Dopo una settimana difficile, caratterizzata da lettere della Ue consegnate brevi manu contenenti appunti e critiche sulla manovra di bilancio del governo Conte e da “manine” che manipolano decreti da approvare, ora l’alleanza giallo-verde si trova a un passaggio chiave. I consensi sono in leggero calo rispetto ai picchi del 60% di un paio di settimane fa, ma “si viaggia comunque ancora ampiamente sopra il 50%. Oggi, però – spiega Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di sondaggi Tecné – Cinque stelle e Lega sono come un pallone gonfiato ad aria molto compressa. Bisogna vedere quanto è spessa la gomma che comprime l’aria: c’è il rischio che le contraddizioni possano farla uscire velocemente”. E cosa può provocare lo scoppio, i litigi fra alleati o il duro confronto che si prospetta con Bruxelles sulla legge di Bilancio 2019? “L’ago che può far sgonfiare il pallone sono i mercati, perché i mercati siamo noi”.



Partiamo da quest’ultima settimana carica di fibrillazioni, litigi tra alleati e scontri con la Ue. Che impatto avranno sulla fiducia degli italiani nel governo giallo-verde?

C’è attesa di capire quali saranno le evoluzioni, sia sugli scontri, esterni e interni, che sicuramente non avranno fatto bene, sia sulla manovra, che deve ancora trovare una sua forma definitiva. Attorno a quel che sta accadendo si registra una forte attenzione e una sorta di indulgenza: i favorevoli all’alleanza giallo-verde e al governo Conte notano una certa dose di inesperienza, colmata però dalla buona fede. Per questo mettono in conto anche gli incidenti di percorso. Un piccolo calo dei consensi ci sarà, comunque più che recuperabile. Nelle prossime settimane il governo si gioca una fetta importante di credibilità.



Però un calo generale di fiducia in questo governo c’è già stato prima di questa settimana infuocata e delicata…

Sì, ma bisogna vedere se questo calo accelererà, perché il governo non riuscirà a rispondere alle attese, oppure al contrario recupererà di nuovo fiducia portando a compimento la manovra. Diciamo che oggi il governo Conte è in mezzo a un guado: la fiducia non cade eccessivamente, ma neppure sale. Siamo in un momento di sospensione.

Tradotto in numeri?

Il gradimento di questo governo è sceso sotto la soglia del 60% ma resta ben al di sopra del 50% di consensi.

Tra Conte, Di Maio e Salvini chi oggi gode della maggiore fiducia?



Sicuramente Salvini. Appare più equilibrato, fermo, coerente con le cose che dice.

Dopo la polemica e le tensioni sulla “manina” del decreto fiscale, chi potrebbe pagare di più in termini di consensi tra Lega e M5s?

Il vero problema è che oggi Cinque stelle e Lega sono come un pallone gonfiato ad aria molto compressa. Bisogna vedere quanto è spessa la gomma che comprime l’aria: c’è il rischio che le contraddizioni possano farla uscire velocemente.

Qual è l’ago che potrebbe far scoppiare questo pallone: le contraddizioni interne o lo scontro con la Ue?

Sono i mercati, perché i mercati siamo noi, compreso quando uno va a fare la spesa.

Quindi non è solo lo spread o il giudizio delle agenzie di rating?

Quello che accade nei mercati poi si riflette anche sulla vita reale. Se si alzano, i tassi d’interesse hanno un effetto sui mutui; se la benzina costa di più, alla fine uno sente le conseguenze sulla vita quotidiana, anche se non se ne accorge subito, ma dopo due o tre mesi. La questione economica, più di prima, continua a essere la questione dirimente. O si conquista la fiducia dei mercati o difficilmente un governo riesce a sopravvivere. Non perché i mercati siano cattivi, ma perché i mercati siamo tutti noi.

Queste tensioni e il leggero calo dei consensi per il governo potrebbero avvantaggiare le opposizioni?

Le opposizioni, in questo momento, difficilmente riescono a raccogliere consensi. Sono un po’ cresciute, ma si tratta di piccole cifre. E la ragione è semplice.

Quale?

Oggi chi fa e chi disfa sono Cinque stelle e Lega, tutta la partita se la giocano loro, fanno maggioranza e opposizione anche nel Consiglio dei ministri.

Renzi ha aperto la Leopolda con il titolo “Ritorno al futuro”. Com’è invece il presente del Pd in termini di consensi?

Il problema del Pd è che continua a discutere solo sui nomi, resta avvitato sul nodo della leadership, che è certo importante, ma se non si hanno idee su quale sia il perimetro sociale che si vuole rappresentare e soprattutto su quali politiche si intende perseguire difficilmente i dem riusciranno a impattare sull’opinione pubblica. E poi non si capisce se la Leopolda è un congresso alternativo, un congresso parallelo, se è utilizzata per influenzare… Il Pd è cresciuto un po’, oggi lo diamo intorno al 17,5%, ma può salire fino al 18% come scendere al 16-15%. Il problema è che oggi non è il Pd a dare le carte. E poi c’è ancora molta confusione. Al contrario, il governo giallo-verde, per quanto assuma a volte posizioni contraddittorie o raffazzonate, ha una narrazione politica più semplice, più digeribile, più comprensibile. Ed è chiara la fascia sociale che Lega e M5s vogliono rappresentare.

Anche Forza Italia è attraversata da scaramucce e tensioni, soprattutto per le posizioni espresse dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. L’Opa della Lega sugli elettori forzisti continua?

Forza Italia la stimiamo intorno all’11%, non si muove da lì, è stabile. Chi doveva passare alla Lega ormai l’ha fatto.

Domani il governo Conte dovrà dare una prima risposta ai rilievi mossi da Bruxelles sulla manovra. Gli italiani sono disposti a seguire il governo giallo-verde qualora dovesse andare a un duro confronto con la Ue?

Difficile. Perché, in base alle nostre rilevazioni, gli italiani sono spaventati. Hanno attraversato dieci anni di crisi, vissuti sulla propria pelle: disoccupazione a livelli altissimi, stipendi in calo, fabbriche chiuse, saracinesche abbassate. La gente se lo ricorda benissimo. E poi l’economia è anche narrazione, è capacità di raccontare per creare fiducia. Riuscirà il governo fino in fondo a dar vita a una narrazione convincente sulla sostenibilità dei nostri conti pubblici, dovendo affrontare un braccio di ferro estenuante con l’Europa? E come reagirà la Ue? Sono grandi punti di domanda. E in uno scontro aperto c’è sempre il rischio che qualcuno si faccia male.

Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro, gli italiani sono i più euroscettici d’Europa, ma non vogliono abbandonare l’euro. Come spiega questa contraddizione?

Noi abbiamo dati diversi. Dalle nostre rilevazioni il desiderio di restare in Europa è cresciuto in questi mesi, perché l’Europa viene percepita come un ombrello.

Sempre secondo Eurobarometro, in vista delle elezioni europee 2019, il tema più sentito dagli italiani è l’immigrazione, più della crisi economica e della disoccupazione. Continueremo a vedere Salvini che terrà alta la polemica con la Francia e l’Europa su questo tema? L’immigrazione sarà un buon dividendo elettorale?

In Italia lo è meno del tema del lavoro, che sta crescendo molto, perché c’è tanta paura e aumenta l’area del lavoro povero. Rispetto a qualche mese fa, invece, l’importanza dell’immigrazione è calata. Poi, certo, in chiave europea, che ha dinamiche diverse, agitare il vessillo dell’identità nazionale fa premio ed è un terreno agevole per la Lega. Ma sul governo italiano saranno decisive le risposte che saprà dare per la solidità del mercato del lavoro e per la ripresa delle retribuzioni.

(Marco Biscella)