Non solo pace fiscale – o minicondono che dir si voglia – nel decreto fiscale firmato oggi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. All’interno del provvedimento che tanto ha fatto inalberare Luigi Di Maio sulla presunta “manina” colpevole di aver manipolato il testo, come riportato da Il Messaggero, sono contenuti anche “il rifinanziamento del Fondo per le Pmi, delle missioni di pace e delle agevolazioni per l’autotrasporto (che costeranno invece quasi 600 milioni di tagli ai ministeri)”. Confermato anche lo stralcio delle mini cartelle sotto i 1000 euro emesse tra il 2000 e il 2010. La misura, secondo le stime, impatterà sul 53% dei contribuenti con vecchi ruoli non pagati. Sempre Il Messaggero spiega che “le somme versate prima dell’entrata in vigore del dl restano definitivamente acquisite, quelle versate successivamente sono invece rimborsate o imputate ad un’altra eventuale rottamazione”. Per quanto riguarda le cartelle più onerose, per chi è in difficoltà economica, potrebbero essere previste tre aliquote: 6, 10 e 25%. (agg. di Dario D’Angelo)



OTTO SANATORIE E UN CONDONO

Con la firma del Capo dello Stato, in Parlamento di fatto arriva un testo con 8 sanatorie previste e un condono (mini e senza scudo penale, ormai lo abbiamo appreso): tra le novità più interessanti per l’immediato futuro vi è di certo la trasmissione telematica degli scontrini che dal 1 gennaio 2020 diverrà obbligatoria per tutti. A quella data è stata rinviata anche la lotteria antievasione (incombeva nel 2019): ricordiamo che però, sempre secondo il Decreto, per il giro di affari superiore a 400mila euro l’anno tali norme scattano prima, nel luglio 2019. Il Governo ha poi decidere di ridurre le sanzioni per i ritardi sulla fatturazione elettronica; tra gli altri punti del Dl Fiscale infine troviamo anche alcune agevolazioni alle imprese artigiane dell’autotrasporto (26,4 milioni nel 2018): per il Porto di Genova sono invece in arrivo dal Governo Conte circa 15 milioni di euro. 



CONCORRE ALLE COPERTURE DELLA MANOVRA

Dopo un breve esame, secondo quanto riportano le cronache del Colle, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il tanto discusso (negli scorsi giorni) Decreto Fiscale, che era stato la pietra del primo “scandalo” tra Movimento 5 Stelle e Lega in seno all’esecutivo e aveva rischiato di far incrinare i rapporti tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio: peraltro non si tratta di una firma da sottovalutare dato che il testo faceva parte di quell’ancora più contestata Manovra (alle cui coperture peraltro concorre in parte) che quasi in contemporanea veniva bocciata dalla Commissione Europea e rimandata al Governo Conte con la richiesta di modifiche. E dopo le parole del vicepremier pentastellato che ha spigato come col nuovo decreto lo Stato italiano torni “a essere amico”, anche il suo omologo leghista si è detto contento e collegandosi al tema del giorno, ha ribadito che indietro non si torna e che il Governo continuerà a fare le sue scelte indipendentemente da quelle della Ue. (agg. di R. G. Flore)



DI MAIO, “FINALMENTE STATO AMICO DEI DEBOLI”

«Con il decreto fiscale così formulato nasce uno Stato amico dei più deboli e si sostituisce a uno stato che in tutti questi anni ha distrutto la vita di imprenditori, commercianti e risparmiatori»: Di Maio rilancia così il giudizio del Governo sul Dl Fiscale ora pronto per approdare alle Camere in vista delle votazioni delle prossime settimane. Dal mini-condono (che il M5s comunque definisce Pace Fiscale) al niente scudo penale, passando per le rottamazioni che in punti abbiamo riassunto qui sotto: secondo  i sindacati – e non solo – il testo resta comunque alquanto lacunoso, con la Cgil che attacca «provvedimento profondamente ingiusto e sbagliato». Il dietrofront grillino sulla Pace fiscale non è bastato, secondo Susanna Camusso, «si continuano ad assolvere e incentivare gli evasori a scapito dei lavoratori e dei pensionati, per i quali non è previsto alcun sollievo tributario,nonostante l’evidente eccesso di pressione fiscale e l’altrettanto indiscutibile fedeltà» commenta nella nota ufficiale la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi. 

IL TESTO PASSA ALLE CAMERE

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato questa mattina il testo finale del Decreto Fiscale, approvando di fatto la misura collegata alla Manovra Economica messa a punto dal Consiglio dei Ministri la scorsa settimana. Dopo i veleni, le manine, gli scontri all’interno del Governo per il cosiddetto “condono”, si arriva ad un punto di chiusura con anche il Quirinale che approva il tutto e manda il testo in Parlamento nelle prossime settimane: e stavolta non c’è nessuna “manina” da denunciare come aveva incautamente detto a Porta a Porta Luigi Di Maio, scatenando il caos per il Dl voluto dalla Lega di Matteo Salvini. Da oggi il testo può essere pubblicato può essere pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrare in vigore: tra i primissimi punti da segnalare, scompaiono rispetto alla prima versione del Decreto legge la “non punibilità penale” e lo “scudo per i capitali all’estero”, esattamente come chiedeva il Movimento 5 Stelle.

DL FISCALE: PUNTI DEL TESTO FIRMATO DA MATTARELLA

Prima della firma di Mattarella, la legge fiscale del Governo gialloverde aveva avuto il via libera della Ragioneria Generale dello Stato nella tarda serata di lunedì: ora la piena attuazione e poi la trasmissione alle Camere con il possibile voto di fiducia che Conte, Salvini e Di Maio sarebbero pronti ad utilizzare (come convenuto nella cena di ieri sera davanti al Parlamento, qui i dettagli). Altri punti interessanti del Dl Fiscale sono ovviamente quasi tutti legati al concetto di “Pace fiscale” che il Governo intende attuare: ci sarà la rottamazione-ter, con la quale è possibile «ridefinire il proprio debito con il fisco accumulato tra il 2000 e il 2017 dilazionando i pagamenti in cinque anni e 20 rate trimestrali, senza pagare interessi e sanzioni», spiega il focus di Adnkronos. Come anticipato da Di Maio, nel testo viene stabilita una aliquota al 20% per sanare la parte non dichiarata del debito con l’erario; con una dichiarazione integrativa sarà possibile «far emergere fino a un massimo del 30% in più rispetto alle somme già denunciate e comunque con un tetto di 100mila euro annuali». Non ci sarà però la copertura penale il che, come notano alcuni fini analisti come Nicola Porro e non solo, mette a serio rischio l’autodenuncia dei vari cittadini “debitori”. Infine, da segnalare la rottamazione delle minicartelle prevede «il saldo e lo stralcio per le cartelle di importo inferiore a mille euro ricevute dal 2000 al 2010, come bolli auto e multe».