“Spero che l’elettorato di centrodestra, però, voti lui e non i suoi alleati…”. E’ Elsa Fornero a parlare così di Silvio Berlusconi. E prima di lei il nemico numero uno del Cavaliere, Eugenio Scalfari, ha sentenziato: “tra lui e Grillo voterei per Berlusconi”.
Dopo anni di dichiarazioni velenose, di affermazioni al vetriolo su Silvio Berlusconi e la sua leadership, anche Bill Emmott dell’Economist ha clamorosamente riconsiderato la sua posizione, arrivando addirittura ad affermare che il Cav potrà ancora ricoprire un ruolo determinante nella politica nazionale italiana.
Questo inaspettato endorsement è utile soprattutto per capire un fatto di fondamentale importanza: a distanza d’anni, anche i peggiori nemici di Berlusconi stanno iniziando a comprendere che l’uomo dai mille conflitti di interesse è meno nocivo per gli assetti internazionali e finanziari dei dilettanti allo sbaraglio stile Renzi o Di Maio.
Dopo venticinque anni nelle istituzioni, Silvio è ormai un “professionista della politica”: ed è la sua faccia migliore. Quella con cui da alcuni mesi è tornato sulla scena, ostentando quella che la Fornero ed i manifesti sei-per-tre di Forza Italia chiamano “saggezza”. Quella saggezza che lo ha portato in primavera a Malta a riannodare durante il congresso del Ppe i legami con Angela Merkel. Appuntamento seguito da una lunga trama di incontri con politici di rango da Putin a Orban, con esponenti del mondo della finanza e dell’economia.
Addirittura il mondo del fashion guarda con attenzione alle prossime elezioni politiche e “vede” la vittoria della coalizione del centrodestra. Uno “spostamento” per un universo che negli ultimi anni si è sempre molto identificato con il binomio Calenda-Renzi. Lo ribadisce Claudio Marenzi, presidente di Moda Confindustria e azionista del colosso Herno a Klaus Davi autore dell’inchiesta “Politica e Fashion: per chi voterà il made in Italy”. Molti cioè danno per scontato un cambio della guardia a Palazzo Chigi. Su 100 imprenditori intervistati e interrogati dal giornalista, ben il 34 per cento scommette sulla vittoria del centrodestra. Berlusconi lo sa da tempo ed ha gettato la sua rete perché il vento dei poteri forti questa volta gonfi le sue vele.
Sul voto del 4 marzo, nel caso “in cui dovessero arrivare al potere i partiti cosiddetti ‘populisti’, sarebbe una fonte di preoccupazione, perché sono esponenti politici estremamente inesperti. L’Italia è un paese complesso ed estremamente diviso, e lo sarebbe ancora di più “se dovessero prevalere i 5 Stelle. (…) Viviamo momenti di incertezza in cui sarebbe importante avere un grado di competenza forse ancora più elevato che in passato”, ha aggiunto il segretario del comitato scientifico di Nomisma. E se anche la società di consulenza fondata, tra gli altri, da Romano Prodi, tifa per il Cavaliere forse è veramente venuto il tempo della rottamazione: ma in favore dell’usato sicuro.