Diciamola tutta, se abbandoniamo lo stereotipo enfatizzato da qualche trasmissione del biscione, i flussi migratori stanno decisamente diminuendo. Merito del Ministro Minniti (che, confessate, vi piace), i suoi accordi con la Libia non molto lontani da quelli fatti anni fa da Maroni con Gheddafi stanno riuscendo in un Paese molto più instabile rispetto al passato (a quale costo, beh credo non vogliate saperlo e manco vi interessi).



Certo, nel Paese sono presenti anche tanti migranti: so che per molti di voi non c’è differenza tra migranti comunitari provenienti dall’Est-Europa e quelli extra-comunitari provenienti dall’Africa, senza parlare di quel mondo sommerso che è il continente asiatico. Su questo sono il primo ad ammettere che non si è fatto abbastanza, che la percezione soprattutto di chi è di sinistra dovrebbe essere prodotto dopo un bel periodo di residenza forzata nelle periferie delle grandi città dove questa convivenza è senza dubbio difficile, però, ammettetelo, voi piccoli imprenditori del Nord, senza questa manodopera proveniente da questi paesi, rischiereste immediatamente di chiudere o di fallire.



E lo sapete meglio di me che l’idea che gli immigrati rubino il lavoro agli italiani è una totale falsità: quante volte avete proposto al giovane apprendista italiano di svolgere l’attività di operaio generico e molto probabilmente in poche settimane se n’è andato; ancora peggio un laureato, vi tradirà appena avrà la possibilità di farlo con offerte coerenti con il suo ruolo (giustamente).

Diciamola tutta, la riforma del Jobs Act non è la prosecuzione di quel percorso che Berlusconi ha tanto inseguito e solo Renzi è riuscito a realizzare? Il contratto a tutele crescenti non era forse il cavallo di battaglia di una certa destra, oggi formalmente realizzato? Piaccia o meno, questa legge è stata la certezza di quanto costa licenziare un lavoratore e ha favorito la trasformazione di un milione di contratti a tempo indeterminato: in alternativa ci sarebbe stato solo ed esclusivamente precariato a vita.



Ora, caro elettore di centro-destra (moderato), perché votare promesse elettorali che sai (e lo sai bene) quasi sicuramente non saranno mai (e poi mai) in grado di mantenere – la flat tax, l’abolizione della Legge Fornero e l’innalzamento delle pensioni minime costa a spanne circa 500 miliardi  e oggi la Commissione europea  appena sfori di 10 miliardi è pronta con i lanciafiamme (correttamente: qui nessuno si dimentichi che abbiamo uno dei debiti pubblici più alti del mondo, che abbiamo una bassissima natalità e per questo stiamo diventando un Paese di anziani)? Senza dimenticare che le “liberalizzazioni”, il cavallo di battaglia di qualsiasi centrodestra in Europa, sono state  realizzate in Italia dal centrosinistra (vi ricordate le “lenzuolate” di Bersani?). La verità è che in campo economico il centrosinistra è stato sotto molti aspetti un vero riformatore, sbagliando certe volte, ma certamente non si può non constatare il tentativo di cambiare la situazione rispetto ad altre forze politiche, dove questi tentativi di riforma si sono sgonfiati dentro le polverose commissioni parlamentari. 

Una piccola illusione di un vero movimento riformista c’è l’aveva data Oscar Giannino, che per motivi noti non ha avuto buon fortuna, ed è stato un gran peccato, anche se il “Dna” di queste proposte le si trovava (e le si trova ancora) comodamente alla “Leopolda”.

A parte alcune provocazioni, allo stesso Matteo Renzi (così come Berlusconi) non resta che costruire una nuova e gloriosa “Balena Bianca”.  I voti da altre forze politiche non arriveranno mai: quelli che oggi arrivano a Lega o Destra (più o meno estrema) non voteranno mai per Forza Italia (la odiano), ci stanno insieme solo per reciproco vantaggio; né Renzi, né Berlusconi (e spero lo comprendano) otterranno mai i voti dei pentastellati (ormai lo dicono tutti i sondaggisti è diventato un voto consolidato, un Movimento che ricorda nei modi fare la tanto vituperata  Democrazia Cristiana) e Renzi, dopo aver fatto di tutto per spaccare il centrosinistra, può solo sperare (ma la vedo veramente dura) di recuperare dei voti da Liberi e Uguali, il quale, oltre che contare un numero impressionante di riciclati della politica (non certo composto da volti nuovi), va valutato in termini di quanto consenso sarà in grado di raccogliere (perché sempre di più l’operaio vota Lega o Movimento 5 Stelle) e questo è ancora più vero per “Potere al popolo”, che rischia di essere l’isola felice di una piccola élite universitaria borghese “talmente affascinata dagli operai che voleva essere uno di loro”. Eh sì, guardatela come volete, ma moriremo tutti democristiani.