Anche Pier Carlo Padoan scende in campo contro il Movimento 5 Stelle. In principio furono Paolo Gentiloni e Carlo Calenda, ancor più duro è stato Matteo Renzi. Ora tocca invece al ministro dell’economia attaccare i pentastellati. Durante la trasmissione in “1/2h in più” di Lucia Annunziata ha spiegato che sono «un pericolo per la stabilità e la sostenibilità del paese, dovuto spesso a una grande incompetenza». Tornano così una parola che gli esponenti dem usano spesso quando parlano del Movimento 5 Stelle: «incompetenza». Se Gentiloni e Calenda hanno attaccato Roma mentre Renzi ha puntato il dito contro Torino, Padoan invece parla di entrambe le città guidate dal M5s. Ha spiegato, infatti, di essersi fatto un’idea del movimento guardano due esperienze: «La non amministrazione di due importanti città del paese e i rapporti con loro che ho avuto in Parlamento». E quando gli è stato chiesto di scegliere tra Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle il ministro dell’economia ha replicato: «Esiste anche l’astensione se non sbaglio».



PADOAN CONTRO M5S: IL PROGRAMMA DEL PD

Pier Carlo Padoan ha parlato anche della crescita italiana: i nuovi occupati sono «più di un milione se si calcola dall’inizio del Governo Renzi», merito del Jobs Act che «deve ancora dare tutti i suoi frutti in termini strutturali», a cui si aggiungeranno gli effetti degli incentivi per il lavoro dei giovani. Quest’anno, dunque, l’Italia «continuerà con una crescita più elevata di quella del 2017 perchè ha preso un suo abbrivio strutturale, le imprese stanno investendo, il debito si è stabilizzato e inizierà a scendere in modo visibile, il sistema bancario è stato messo in sicurezza». Ne è sicuro il ministro dell’economia, che a “1/2h in più” di Lucia Annunziata ha spiegato anche quanto siano necessarie comunque le condizioni politiche per il rafforzamento della crescita. Anche per questo si augura che «tutto quello che è stato fatto in questi anni possa essere preservato e rafforzato, è quello che ci chiedono dal resto del mondo ed è quello che ci chiedono i mercati».

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