Il governo non è a rischio, ma qualcosa di profondo si è rotto” dice Stefano Folli, editorialista di Repubblica. Tocca al premier-avvocato Conte limitare lo scontro tra Salvini e Di Maio, che si accusano a vicenda sul condono fiscale. Una “manina” avrebbe allargato le maglie del condono fiscale intervenendo sul testo del decreto dopo la fine del Cdm del 15 ottobre. Nessuno condono, solo rientro di capitali, secondo la Lega; un inaccettabile cedimento agli evasori, per i pentastellati. Una missione difficile, quella di Conte, di cui non si tarderà a misurare il risultato nel Consiglio dei ministri convocato per oggi. Nel frattempo è arrivato il declassamento di Moody’s, che ha tagliato il rating dell’Italia da Baa2 a Baa3, con outlook stabile. “Emerge con molta chiarezza che l’alleanza M5s-Lega non è proponibile nel lungo tempo”, sostiene Folli.



Ricomporre la rottura tra M5s e Lega sul sul condono sembra più difficile del previsto. Ci riusciranno?

Se la domanda è se domani (oggi, ndr) si apre la crisi di governo, dico di no. Una soluzione la troveranno. Quale non saprei dire, ma sarà un compromesso. Se invece mi sta chiedendo se qualcosa di profondo si è rotto, allora la risposta è sì.



Che cosa va in crisi, Folli?

Emerge con molta chiarezza che l’alleanza M5s-Lega non è proponibile nel lungo tempo. E’ stata un’operazione che ha avuto la sua convenienza quando si è fatta. Ha aiutato i 5 Stelle ad andare al governo e Salvini a raddoppiare i suoi consensi, se i sondaggi hanno ragione.

Perché il patto non può durare?

Perché il mondo che sostiene la Lega è troppo diverso da quello che sostiene i 5 Stelle. Oggi ero in una città del Nordest, si vede a occhio nudo che non c’è nessuna sintonia con quello che M5s fa e propone. E la Lega sa di non poter tradire il suo elettorato. Questo ovviamente non significa che il matrimonio non possa durare ancora un po’.



Il Nord che cosa sta rimproverando a Salvini, secondo lei?

Di non aver fatto una manovra basata sugli investimenti. Soprattutto, gli rimprovera un cedimento ai 5 Stelle culturale prima ancora che economico.

I 5 Stelle restano contrari alle grandi opere. Si litiga anche sulla galleria del Brennero, che secondo il ministro Fraccaro è inutile e costosa.

Pretendono di rappresentare le classi più povere e disagiate, ma sono contro gli investimenti perché in loro manca del tutto la cultura della crescita economica. Non nego che Salvini possa prendere voti anche al Sud, come non nego che M5s possa avere consenso in alcune aree del Centro-nord, però è evidente che nella Lega c’è un’anima nordista e nei 5 Stelle un’anima sudista. Le Italie sono due.

Ritiene possibile che Salvini possa candidarsi alla presidenza della Commissione europea?

No, perché Salvini è fondamentalmente un politico italiano, e la sua partita intende giocarsela qui, portando il centrodestra da lui guidato al 43-44 per cento. A quel punto avrebbe la maggioranza in Parlamento, questo è il suo obiettivo.

Un obiettivo che per essere realizzato ha bisogno del voto anticipato. Le sembra un’ipotesi realistica?

Adesso è molto difficile e potrebbe essere anche controproducente. Se la situazione non crolla, se non succedono incidenti di percorso molto gravi, è quello del condono è molto grave, Salvini punterà a fare il pieno di voti alle europee, e poi arrivare a elezioni politiche.

Come andrà a finire lo scontro tra Unione Europea e governo sulla manovra?

Si troverà un compromesso sui punti più controversi, ma il nocciolo della manovra rimarrà. L’Europa avvierà la procedura di infrazione, questo bisogna metterlo in conto, e può darsi che si arrivi a una sanzione vera e propria prima delle elezioni europee. Ma è anche possibile che l’Europa stessa non voglia inasprire lo scontro.

Ma qual è l’obiettivo dei due vicepremier sull’Europa?

L’interesse politico di Salvini è sfidare l’Europa matrigna, mentre i 5 Stelle non hanno interesse a sfidare nessuno, perché vivono alla giornata e proprio per questo hanno bisogno di un compromesso. Se Salvini è lucido, però, si rende conto che una cosa è sfidare Bruxelles, un’altra cosa è scassare i conti dello Stato e far andare lo spread a 350-400 punti. Ma così gli elettori della Lega si spaventano e i capitali fuggono.

Moody’s ha tagliato il rating dell’Italia. Il 26 ottobre toccherà a Standard & Poor’s. Cosa prevede?

Anche S&P abbasserà il rating. Se la bocciatura sarà pesante, la situazione può diventare terribile. Un motivo in più, adesso, per tenere insieme il governo, nonostante le sue contraddizioni.

(Federico Ferraù)