E’ stato lui a volere la flat tax, il provvedimento con cui la Lega darà respiro all’esercito delle partite Iva del Nord. Genovese, senatore eletto in Emilia Romagna, Armando Siri è sottosegretario ai Trasporti. E’ ottimista sulla trattativa con Bruxelles, sul reddito di cittadinanza (“ho fiducia che Di Maio intenda modificarlo per non fare solo assistenza”) e anche sulle grandi opere (“credo che alla fine prevarrà il buonsenso”). Però se la Lega fosse da sola al governo, ammette, la politica economica per il Sud sarebbe completamente diversa.
Sottosegretario Siri, davvero Mario Draghi “avvelena il clima”, come ha detto il vicepremier Di Maio?
Il problema non è Draghi, ma la funzione della Banca centrale europea. Draghi sta solo facendo il suo lavoro. Andrebbero cambiate le regole.
Vale a dire?
La Bce non agisce come una banca centrale tradizionale, da prestatore di ultima istanza. Se la Bce avesse questo ruolo, saremmo meno esposti alla speculazione dei mercati. Non vale solo per noi ma per tutte le economie europee.
Lo spread ha effetti diretti sulla valutazione dei Btp in possesso delle nostre banche, sull’erogazione del credito e sui loro requisiti patrimoniali. Questo scenario non la preoccupa?
Ritengo poco poco probabile un impatto drammatico sui nostri titoli di Stato. Siamo un paese solido, con una grande economia e con fondamentali solidi. Lo spread funziona come la pressione del sangue. Dopo una corsa o dopo un’arrabbiatura, la pressione è alta. Se tutti ci diamo una calmata, la pressione torna a livelli di normalità.
Avete detto che non modificherete la manovra. Nondimeno Draghi si è detto fiducioso che si arriverà a un accordo, quindi ha parlato a entrambi: Italia e commissione europea. Questo cosa significa?
Accordarsi vuol dire entrare in sintonia. Ma difficilmente questo può avvenire scambiandosi lettere asettiche. Lo si può fare invece se ci si incontra, se si confrontano a quattr’occhi i propri punti di vista. Sono certo che le motivazioni che sono alla base della nostra manovra, se ben spiegate, possano essere ben comprese anche dai commissari europei.
Come intendete agire?
Dobbiamo dire con chiarezza, e forse non lo si è fatto a sufficienza, che stiamo usando solo lo 0,5% di deficit. Siamo partiti da una previsione dello 0,8%, salita all’1,2% perché la mancata crescita prevista dei governi Renzi e Gentiloni ha fatto alzare il livello del deficit; abbiamo messo a bilancio lo 0,7% cioè 13 miliardi di Iva derivanti dal mancato sminamento delle clausole di salvaguardia, e siamo arrivati all’1,9%. Dall’1,9 al 2,4 c’è solo lo 0,5% di differenza, con il quale stiamo facendo tutto.
Il reddito di cittadinanza costa 9 miliardi di assistenza, non si sa ancora come funzionerà e soprattutto al Nord è malvisto. Non rischiate di perdere voti?
Se avessi potuto decidere da solo avrei investito tutto il deficit nell’abbassamento delle imposte, perché solo così si ottiene un’autentica crescita della domanda interna, dell’occupazione, del lavoro, della produzione. Ma il nostro è un governo di coalizione, è giusto che anche i nostri partner abbiano un pezzo della coperta, anche se è molto stretta. Resto fiducioso.
Su che cosa, senatore?
Come diceva lei, non sappiamo ancora come il reddito di cittadinanza verrà erogato. Ho fiducia che Di Maio intenda modificare il reddito di cittadinanza per destinarlo a un’effettiva formazione e occupazione dei beneficiari invece che a mera assistenza.
Facciamo un’ipotesi: si va al voto, la Lega stravince e governa da sola. Lei e Salvini cosa fate per il Sud?
Il Sud ha bisogno di infrastrutture. Vanno fatti grandi investimenti in strade, ferrovie, porti, aeroporti, tutte dotazioni fondamentali che possono rimettere in moto l’economia del Mezzogiorno.
Repubblica ha elencato 24 cantieri di grandi opere che sarebbero bloccate perché M5s è contrario. I vostri alleati cercano di far ingoiare il boccone amaro agli elettori, come con il Tap in Puglia, o sono convintamente contro i cantieri?
Io non credo che la grande maggioranza dei 5 Stelle, compresi alcuni esponenti di primo piano, sia ideologicamente contraria. Lo è una piccola minoranza, questo sì, e comprendo anche che i primi non vogliano rinunciare alla seconda. Penso però che alla fine prevarrà il buonsenso.
La Torino-Lione si fa?
Non farla costa 4 miliardi.
E la gronda di Ponente?
E’ fondamentale, se vogliamo dare respiro a Genova ed evitare vicende tragiche come quella del 14 agosto scorso.
Il decreto Genova ha iniziato l’iter parlamentare. Cosa lo sta bloccando?
E’ un decreto estremamente complesso, ha moltissimi articoli, ci sono tante sfumature che devono essere limate, c’è un incrocio tra impegni di spesa, organizzazione e attribuzione dei poteri molto delicato. Però sono convinto che sarà convertito al meglio e che la città di Genova nel giro di poco tempo avrà il suo ponte.
Poco tempo significa?
Mi auguro che in un anno e mezzo, massimo due il ponte sarà completamente operativo.
Chi dovrebbe ricostruirlo?
Chi è capace di farlo.
Autostrade è fuori dalla partita?
Autostrade è un player importante nel sistema della logistica italiana, un partner che si è assunto le dovute responsabilità e con cui si deve discutere. Molto dipende da come andrà il contenzioso: è difficile collaborare con un partner con cui si è allo stesso tempo in tribunale.
Entro fine mese il governo deve decidere cosa fare su Alitalia. Partner internazionali al momento non si vedono e la sinergia con Fs si sta sfilacciando. Cosa farete?
No, non è vero che non ci sono partner internazionali o che si sono tirati indietro. Ci sono partner internazionali che stanno mettendo a punto le loro manifestazioni di interesse, manca ancora una settimana e credo che ci sarà lo spazio per un’evoluzione positiva.
Di chi si tratta?
Su questo non posso dire nulla. Mi chiede di Fs; Fs è un partner industriale forte e credibile. Non pensiamo che tutto debba gravare su Fs, naturalmente, ma che Fs potrà dare un apporto importante.
Gli emendamenti M5s al decreto sicurezza non sono stati ritirati. Non teme un patto Pd-M5s che possa snaturare un provvedimento-simbolo per la Lega?
No, penso proprio di no.
Dunque è cosa fatta?
Non ho detto questo. Però il decreto sicurezza fa parte del contratto di governo.
(Federico Ferraù)