Dopo le schermaglie di Salvini e Di Maio con il ministro Tria, questa sera si riuniscono tutti e tre a Palazzo Chigi col premier Conte e il sottosegretario Giorgetti per discutere di Manovra, Decreto Fiscale e degli altri nodi politici del momento, Alitalia compresa. «Si esaminerà il progetto di rilancio di Alitalia, ognuno per la sua parte di competenza, il Mise per il progetto industriale, il Mef per il suo ruolo»: a parlare è la portavoce del Ministro Tria direttamente dal Mef, provando a “spegnere” le polemiche delle ultime ore. Alcune voci rilanciano anche un prossimo vertice imminente sulla ex compagnia di bandiera e allora il Mef controbatte, «ci dovrebbe essere una volta finalizzato l’accordo sul futuro di Alitalia. L’idea è rilanciarla secondo quanto previsto dal programma di governo». 



IL RETROSCENA “ANTI” DI MAIO?

C’è un retroscena del Corriere della Sera che mette la vicenda-Tria sotto una luce del tutto diversa: stando al quotidiano ex via Solferino, Giorgetti e lo stesso Salvini avrebbero discusso concordi sulla scelta di tenere il Ministro delle Finanze lanciando una “stilettata” ai colleghi del M5s che invece non vede Tria per nulla di buon’occhio. «Per il ministero dell’Economia non esistono piani B, C, D o E. Esiste solo un piano T, dove T sta per Tria. Il professore, da dov’è, non si muove. Ma ci vuole molto a capirlo che quel signore è la soluzione ai nostri problemi e non il problema?», è il retroscena per nulla confermato, ancora, dai diretti interessati. Dopo lo scontro su Alitalia, sebbene nell’intervista oggi Salvini difenda il proprio collega di governo dicendo “Tria rispetti il contratto”, nei fatti avrebbe fatto di tutto – ottenendo – di tenere il titolare del Mef e non approntare caotici rimpasti di governo. 



SALVINI “CONTRO” TRIA

Gli obiettivi di Matteo Salvini: il Ministro Tria e i compagni di governo del Movimento 5 Stelle. Questa volta il vicepremier si “limita” a due front interni e non getta la polemica oltre l’ostacolo (l’Ue), frutto sempre di un’abile strategia politico-comunicativa guidata dallo spin doctor Luca Morisi. Nell’intervista al Messaggero e poi a Trento per la campagna elettorale verso le Provinciali del 21 ottobre, Salvini spiega che sui temi scottanti di questi ultimi giorni la cifra da mantenere salda è sempre il contratto di Governo: «Su Alitalia sono assolutamente d’accordo con Di Maio e con l’ingresso del Tesoro nella compagnia aerea. Non possiamo far comprare Alitalia dal primo straniero che passa». In questo senso, il “richiamo” al Mef è evidente dopo lo scontro avvenuto venerdì scorso tra il leader grillino e il professore economista: «Tria deve fare quello che dice il Contratto di governo. Lo deve rispettare lui come lo rispettiamo noi tutti. Nel Contratto c’è scritto, a chiare lettere, che ci impegniamo con tutta la nostra determinazione per il rilancio di Alitalia. Se remiamo tutti nella stessa direzione anche su questo, riusciamo a cambiare l’Italia come abbiamo promesso ai cittadini e loro si sono fidati di noi. Non vanno delusi, anche perché le nostre ricette, comprese quelle sulla compagnia aerea, non saranno tutte perfette ma secondo me sono le più adatte e noi ci crediamo».



Quando però viene chiesto a Salvini se Tria dovrà fare passi indietro (con inevitabile rimpasto di Governo come conseguenza), il leader della Lega “nasconde la mano”: «Dico soltanto che la linea è tracciata e Tria oltre ad essere un ottimo economista è persona duttile e capace. Non vedo grandi ostacoli. Questa su Alitalia, per un Paese come il nostro, che vive di turismo, che ha una forza commerciale e una centralità in tutti i flussi internazionali, è un’operazione strategica. E comunque, su questo e su altro, noi andiamo avanti».

LA STOCCATA DI SALVINI AL MOVIMENTO 5STELLE

Le stoccate per non finiscono e si riversano anche sul fronte giustizia, in particolare la legittima difesa, con l’obiettivo quel Movimento 5Stelle che (con l’ala più di sinistra) contesta la normativa che vuole approvare Salvini: «Qualche alleato fa un po’ il difficile cercando inutili cavilli. possono presentare tutti gli emendamenti che vogliono sulla legittima difesa ma io dico agli amici 5 stelle e a tutti gli altri che ci sono dei paletti che non possono essere rimossi o superati. Questa legge che difende le persone nelle proprie case e nella propria tranquillità resterà tale e quale come l’abbiamo concepita e questo vale anche per il decreto sicurezza. Quelle sono dighe che abbiamo stabilito dall’inizio, che sono state condivise e messe nero su bianco nel Contratto. Confido nella stessa lealtà, da parte dei nostri partner di governo, che usiamo noi e non credo che vogliano disattendere gli accordi», spiega ai colleghi del Messaggero nella lunga intervista domenicale.