Nei prossimi mesi verrà scritto il futuro del Partito Democratico e ieri, all’evento Piazza Grande, Nicola Zingaretti ha iniziato la sua corsa verso la segreteria. Intervenuto a L’Aria che Tira, l’esponente dem Carlo Calenda ha commentato così la sfida in vista con l’ex ministro Marco Minniti: “Minniti è una persona di grande qualità, sarebbe un candidato importante. La cosa importante è che si incominci a parlare, come in qualunque associazione umana. Però attenzione: vedo il rischio di passare da una fase in cui non si parlava per niente a una in cui si parla solo del Congresso. Abbiamo bisogno di costruire un fronte molto più ampio del Partito Democratico. Un tutto cambi perché nulla cambi non porterebbe da nessuna parte”. “Il Pd da solo non basta” ripete Calenda, che sottolinea che l’addio di Renzi al Pd “sarebbe surreale”. Aggiunge poi Calenda: “Noi dobbiamo andare oltre al Pd, capendo gli errori fatti”, confermando che in lizza per la segreteria “ci sono persone con cui condivido nulla, basti pensare a Boccia”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MESSAGGIO DAL PALCO A RENZI
Nicola Zingaretti può contare su un alleato come Paolo Gentiloni in vista delle primarie per il segretario nazionale del Partito Democratico e nella due giorni di Piazza Grande ha tentato di convincere il popolo dem, suoi elettori ma non solo, a puntare su di lui per la rinascita del Pd. Nicola Oddati ha sottolineato: “E’ l’uomo giusto per una forte discontinuità col gruppo dirigente che ha gestito male questi anni. “Erano facce di militanti che finalmente tornavano al partito, altro che reduci e combattenti”, con Oddati che ha sottolineato di essere “convinto che questa sia la strada per rilanciare un partito che non coltivi più la pratica delle divisioni”. Sulla sfida in vista con Marco Minniti: “Credo che la candidatura di Minniti sarebbe un po’ difficile da spiegare. E’ anche lui uno dei ministri sottoposti al giudizio dell’elettorato a marzo. E poi sono distante dal modo in cui ha affrontato la questione immigrazione, meglio le idee di Mimmo Lucano”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“CAMBIARE STRADA MA NO ABIURE”
Nel giorno in cui Nicola Zingaretti lancia di fatto la sua candidatura a segretario del Pd è Paolo Gentiloni il pezzo da novanta schierato a sostegno del suo nome. L’ex Presidente del Consiglio ha provato ad interpretare la domanda di unità che era arrivata da Piazza del Popolo in occasione della manifestazione organizzata da Maurizio Martina auspicando che non vi sia una “guerra tra correnti” in occasione del prossimo Congresso. Il compito più difficile del partito, però, sarà quello di riproporsi come nuovo senza per questo snaturarsi. Un concetto che lo stesso Gentiloni ha espresso nettamente, come riportato dall’Huffington Post:”isogna cambiare strada, come dice Zingaretti, ma questo non vuol dire rinnegare il passato. Io rivendico quello che hanno fatto i governi Renzi, Letta e il mio governo. Ringrazio Maurizio Martina per la gestione del partito in questo momento difficile e ringrazio Marco Minniti per come ha lavorato nel mio governo. Il Pd non può autoassolversi, abbiamo perso molte partite e dobbiamo capire che sì, è vero, dobbiamo cambiare strada e farlo molto seriamente. Non una strada fatta di abiure, ci tengo all’onore del Pd e a quello dei suoi governi, abbiamo risanato l’economia”. (agg. di Dario D’Angelo)
CORALLO E RICHETTI CANDIDATI AL CONGRESSO
Matteo Richetti: buon politico, non troppo schierato con Renzi, onestà intellettuale, ma poco “fascino” mediatico. Dario Corallo: il giovane outsider che, parole sue, punta sull’appoggio degli “esterni” di sinistra per poter riconquistare un Pd ormai troppo di centro. Francesco Boccia: vedi sopra, ma con più anni e varie battaglie anti-renziane che lo hanno messo ai margini del Partito Democratico. E poi c’è Nicola Zingaretti. Ad oggi il Congresso Pd, anche senza la convention di oggi dove ha incassato l’appoggio di Gentiloni, Zanda, Pinotti, Franceschini e tanti altri big dem, ha un solo vero favorito alla Segreteria. La sfida lanciata al renzismo è chiara in quel «basta con l’egocrazia», con diversi passaggi rivolti al futuro e al prossimo Congresso: «Non vogliamo rinnegare il passato, ma discutere della nostra storia, guardare in faccia il mostro e cioè chiederci perché tante persone hanno scelto Lega e M5S», ha rilanciato a fine discorso Zingaretti in attesa di capire cosa il “nemico” farà, Minniti o non Minniti.
“MAI ALLEANZA COL M5S”
«Io sono stato accusato di essere stato quel leader politico che voleva fare un accordo politico con il M5s: io sono dell’idea che dobbiamo incalzarli per dividerli. Ma rivendico un’iniziativa che si rivolga a quella massa di popolo che si è spostata verso di loro». La replica “netta” di Zingaretti ha un nome e un cognome come obiettivo, quel Matteo Renzi che ha definito nei giorni scorsi il Governatore un leader “non in grado di lasciare un’opposizione piena a Lega e soprattutto M5s”. Per il candidato segretario invece, «Si apra una nuova stagione che non significa rinnegare il passato ma guardare in faccia il mostro e chiedersi perché le persone hanno scelto loro. Noi dobbiamo fare opposizione ma non possiamo rischiare di restare a fare un ruolo di testimonianza». In conclusione dell’intervento a Piazza Grande, Zingaretti rilancia il progetto verso il Congresso, «Ridurre le differenze tra chi ha e chi non ha: se noi facciamo questo il populismo muore. Dobbiamo farlo insieme, con un’economia giusta, fondata sull’equità: essere i migliori a crescere e più testardi a difendere l’uguaglianza».
LA FIGLIA DI M.L.KING APRE LA CONVENTION
Inizia da Piazza Grande, a Roma, la corsa alla segreteria del Partito Democratico di Nicola Zingaretti. In corso la convention del governatore del Lazio, sostenuto anche dall’ex premier Paolo Gentiloni: “manderemo a casa questo governo”, promette Zingaretti, sottolineando che “c’è un modello alternativo all’odio”. E un’altra personalità di spicco presente all’ex dogana di Roma è Bernice King, figlia del premio Nobel per la pace Martin Luther. “E’ un grande onore e un privilegio per me essere qui nel nome della pace, della giustizia e della libertà”. Prosegue Bernice King: “E’ straordinario schierarsi nel nome della verità e di ciò che è giusto”. Sui migranti ha aggiunto: “Se accogliamo e promuoviamo il concetto dell’interdipendenza degli esseri umani non potremo mai voltare le spalle a coloro che cercano sollievo e un spazio sicuro per farne la loro casa”, parole accolte dagli applausi dei sostenitori dem presenti in piazza. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“INSIEME CE LA FAREMO”
«Io non sono qui per proporvi una macedonia di invettive contro qualcuno per strappare applausi. Io penso al nostro Paese, noi siamo qui perché l’Italia ha bisogno di due cose: di crescita e giustizia»: ha aperto così il suo intervento Nicola Zingaretti, nella seconda giornata di “Piazza Grande” a Roma per lanciare la candidatura al Congresso e Primarie del Pd. Dopo l’intervento di Gentiloni (che qui sotto vi riassumiamo), il Governatore del Lazio e candidato finora principale alla Segreteria nel post-Martina (gli altri sono Boccia e Richetti, ndr) lancia il suo discorso programmatico che prova a convincere la platea dem che la proposta di Renzi-Minniti-Calenda (che a più riprese hanno sottolineato la necessità di un nuovo movimento che vada anche oltre il Pd) non può avere un futuro. «Bisogna ripartire dalle persone e non dai leader», spiega a gran voce il fratello dell’attore di Montalbano, ribadendo poi che il «Congresso non sia una guerra tra correnti». Scontato e diretto poi l’attacco al Governo attuale: se nell’intervista di oggi Matteo Renzi ha spiegato che solo Minniti potrebbe avere le carte giuste per poter sfidare Salvini, Zingaretti avanza «Il Governo sta rendendo Paese più povero e ingiusto. Hanno vinto sulle promesse, stanno facendo l’opposto di quello che hanno promesso ma noi, INSIEME ce la faremo a costruire un progetto di cambiamento. Si sta aprendo una strada nuova e la dobbiamo percorrere insieme. Però dobbiamo cambiare e la prima rivoluzione è dire basta all’illusione dell’io: ritrovare la bellezza del Noi». (qui la recente intervista in esclusiva al Sussidiario.net)
L’INTERVENTO DI GENTILONI A ‘PIAZZA GRANDE’
Mentre stava cominciando a parlare Zingaretti, si è sfiorata la rissa sul palco per un blitz improvvisato di un gruppo di animalisti: l’attacco è contro la cementificazione dei parchi a opera di un emendamento a una legge regionale, con tanto di cartelli mostrati e veemenza nei confronti della platea che fischiava l’iniziativa di questo sparuto gruppo di animalisti (che avevano ingannato tutti procurandosi il pass per “Piazza Grande” come semplici militanti). «Chi non rispetta i propri simili come puo’ esigere rispetto per gli animali?», è stata la pronta replica del Governatore prima di continuare il suo discorso di “lancio” della candidatura alla guida del Pd. Poco prima l’investitura arriva anche dall’ex premier Paolo Gentiloni, con un lungo intervento molto apprezzato dalla piazza: «A 7 mesi dalla sconfitta parlare di congresso non mi sembra una scelta precipitosa. Però ora ci siamo e ringrazio Nicola senza la cui determinazione la prospettiva del congresso sarebbe meno concreta. Non deve essere una guerra tra correnti, fonte di divisioni.Io mi impegnerò con tutte le mie forze perché il congresso si faccia e che renda più forte e unito il Pd», si unisce all’invito di Zingaretti, l’ex Presidente del Consiglio, che poi conclude «La nuova elite e il nuovo establishment si sono affacciati al balcone. Non so perché si siano affacciati, non c’è stata una vittoria politica o sportiva, forse hanno vinto l’eroica resistenza del ministro Tira. E’ comunque una scena che rimarrà, perché mentre il nuovo establishment festeggia sul balcone in giro per l’Italia ci sono persone che si preoccupano per il mutuo, e le persone che speravano in un reddito capiscono che saranno delusi».