“Peggio delle primarie del 2012, quando per essere candidati bisognava essere iscritti al Movimento” dice Mauro Suttora, giornalista tra i primi a indagare il fenomeno Movimento 5 Stelle, a proposito delle recenti parlamentarie per le prossime elezioni nazionali, a cui è stata data possibilità a chiunque, anche ai non iscritti, di candidarsi, con il risultato di mandare in tilt il sito di Beppe Grillo dopo poche ore. “E’ solo un’operazione di marketing e demagogia: tutti possono candidarsi ma alla fine saranno i soli Grillo e Di Maio con il collegio dei sei probiviri di cui nessuno parla mai a decidere i nomi”. Un Di Maio, dice ancora Suttora, mandato allo sbaraglio senza un vero appoggio del Movimento: “Nessuno dei parlamentari grillini lo dice pubblicamente, ovviamente, ma la stragrande maggioranza di loro non lo può vedere, perché lo considera solo un ambizioso democristiano arrivista”.



Suttora, come giudica le ultime parlamentarie dei 5 Stelle? Un sistema non trasparente o invece di successo che ha permesso a chiunque di farsi avanti?

E’ un sistema peggiore di quello di cinque anni fa, dove non c’era il placet finale dei grandi capi, Di Maio e Grillo. Adesso invece Di Maio avrà l’ultima parola su chi potrà davvero candidarsi. In questo modo chiunque non piace potrà fare la fine di Marika Cassimatis, la candidata sindaco a Genova.



Per cui questa sbandierata possibilità data a chiunque, anche ai non iscritti, di candidarsi in realtà è solo fuffa?

E’ il classico trucco dei populisti: iscriversi non costa nulla, ma le cose che non costano nulla non valgono nulla. Che adesso si siano potuti candidare personaggi come Paragone, cioè riciclati della Lega o di Forza Italia o Lannutti, ex dipietrista, ci dice come queste parlamentarie siano il nulla, il vuoto. Attenzione, è uno stratagemma studiato e noto in politica, non un’invenzione loro: più ci si allarga e si fa demagogia, più tutti possono candidarsi, meno la probabilità di essere candidati è reale, perché è tutto alla mercé dei due garanti e dei sei probiviri del consiglio che detengono il vero potere.



Il fatto che Virginia Raggi sia uscita a chiedere il processo proprio durante le parlamentarie è una semplice coincidenza o nasconde altro?

No, la Raggi era semplicemente condizionata dalla scadenza del processo preliminare il prossimo 9 gennaio in cui sarebbe stata con tutta probabilità rinviata a giudizio. Piuttosto che passare da indagata a incriminata ha intelligentemente chiesto lei di essere processata, così può dire che nessuno l’ha incriminata, cosa che suona male per il grillino medio.

Tornando alle parlamentarie, che ne dice dei nomi che sono venuti fuori?

E’ un successo senz’altro aver incassato De Falco, l’unico aspetto positivo direi. Ma c’è una cosa interessante che nessuno sembra aver notato. E cioè che i nomi dei candidati sono stati dati al Corriere della Sera in anteprima, non è che i giornalisti hanno scoperto i nomi: già sapevano chi erano i candidati cosiddetti illustri. Anche questa è finta spontaneità, è ovvio che De Falco ha parlato in precedenza con Di Maio, è tutto studiato come un’operazione di marketing.

A proposito del Corriere. Il giornale di Cairo sembra avere sdoganato i 5 Stelle, per non citare la “simpatia” che c’è in La7 con Mentana. Per caso Cairo sta pensando di fare come Berlusconi, di entrare in politica con M5s?

Ho avuto occasione di parlare con lui personalmente alla cena natalizia dei dipendenti Rcs e mi ha assicurato che per il momento non ci pensa, e ha giustificato la linea del Corriere e di La7 come scelta autonoma dei direttori per un ragionamento di audience.

A proposito di Di Maio invece, si ha l’impressione che in questa campagna elettorale sia stato lasciato solo dagli altri pezzi da novanta del movimento, Grillo compreso. E’ così?

Assolutamente sì. Se parli in privato con qualsiasi parlamentare grillino la maggioranza di loro lo detesta, anche i non talebani lo considerano un arrivista democristiano. Naturalmente non lo dicono in pubblico. Il grillino recupera la libertà di parola quando viene segato dalle candidature, mentre chi perderà la poltrona comincerà allora a dire quello che succede dentro il Movimento. Aspettano tutti che Di Maio si bruci quando non avrà l’incarico di formare il governo o quando avrà fallito se Matterella gli concede un tentativo.

Ma proprio nessuno gli sta dietro?

Qualcuno sì, lui ha quello che io definisco “circo magico” in cui spicca un personaggio che è una sorta di suo Marra. Non perché finirà in prigione, ma perché gli fa da badante e tutor da due anni, odiato da tutti i parlamentari grillini che non sono stati inseriti nel “circo magico”.

Ha secondo lei un asso nella manica da giocarsi in campagna elettorale?

Ha questo Spadafora che va in giro da mesi a prendersi musate da parte di chi si vede proporre un posto da ministro. Il massimo che potrebbe giocarsi è la Gabanelli, se lei ci sta, e l’ex assessore della Raggi, Minenna, che però non conosce nessuno. Naturalmente se M5s prende il 30 per cento saltano subito fuori una serie di personaggi, ma prima non rischia nessuno. Ricordiamoci poi che hanno una seria difficoltà a riempire i collegi uninominali perché al nord vincerà il centrodestra, al centro vince il Pd. Resta il meridione, ma là si va su un terreno che scotta.

(Paolo Vites)