berlusconi sarà più ingente, ma anche Salvini avrà il suo. Sono voti che potrebbero arrivare dall’astensione e dai 5 Stelle.

Cosa sta avvenendo?

C’è un movimento di voti verso il centrodestra, più verso Berlusconi che verso Salvini, fatto di ex elettori di centrodestra tentati di abbandonare la scelta compiuta a suo tempo di astenersi o di votare M5s. Un ritorno all’ovile insomma.

Da che cosa potrebbe essere indotto questo ripensamento?

Dal fatto che in questo momento il centrodestra appare propositivo e potenzialmente vittorioso.

Come si colloca il Centro Italia rispetto al centrodestra? 

Ci vorrebbero dei dati territoriali che ora non ho, ma il centrodestra mi pare in crescita in tutta Italia e quindi anche in quell’area. Certo da quelle parti è ancora molto forte il centrosinistra. 

C’è un voto utile che potrebbe penalizzare il Pd?

Sì. Se il centrosinistra apparisse negli ultimi sondaggi sconfitto e potenzialmente incapace di governare, in diversi elettori potrebbe scattare una sorta di opzione scalfariana: votare il centrodestra turandosi il naso pur di non vedere i 5 Stelle al governo.

Non perché l’ha detto Scalfari.

No, intendo come ragionamento. Questi voti democratici andrebbero alla componente più moderata del centrodestra, a Berlusconi o ai centristi. Parliamo di cifre molto marginali, nell’ordine degli 1 o 2 punti, che sembrano insignificanti ma politicamente vogliono dire moltissimo.

Alla fine di questa tornata elettorale lei vede ancora Berlusconi come leader dei moderati di centrodestra?

Finché c’è Berlusconi che agisce lucidamente come oggi, è difficile che ne sorga un altro. Se qualcuno osasse sfidarlo sul suo terreno verrebbe decapitato. E’ già successo.

Ma chi oggi vota per Berlusconi, domani potrebbe anche votare per Salvini?

Non il Salvini di oggi. Lui e Berlusconi sono due cose molto diverse.

(Federico Ferraù)