Dopo l’attacco di Roberto Maroni, piovono su Giulia Bongiorno le critiche di Asia Argento. Non è la notizia della candidatura dell’avvocato in Parlamento con la Lega di Matteo Salvini a suscitare le dure reazioni, bensì la dichiarazione su Giulio Andreotti. «L’avvocato Bongiorno aveva difeso il mafioso Andreotti (“Assolto! Assolto! Assolto!”) ma si è rifiutata di tutelare alcune vittime di violenza sessuale nell’industria cinematografica… Doppia Difesa? Dissociazione totale», ha scritto l’attrice su Twitter. Asia Argento sostiene che Giulia Bongiorno non si sia schierata in favore delle vittime di violenza e molestie, ma le cose in realtà sono andate diversamente, visto che l’avvocato a Le Iene Show aveva dichiarato: «Quello che è successo ad Asia Argento indurrà tantissime donne a non denunciare perché la vittima è stata trasformata in imputata. Sono fatti gravissimi. E tutti quelli che attaccano le donne che denunciano, perché lo hanno fatto in ritardo o perché “ne hanno approfittato”, “hanno provocato”, non fanno altro che essere complici della situazione italiana che è scandalosa e nessuno ne fa una priorità». (agg. di Silvana Palazzo)



BONGIORNO SNOBBA MARONI: “NON DEVO RISPONDERGLI”

La candidatura di Giulia Bongiorno come capolista del Carroccio ha acuito le tensioni all’interno della Lega. Duro l’attacco di Roberto Maroni su Twitter, a cui ha subito replicato Matteo Salvini, tessendo le lodi del noto avvocato: «Sono orgoglioso della scelta Giulia Bongiorno, delle sue battaglie per la sicurezza, la legalità, la legittima difesa e la difesa dei diritti e della libertà delle donne, come per la legge sullo stalking che ha salvato tante vite. Io guardo al futuro, e nel futuro c’è che la Lega governerà questo Paese». L’ex avvocato di Giulio Andreotti invece preferisce tagliare corto: «Non ho da replicare a Maroni. Io oggi mi candido perchè voglio fare battaglie su sicurezza, legalità, immigrazione, legittima difesa e certezza della pena. Per favore non mi toccate Andreotti». L’ex parlamentare di An e di Futuro e Libertà ha preferito parlare invece di Matteo Salvini: «Anche io all’inizio avevo paura di Salvini. Pensavo di non poter parlare con lui. Poi a livello di contenuti ho capito che c’è piena condivisione», ha spiegato al Corriere della Sera.



Andando oltre le apparenze Giulia Bongiorno ha capito che Matteo Salvini è una persona che può fare molte cose: «Ho incontrato politici che non avevano idee precise. Lui le ha e su sicurezza, immigrazione e tanto altro la pensiamo allo stesso modo. Non è il rozzo ignorante che parla a vanvera». Con lui ha parlato, tra le altre cose, di donne e natalità, trovando «umiltà e voglia di capire». Poi la precisazione: «Se avessi pensato che era un razzista, avrei fatto un’altra scelta». (agg. di Silvana Palazzo)

MARONI: “ANDREOTTI? IO E BOSSI LO COMBATTEVAMO”

Quella di Giulia Bongiorno è senza dubbio una candidatura di peso della Lega, ma anche sorprendente. Non mancano le tensioni all’interno del Carroccio, alimentate dalle dichiarazioni di Roberto Maroni su Twitter. «È davvero cambiato il mondo: io e Bossi quelli come Andreotti li abbiamo sempre combattuti», ha scritto su Twitter il governatore della Lombardia in riferimento ad un’affermazione dell’illustre avvocato. «Questa Lega nazionale l’avrebbe approvata anche Andreotti», aveva dichiarato, suscitando non poche reazioni. Ha fatto discutere anche il modo in cui abbia circostanziato la sua scelta, dettata dalla constatazione che su temi come sicurezza e migranti la Lega ora è la vera destra. «Le regole sono un valore e voglio impegnarmi con chi pensa che servano a garantire maggiore libertà e sicurezza. Si dimentica che regole e sanzioni adeguate sono un deterrente per i reati». E così si arriva al riferimento ad Andreotti: «Questa Lega nazionale e concreta l’avrebbe approvata anche Andreotti. Quella che si preoccupava solo del Nord no».



DA BONGIORNO A ELEZIONI LOMBARDIA: TENSIONI NELLA LEGA

Non è la prima volta che Roberto Maroni esprime pubblicamente il suo dissenso nei riguardi della Lega a livello nazionale, quella voluta da Matteo Salvini. La settimana scorsa, ad esempio, la scenetta si è ripetuta per l’ufficializzazione del candidato del Carroccio alla presidenza della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Il governatore uscente, che aveva rinunciato a ricandidarsi, era stato escluso da Matteo Salvini da qualsiasi eventuale incarico di governo, quindi Maroni aveva contrattaccato sulle pagine de Il Foglio: «Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti». In quelle colonne Maroni aveva ammesso la sua «incompatibilità culturale» con Salvini e si era detto deluso dall’atteggiamento di tanti compagni di fronte alla sua decisione di fare un passo indietro, quello che ha fatto saltare il tappo delle tensioni nella Lega, aprendo un dibattito che però riguarda tutto il centrodestra.