A sorpresa, la Cgil si “schiera” con Matteo Salvini: non chiede a Boeri di dimettersi, provocatoriamente, come aveva fatto il Ministro ma richiama lo steso il n.1 dell’Inps troppo arroccato secondo il sindacato dietro la riforma Fornero. «Si continua a giocare con le cifre cercando di interdire qualunque ipotesi di modifica della normativa previdenziale. Fornire numeri che possono apparire impressionanti, ma senza precisare i criteri di calcolo e l’arco temporale a cui si fa riferimento, serve solo ad alimentare ulteriore confusione» afferma il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli in merito all’audizione alla Camera del Presidente Inps. Boeri dovrebbe aggiungere, spiega ancora il sindacato, «che il sistema previdenziale italiano è finanziariamente in equilibrio e che vi sono le condizioni, oltre che l’esigenza, per renderlo sostenibile anche socialmente. È pertanto necessaria e urgente una vera riforma previdenziale che superi l’impianto della legge Fornero».  



FORZA ITALIA SOSTIENE IL PRESIDENTE INPS

Le parole del presidente dell’Inps Tito Boeri, che scongiura la modifica della legge Fornero, non sono piaciute al vicepremier Matteo Salvini, il quale ha subito chiesto al funzionario di rassegnare le dimissioni e di candidarsi alle elezioni. Boeri, nominato a capo dell’Inps nel dicembre 2014 dal governo Renzi, ha ricevuto invece il sostegno di alcuni esponenti di Forza Italia che così conferma la sempre maggiore distanza sulle tematiche con la Lega, alleato storico. La senatrice Urania Papatheu, ad esempio, ha fatto notare che con le parole di Boeri «ancora una volta è stata sbugiardata la propaganda del governo». Anche Mara Carfagna fa riferimento all’analisi di Boeri evidenziando come l’introduzione di quota 100 «penalizza le donne e i giovani» e «sfavorisce più che altrove le lavoratrici del Sud Italia» che in gran parte non avrebbero i requisiti per accedere alla pensione con le nuove regole. E poi c’è Renato Brunetta, il quale ha evidenziato come «le reazioni verbali del vicepremier leghista ci consegnano un Salvini, lui sì, nervosetto e forse un po’ stressato dai troppi comizi propagandistici e dalle troppe parti in commedia». (agg. di Silvana Palazzo)



L’ATTACCO DEL LEADER DELLA LEGA

Le dimissioni, la richiesta di “presentarsi alle elezioni” e fare una “propria” riforma delle pensioni: Salvini non l’ha proprio presa benissimo l’uscita di Boeri alla audizione sulla Manovra questa mattina e dopo l’attacco su Facebook vede un fluire di nuove polemiche “social” delle opposizioni contro il suo tentativo di mettere in un angolo il presidente dell’Inps. Lo stesso Boeri, tra l’altro, non si era limitato ad attaccare la Quota 100 e il “metodo” che sottende la riforma anti-Fornero del governo gialloverde: durante l’audizione sulla Legge di Stabilità, il n.1 dell’Inps se la prendeva anche con l’ipotesi di condono contributivo. «Il rischio è quello di minare alle basi la solidità del nostro sistema pensionistico. Uscite consentite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di età oppure abolendo l’indicizzazione alla speranza di visita dei requisiti contributivi minimi per la pensione anticipata (a tutte le età) portano a un incremento dell’ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di pil della spesa pensionistica». 



LA SECCA REPLICA DI SALVINI

Arriva, come da previsioni, la risposta di Matteo Salvini a Tito Boeri, il presidente INPS che oggi ha criticato la riforma pensioni di M5s e Lega, sottolineando come quota 100 lascerà 100 miliardi di debiti. Come riportato dall’Huffington Post, il leader del Carroccio non è apparso minimamente toccato dagli appunti di Boeri ed è andato allo scontro:”Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni – ha detto -. Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo”. (agg. di Dario D’Angelo)

TITO BOERI, “CON QUOTA 100 AVREMO 100 MILIARDI DI DEBITO”

Tito Boeri è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo tutto l’arco istituzionale: da Renzi a Gentiloni, passando per Berlusconi e oggi anche Salvini e Di Maio. In audizione alla Camera per discutere della Manovra Economica, la bocciatura del presidente Inps arriva sonora proprio sulla parte considerevole della riforma anti-Fornero, quella Quota 100 teorizzata dalla Lega con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi per poter andare in pensione, insieme allo stop all’indicizzazione alla speranza di vita. «Non possiamo non lanciare un campanello d’allarme. Ci sarebbe un incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi», spiega il n.1 dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Le misure della Quota 100 inserite dal Governo nella Legge di Stabilità avvantaggeranno «soprattutto gli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico mentre saranno penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati e dall’aver dovuto subire sin qui, con l’opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione».

INPS BOCCIA LA MANOVRA SULLA QUOTA 100

Una bocciatura considerevole insomma che mette di nuovo sul tavolo dello scontro Boeri e Salvini, atteso alla replica nelle prossime ore (quasi scontata): le pesanti conseguenze alla Quota 100, sempre secondo il n.1 di Inps, «sono imposte ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico. Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme riguardo alla scelta di incoraggiare più di 400mila pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi». Il senso della critica dell’Inps, oltre che sui numeri, è sul concetto di fondo che sottende la Manovra gialloverde: come spiegava ancora poco fa in audizione Boeri, «e lo spirito che anima le proposte qui presentate è quello di correggere per quanto possibile le iniquità più stridenti ereditate da chi in passato ha costruito il consenso concedendo privilegi a categorie di elettori, questo stesso principio deve essere applicato anche in avanti, pensando alle generazioni future. Oggi si è parlato di privilegi. Non vorremmo che un domani qualcuno dovesse considerare il fatto stesso di percepire una pensione come un privilegio».