Renzi prova a fare meno polemiche con Grasso e LeU (pesa forse l’accordo quasi raggiunto su Zingaretti nel Lazio, ndr) e rilancia la vera sfida elettorale del centrosinistra: contro il Movimento 5 Stelle, rivendicando il ruolo dei moderati e provando a soffiare il “ruolo” di Berlusconi. «Siamo qui per parlare delle nostre proposte per la Lombardia e l’Italia con proposte in positivo senza polemica nei confronti di nessuno, nessuno e nessuno», afferma nella relazione finale al Parenti di Milano. Sempre il segretario poi si scaglia contro i grillini, «incompetenza elevata ad orgoglio» e i rivali del centrodestra, «Berlusconi, Salvini e Meloni? Il centrodestra, un remake del passato». Secondo l’ex premier del Pd i Cinque Stelle rappresentano a pieno la “sfida” di questo nostro tempo: «se a uno non torna un bilancio con la penna mette 5 milioni in più, È un tempo bellissimo per la politica ma da qui al 4 marzo c’è da vincere contro i 5 stelle, l’incompetenza elevata a elemento di orgoglio. Poi c’è il centrodestra, un remake del passato. Basta con le polemiche – ha concluso poi Renzi lanciando sia Gori in Lombardia che se stesso nelle Politiche Nazionali -: tutti insieme andiamo a dire una cosa semplice, più Italia». (agg. di Niccolò Magnani)



CALENDA, “MOVIMENTO È FUGA DALLA REALTÀ”

Renzi è atteso a breve dal palco del teatro Franco Parenti di Milano assieme al ministro Calenda (che sta parlando proprio ora), al sindaco Beppe Sala e al candidato della Regione Lombardia per il Pd, Giorgio Gori. La presentazione dei programmi Politiche e Regionali continua per il segretario dem che ancora una volta prova a puntare lo “sfilamento” di tutti quei voti moderati persi in questi anni e andati presumibilmente a Berlusconi nell’ala meno estremista di Forza Italia. «Il Movimento è fuga dalla realtà, è continua incompetenza e bisogna combattere perché loro non vincano e prendano in mano il Paese». Quello che ha appena detto il ministro Carlo Calenda è sia un attacco diretto al Movimento 5 Stelle ma sia soprattutto un tentativo renziano e “intrigante” di far emergere la necessità di un voto moderato contro gli estremismi populistici di grillini e Lega, sfilando così quei voti che al momento vede Berlusconi ancora una volta il “garante raccoglitore”. A breve Renzi parlerà e come successo ieri a Torino sarà un altro mix di proposte e rilanci, nel tentativo di riprendere quel tocco magico degli inizi ormai sempre più in disuso. (agg. di Niccolò Magnani)



“NON VOGLIAMO ROMA SOMMERSA DI RIFIUTI”

Nel corso del suo intervento al Lingotto di Torino, Matteo Renzi si è scagliato apertamente contro il M5s. Il segretario dem è tornato anche sulla polemica dei rifiuti a Roma, una Capitale sommersa dall’immondizia. Non senza ironia, Renzi ha fornito la sua versione dei fatti sulla frenata compiuta dall’amministrazione Raggi quando si è trattato di chiedere aiuto alla regione Emilia-Romagna:”Quando c’è stata l’emergenza rifiuti io ho chiamato Bonaccini per dirgli di dare una mano a Roma. Noi i rifiuti di Roma li prendiamo, perché non possiamo pensare che la Capitale d’Italia sia sommersa dai rifiuti. Bonaccini mi da l’ok e quando era tutto pronto si accorgono in un’importante azienda privata che Bonaccini era del Pd. Dunque marcia indietro per non dare un vantaggio elettorale al Pd. Poi cercano l’aiuto dell’Abruzzo e dopo due giorni scoprono che anche Luciano D’Alfonso è del Pd. Questa è la prova lampante che la colpa dei rifiuti a Roma è del Pd che ha troppi governatori”. (agg. di Dario D’Angelo)



RENZI, “I LEADER I SONDAGGI LI CAMBIANO”

Matteo Renzi dal palco del Lingotto di Torino ha cercato di ridare coraggio ad un popolo, quello del Pd, che pare sconfitto prima della chiamata alle urne. Come riportato da La Repubblica, il segretario ha di fatto messo in dubbio la validità dei sondaggi a questo punto della campagna elettorale:”I leader i sondaggi li cambiano non li inseguono. Guardate Bersani, Prodi, Veltroni, Rutelli… Nei sondaggi delle elezioni del 2013 a 50 giorni prima del voto eravamo a 11 punti in più di quelli che abbiamo preso. È finita pari con gli altri. Se ci si crede le cose si cambiano ma dobbiamo alzare il livello della discussione”. Poi Renzi ha dato una lettura diversa rispetto a quella che da alcune settimane a questa parte viene data dagli analisti politici:”Se guardate i giornali gli editorialisti hanno già votato e i titolisti già deciso. Hanno letto i sondaggi e hanno detto che ha vinto il centrodestra. Si sono dimenticati di leggere la legge elettorale che per due terzi premia non le coalizioni, ma il primo partito. La sfida per il primo posto alle elezioni non è tra Berlusconi e Salvini, ma tra Pd e M5s. Lo dico ai moderati: l’alternativa al Pd non è il centrodestra, ma il M5s”. (agg. di Dario D’Angelo)

APPENDINO REPLICA A RENZI

Matteo Renzi attacca il Movimento 5 Stelle, accusandolo di «incompetenza» all’assemblea nazionale degli amministratori locali dem. Il segretario del Pd ha fatto riferimento ai casi di Roma e Torino. Il candidato premier pentastellato Luigi Di Maio ha replicato proprio da Torino. «Sono giorni che vedo utilizzare Roma e Torino contro di noi in campagna elettorale, anche il presidente del Consiglio è intervenuto in questa bagarre politica», ha dichiarato tirando in ballo anche Paolo Gentiloni. E ha aggiunto: «Pensavo che avesse rispetto della sua figura istituzionale, invece è sceso nella mischia ad alimentare questa propaganda che serve soltanto per coprire le loro malefatte con le banche». La sindaca di Torino Chiara Appendino invece si è rivolta direttamente a Matteo Renzi: «Dopo gli ultimi “grandi” successi collezionati in politica, Renzi ha evidentemente deciso di sostituirsi ai magistrati, emettendo sentenze prima ancora della chiusura delle indagini, proprio mentre illustri esponenti del suo partito sono sotto inchiesta per il Salone del Libro e non solo», ha twittato. (agg. di Silvana Palazzo)

RENZI CONTRO M5S, “NOSTRO AVVERSARIO È L’INCOMPETENZA”

Matteo Renzi parla dal Lingotto di Torino ad una platea composta soprattutto da amministratori dem ma il suo messaggio, a 50 giorni dalle elezioni, è al Paese. Il segretario del Pd, come riferisce Repubblica, usa le parole di Benedetto Croce per descrivere la situazione politica attuale:”Benedetto Croce diceva che la politica onesta è quella capace, e che l’incompetenza è tale anche se ci si pettina bene e si va bene in tv. Ecco, l’incompetenza è il nostro avversario alle prossime elezioni politiche. Ci sono 50 giorni per vincere questa sfida e il Pd si metta in campo con tutte le energie che ha senza paura”. Nel mirino di Renzi finisce soprattutto il M5s. L’ex Presidente del Consiglio punge prima Chiara Appendino, la sindaca di Torino alle prese con la prima vera crisi della sua amministrazione:”Noi siamo gli amministratori che non falsificano bilanci e nelle nostre città i revisori dei conti non si dimettono”. Poi se la prende con Virginia Raggi, prima cittadina di Roma nella bufera:”A me di spelacchio non interessa granché. Non importa se sia bello o brutto. Il punto è che se spelacchio costa il doppio, non è un problema di onestà, ma di incompetenza. Il punto è se funziona o no una amministrazione”.

LA MELINA SULLA PREMIERSHIP

Renzi ne ha per tutti e non dimentica il centrodestra, lo schieramento che al momento viene dato in testa da tutti i sondaggi. Il segretario democratico usa l’ironia per definire la coalizione rivale:”C’è anche il centrodestra – dice – È un centrodestra che mette insieme il modello Arcore di 20 anni fa. Dove c’era Bossi in canottiera c’è Salvini con la felpa. Effeti del riscaldamento globale. Dove c’era Fini c’è Meloni, dove c’era Berlusconi c’è Berlusconi, con qualche capello in più…”. Poi attacca:”Questa alleanza si presenta come alleanza della solidità ma è l’alleanza dello spread. Sono stati loro il governo dello spread“. L’unico terreno su cui Renzi si mostra cauto è quello che lo riguarda più da vicino, quello della premiership. se è vero che la popolarità dell’ex sindaco di Firenze viene data in picchiata dai sondaggi, allo stesso tempo il diretto interessato è deciso a non lasciare il centro della scena. Nomi come Gentiloni, Minniti e Del Rio devono accontentarsi di questa melina:”Non importa chi andrà a Palazzo Chigi: basta che sia del Pd. Siamo una squadra”.