«E’ irragionevole e profondamente ingiusto: gli effetti positivi della Manovra e delle nostre riforme si vedranno a partire dal 2019. La nostra rivoluzione è appena iniziata»: così il premier Conte ancora questa mattina sulle colonne del CorSera, mentre il testo finale è destinato ora alla discussione nelle Commissioni e in Aula entro fine mese. Secondo l’ex ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, le misure contenute nella Legge di Stabilità non solo non producono crescita ma inguaiano ulteriormente il debito dell’Italia: «Il deficit è deficit», mentre l’economista dem Francesco Boccia aggiunge «se Tria parla di crescita tendenziale, non c’è la manovra. Se di quella programmatica, ha detto una sciocchezza». Insomma, non finiscono le polemiche contro la Manovra gialloverde sia sul fronte economico che sulle stesse misure dettagliate che all’ultima bozza sono “saltate” via: la richiesta di Toninelli, in accordo con Virginia Raggi, di assegnare 180 milioni di fondi per riparare le buche del Comune di Roma è stata rispedita al mittente dall’ultimo accordo Conte-Salvini-Di Maio, generando non poche discussioni interne al già turbolento Movimento 5Stelle.



INCOGNITA REDDITO DI CITTADINANZA E BUCHE DI ROMA

La Legge di Bilancio non ha al suo interno Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza: un particolare articolo della Manovra chiarisce che entrambi i fondi (9 miliardi per il Reddito, 7 per la riforma pensionistica) entreranno con specifici disegni di legge collegati in un secondo momento. Come ha ricordato il Sottosegretario Giorgetti, «quando tutto sarà pronto verranno inserite» il che fa capire come forse Tria abbia convinto Di Maio e Salvini ad attendere una migliore situazione di deficit e Pil (con il gradimento dell’Ue) per inserire i nodi centrali del Contratto di Governo gialloverde. Nel frattempo, in una intervista al Corriere della Sera, il Premier Giuseppe Conte si dice soddisfatto della bozza finale in Manovra: «Attribuire al governo la responsabilità dei dati su Pil e disoccupazione è irragionevole e profondamente ingiusto. Gli effetti positivi delle nostre riforme si vedranno a partire dal 2019». Il Presidente del Consiglio aggiunge subito dopo «La nostra rivoluzione è appena iniziata, la ricetta per la nostra economia deve essere responsabile sì, ma anche espansiva».



MATTARELLA HA FIRMATO TRA I DUBBI

Manovra 2019, alla fine è arrivata anche la firma del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha dato il suo ok alla legge di bilancio 2019, firmando l’autorizzazione della presentazione alla Camere. La manovra arriverà in parlamento alla fine di questo mese, fra il 29 e il 30 di novembre, come deciso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Inoltre è stato stabilito che nelle giornate del 21 e 22 novembre, non si terranno sedute d’Aula per consentire alle commissioni di esaminare appunto la suddetta manovra. «La legge di bilancio – ha scritto ieri sera su Twitter il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, subito dopo l’approvazione – a cui abbiamo lavorato fino a ieri notte ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria dello Stato ed è stata inviata al Quirinale. Stiamo lavorando per far crescere il nostro Paese, avanti così». Fra le novità nella manovra che saltano subito all’occhio, la mancata presenza nel testo del taglio delle pensioni d’oro, ma che dovrebbe rientrare attraverso un emendamento nel corso dell’iter parlamentare, come ricorda Il Sole 24 Ore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ATTESA LA FIRMA DI MATTARELLA

Per la manovra si attende la firma di Mattarella nelle prossime ore, dopo che già oggi la Ragioneria di Stato ha “bollinato” il testo finale della Manovra Economica che approderà con voto alle Camere a fine novembre. Sul fondo famiglia sembra che il “giallo” sia stato risolto, «L’incremento di 100 milioni di euro del fondo per le politiche della Famiglia non è saltato – sottolineano dal Ministero della Famiglia – è solo stato inserito – trattandosi del potenziamento di un fondo esistente – nella seconda sezione della legge di bilancio». Sulle pensioni d’oro tagliate invece si dovrà attendere il primo commento ufficiale del Governo nelle prossime ore: intanto, sia per Quota 100 che il Reddito di Cittadinanza (le due misure centrali della Legge di Bilancio gialloverde) potrebbero essere alla finestra importanti novità per il prossimo futuro. Secondo un retroscena della Stampa, le due misure potrebbero subire decisi ridimensionamenti nel 2019: addirittura, «nell’ultima bozza della manovra  i 16 miliardi previsti per i due interventi potranno non essere utilizzati esclusivamente a quel fine, ma potranno essere dirottati altrove, o addirittura risparmiati per ridurre il deficit», riporta il quotidiano di Torino.

SALTA IL TAGLIO ALLE PENSIONI D’ORO?

Secondo quanto notato dall’esperto collega del Sole 24 ore, Gianni Trovati, nella Manovra sarebbe saltato il taglio “alle pensioni d’oro” che così tante discussioni aveva prodotto negli scorsi mesi proprio all’interno della maggioranza gialloverde. L’ultima ipotesi di modifica circolata dopo il Consiglio dei Ministri prevedeva un contributo di solidarietà in tre fasce: tra 90 e 120mila euro (6% di prelievo), 120-160mila euro (12%), oltre i 160mila euro (18%), con un risparmio per lo Stato di circa 20-300 milioni di euro l’anno. Ora però pare che non se ne farà nulla perché la norma potrebbe avere “seri rischi di costituzionalità”: in attesa di capire se ci saranno dietrofront del Governo (non sarebbero i primi, come visto per il Dl Fiscale e il Decreto Salvini, ndr). Da un “giallo” possibile, ad un “giallo” già certificato: la nuova bozza della Manovra inviata al Quirinale non avrebbe gli aumenti al fondo famiglia (qui sotto i dettagli, ndr) ma dal Ministero della Famiglia (guidato dal leghista Fontana) puntualizzano: «L’incremento di 100 milioni di euro del fondo per le politiche della famiglia non è saltato, è stato solo inserito, trattandosi del potenziamento di un fondo esistente, nella seconda sezione della legge di Bilancio».

STOP ALL’AUMENTO DEI FONDI FAMIGLIA

«La Manovra a cui abbiamo lavorato fino a ieri notte ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria dello Stato ed è stata inviata al Quirinale. Stiamo lavorando per far crescere il nostro Paese, avanti così»: così annuncia il premier Giuseppe Conte su Twitter, in attesa che i punti principali siano resi finalmente noti prima di arrivare in Aula per le discussioni. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso che la legge di Bilancio approderà alla Camera tra il 29 e il 30 novembre, mentre fonti Ansa riportano alcune novità importanti sulla manovra e di sicura discussione nei prossimi giorni: è saltato l’incremento al fondo per la famiglia con la nuova bozza datata 30 ottobre che non contiene più la misura che di fatto aumentava gli stanziamenti di 100 milioni l’anno dal 2019. «La norma prevedeva il sostegno a misure in favore della natalità, della maternità e della paternità per contrastare la crisi demografica», riporta l’Ansa, mentre pare sia spuntata una nuova voce dal nome “InvestItalia” che rilancia «una struttura di missione per il supporto alle attività del presidente del Consiglio dei ministri di coordinamento delle politiche del governo e dell’indirizzo politico e amministrativo dei ministri in materia di investimenti pubblici e privati».

SALVINI: “NESSUNA PATRIMONIALE E TASSE SUI CONTI”

Il testo della manovra è alle camere, arrivano nuove reazioni dal mondo politico. Dopo il commento del ministro dell’economia Giovanni Tria, è arrivata la rassicurazione del vice premier Matteo Salvini: “Non ci sarà nessuna patrimoniale e nessuna tassa su conti correnti e risparmi degli italiani: quelle le lasciamo a Monti e Amato”. Il segretario federale della Lega ha poi aggiunto: “Se governassi da solo potrei fare tante cose più velocemente, ma sono contento di governare con il Movimento 5 Stelle e sono contento di questa manovra, che vedrà l’Italia crescere”. Sull’argomento è intervenuto anche l’ex titolare del Tesoro Giulio Tremonti: “Secondo il mio punto di vista i contenuti sostanziali e attuali siano assolutamente gestibili, non giustificano tutto il caos che è stato fatto in giro, anche in Europa”, con la patrimoniale che invece “devasterebbe l’Italia: non funziona per il governo e per l’Italia”, le sue parole ad Agorà. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

LE PAROLE DI TRIA

Si torna a parlare della manovra in seno al governo. Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, intervenuto in occasione della giornata mondiale del risparmio, ha ribadito la posizione dell’Italia in merito all’Euro, ovvero, che «In nessun modo il governo intende uscire dall’Europa» e dalla moneta unica. Secondo Tria, si stanno facendo troppe supposizioni affrettate sul Belpaese: «Riportiamo le cose ai fatti – il monito dello stesso – perchè rischia di risentirne il sistema bancario». Il titolare del Mef aggiunge che la crescita stimata è programmata e prudenziale, assicurando per l’ennesima volta che «Il deficit non salirà oltre il 2,4% nel 2019 qualora non verranno centrati gli obiettivi di finanza pubblica. Dall’incertezza – precisa – si esce crescendo come sistema economico e sociale. Crescita e coesione sono il miglior antidoto all’incertezza perchè generano fiducia». Presente alla 94esima giornata del risparmio anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che si dice convinto che l’Italia possa fronteggiare senza problemi la fine del Quantitave Easing della BCE, a patto però che con la manovra «la politica di bilancio rimanga ancorata alla stabilità e che prosegua il processo di riforma volto al rafforzamento dell’economia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

TESTO ALLE CAMERE

Il Governo dopo un vertice fiume nella tarda serata di ieri ha messo a punto la Manovra e il testo finale per portarla ora alle Camere con le prime discussioni che dovrebbero cominciare già oggi: dopo la visita lampo di ieri in India, il Premier Conte con il Ministro dell’Economia Giovanni Tria e tutto il board del Movimento 5 Stelle in CdM, hanno trovato l’accordo finale per la limatura del testo. Assenti i ministri della Lega e lo stesso Salvini, in missione dal Qatar dove però ha lanciato il suo beneplacito per l’approdo alle Camere del testo finale della Legge di Stabilità: «Appena rientrato dall’India, adesso in riunione a Palazzo Chigi per chiudere definitivamente il testo della legge di bilancio che domani approderà in Parlamento», scriveva ieri sera il Presidente del Consiglio sui propri canali social. Come ha spiegato lo stesso Conte entrando in riunione a Palazzo Chigi, «Non rivediamo alcunché, il 2,4% è quello. È una manovra che non abbiamo improvvisato, ma abbiamo detto che è un tetto massimo». Non ci sarebbero stati grandi cambiamenti e i tentativi che Tria – sotto pressione Ue – avrebbe proposto sulla “diluizione” di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza pare non abbia avuto molto seguito in Di Maio e Salvini (a distanza).

LA LETTERA UE E I “DUBBI” DEL M5S

Nuova bocciatura della manovra. Ieri è giunta una seconda lettera dall’Unione Europea, questa volta scritta dall’italianissimo Marco Buti – direttore generale degli Affari economici e finanziari della Ue – che chiede al Mef «di fornire una relazione sui cosiddetti ‘fattori rilevanti’ che possano giustificare un andamento del rapporto Debito/PIL con una riduzione meno marcata di quella richiesta». La pressione lanciata da Bruxelles è chiara e punta a far de-potenziare la manovre più importanti inserite nel testo di Tria, ovvero proprio riforma Fornero, Reddito di Cittadinanza e Flat Tax. I problemi più importanti, ad oggi, sono quelli legati alla tenuta dei due partiti con le rispettive basi in subbuglio – specie nel M5s: da Salvini il messaggio è chiaro, «il testo finale non si tocca, è chiuso» mentre da Di Maio i problemi sono ben più importanti. Deve mediare su Tav, Tap, Dl Fiscale e Dl Sicurezza: gli ultimi dati Istat sul Pil hanno aggiunto ai temi di forte distanza tra i vari parlamentari grillini anche il timore di una decrescita continua che nei prossimi mesi potrebbe modificare e non poco gli intenti della Manovra Economica. Per Luigi Di Maio «il risultato del 2018 dipende dalla manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico», stessa linea anche da Salvini: basterà per mettere al sicuro il testo della Legge di Stabilità dalle “pressioni” esterne?