Sta per arrivare la curva più pericolosa della presidenza Mattarella: i suoi riferimenti al governo sono i ministri Moavero e Tria, il primo silente ed emarginato, il secondo bullizzato a cielo aperto da Di Maio e Salvini. A un certo punto l’ex brunettiano Tria ha avuto uno scatto di dignità: “sono un ministro, dunque un politico”. Ma non è bastato: le bizze populiste dei due vicepremier hanno imposto una manovra indigeribile e impresentabile.
E infatti la reazione delle maestrine europee non si è fatta attendere: Juncker ha rispedito indietro la manovra, e Tria avrà da correggerla coi due capipopolo scalmanati e vogliosi di tweet populisti.
Mattarella sa che difficilmente il governo esce vivo da questa curva pericolosa. Chi conosce bene il Capo dello Stato azzarda una scommessa: eserciterà la sua proverbiale “moral suasion” per indurre il governo alla ragionevolezza. Ma non andrà oltre: in altre parole, Mattarella proverà a far ragionare i ragazzi, ma se i due pretenderanno di andare avanti non sarà Mattarella a fermarli.
In quest’ultimo caso, cosa avverrà al governo? Potrebbero essere i mercati a seppellirlo, come nei giorni del tramonto berlusconiano. Mattarella sa che per il Paese i costi saranno alti: ma i suoi consiglieri hanno calcolato che più ingente sarebbe il conto economico finale di una legislatura che durasse 5 anni.
Nell’ultima puntatina palermitana Mattarella ha incontrato un vecchio sodale democristiano da tempo fuori dai giochi, e da lui si è visto consegnare un consiglio furbo: fai durare il governo finché passa il vento populista, ma se cadono per conto loro, guai a tornare al voto.
E qui scatta il piano B del Quirinale: quel Cottarelli tenuto a Palazzo con una mezza lista di ministri potrebbe tornare prezioso se grillini e leghisti si attorcigliassero con la matassa della manovra finanziaria. Salvini e Di Maio accenderebbero le sirene complottiste contro i poteri forti europei, ma non tutti i loro parlamentari sarebbero entusiasti di tornare al voto. Un governo Cottarelli potrebbe trovare i numeri per una finanziaria potabile in Europa.
E se non li trova? L’altra sera il presidente della Camera cenava con un gruppo di parlamentari forzisti. Era un’occasione semiufficiale, come la visita alla festa dell’Unità. In Forza Italia anche le quinte colonne di Salvini hanno capito che il “capitano” non ricandiderà nessun forzista nei collegi uninominali. E all’ultima riunione di gruppo il partito azzurro si è compattato sulla speranza che la legislatura duri cinque anni. Per non parlare del Pd dilaniato dalle beghe congressuali.
Chissà che la legislatura non finisca con un governo del Nazareno in salsa di Fico, col presidente della Camera a guidare un bel governo istituzionale a cui rossi e azzurri diranno di sì e il Movimento (5 Stelle) non potrà dire di no.