Tutto secondo copione. Per i prossimi tre anni il Pd toscano sarà governato da un monocolore renziano capitanato dall’eurodeputata Simona Bonafè. Con tanti saluti per i non renziani, i renziani critici e quelli dialoganti, tutti usciti “a pezzi” dalle primarie toscane. Altro che scontro fra le varie anime del partito…



Nella terra di Dante, al di là della candidatura di testimonianza dell’orlandiano Fabiani (nome totalmente sconosciuto ai più), è andata in scena la “genuflessione collettiva” all’astuta strategia ideata dal duo Lotti-Giacomelli e portata a termine, con fragoroso successo (tanto per brindare alla sobrietà), dallo stresso ex premier.



Un segnale decisivo in vista della “resa dei conti” nazionale in programma – forse (perché tutto nel Pd appare aleatorio) – nel prossimo febbraio. Solo due, infatti, sono ormai le regioni decisive per il Pd: l’Emilia Romagna e, appunto, la Toscana. Le uniche due realtà locali in cui, lo scorso 4 marzo, il centrosinistra ha egregiamente arginato l’irruenta avanzata giallo-verde. Morale: senza la Toscana, ovvero senza Renzi e il suo popolo, non si entra al Nazareno.

E che la partita sia questa lo riecheggiano le parole pronunciate dalla neo-eletta nel suo tour elettorale: “Queste primarie non saranno importanti solo per la Toscana, ma per tutta l’Italia”.



Del resto, al di là delle kermesse romane e delle tante (auto)candidature di facciata, la scena è sempre più in mano alle truppe dell’ex premier che un giorno sì e l’altro pure scandiscono e, talora, “destabilizzano” il dibattito precongressuale: ora con l’ex ministro Del Rio e la sua richiesta di una candidatura unitaria, ora con l’astuta, quanto farlocca, proposta della candidatura Minniti. Un attacco a più punte. E una difesa blindata dal successo toscano.

Il campionato è ancora lungo e il calendario insidiosissimo. Ogni passaggio avrà la sua pena. Ma la mèta per l’ex premier non sarà solo quella di confermarsi l’azionista di riferimento del primo partito riformista italiano, bensì quella di utilizzare la sala di comando del Pd per il lancio di una nuova proposta politica in occasione delle prossime elezioni europee, consolidarla con la riconferma di Firenze nella tornata amministrativa di primavera e consacrarla definitivamente con la riconquista del governo regionale toscano nel 2020.

La rotta è tratta: Scandicci, Toscana, Roma, Italia.