Continua la polemica tra Luigi Di Maio, sostenuto da Matteo Salvini, e la stampa, con Repubblica e L’Espresso nel mirino. Sulla vicenda è intervenuto anche lo scrittore Roberto Saviano, che su Facebook ha evocato un evento drammatico della storia recente: “Il 7 ottobre 2006 la giornalista russa Anna Politkovskaja veniva assassinata a Mosca. Anna Politkovskaja era costantemente accusata dal governo di Vladimir Putin di falsificare informazioni. Il Potere russo aveva provato a screditare in ogni modo il lavoro di Anna e del giornale su cui scriveva, la Novaja Gazeta, fino al giorno della sua morte”. Continua l’autore di Gomorra: “Ieri (sabato, ndr) Luigi Di Maio ha parlato, con malcelata soddisfazione, di possibili chiusure di giornali. Luigi Di Maio è un pericoloso ignorante (che spesso tracima nel ridicolo, come spiega bene Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi su Il Fatto Quotidiano, che vi consiglio di leggere). In Di Maio l’ambizione ha del tutto sovvertito ogni scala di valori. Fortunatamente lui e la cricca di suoi paesani, che ha portato al Ministero del Lavoro, tra qualche tempo saranno solo un ricordo, ma con i danni che nel frattempo queste cavallette e i loro lacchè avranno fatto al Paese dovremo fare i conti per chissà quanti anni. Oggi, pensando al sacrificio di Anna Politkovskaja, le parole di Luigi Di Maio suonano come un sinistro avvertimento a chi sa che il proprio dovere è la critica del Potere, soprattutto quando questo si autoproclama interprete dello “spirito del popolo”.”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“IL CONFORMISMO HA SEMPRE BISOGNO DI NEMICI”

Dopo Calabresi è anche Marco Da Milano, direttore de L’Espresso, a replicare alle accuse di Luigi Di Maio (ma ci tira dentro anche Salvini, facendo di un’unica erba un fascio, ndr): «il conformismo ha bisogno di nemici, per questo Salvini e Di Maio attaccano l’Espresso», è il titolo del lungo editoriale del direttore del settimanale Gedi. I giornali sono “di partito” e gli attacchi sono contro la stampa “non compiacente”: «In questa convinzione il ministro e numero due del governo, di cui il numero uno Conte è in realtà sottosegretario dei suoi vice, come ha detto l’anziano saggio Rino Formica, conferma di essere un politico di vecchio stampo e di scarsissima fantasia. Arrivati dalla parti di Palazzo Chigi, furono contro i giornali e il loro disfattismo tutti i suoi predecessori o quasi, compresi i più recenti, a partire dall’odiatissimo Matteo Renzi che invocava la categoria del disfattismo per bollare gli avversari. In questo caso, il Governo del Cambiamento non ha cambiato nulla, come in tutto il resto, a parte alcune argomentazioni da Ventennio che mettono in rete i volenterosi candidati al neoministero della Cultura popolare», attacca Damilano, facendosi interprete della stampa “non allineata”. Siamo certi che le polemiche non finiscono certo qui.. 



LA REPLICA DI MARIO CALABRESI

Una lunga e speciale risposta del direttore di Repubblica, Mario Calabresi, su ben due pagine del quotidiano del gruppo Gedi questa mattina replicano alle dure parole e accuse lanciate dal vicepremier M5s. «I nuovi potenti sono ossessionati dal nostro lavoro, ma non ci faremo spaventare», azzarda Calabresi, attaccando tanto Di Maio quanto Salvini per il loro non volere un vero contraddittorio e per poter attaccare e “sparare a zero” contro il tal giornale o il tal cronista. «Vogliono mandarci fuori strada, lo dicono e ripetono ogni volta che ne hanno occasione, in pubblico e in privato. Con una costanza e una rabbia che non ha precedenti, nemmeno Berlusconi arrivò mai a tanto e Repubblica con lui era ben più dura e critica di quanto non sia con i grillini», scrive ancora il direttore che poi conclude dopo due pagine intere con «siamo preoccupati, ma non abbiamo paura. E non potremo che cercare di fare meglio». 



CONTROREPLICA DI DI MAIO: “FANNO LE VITTIME”

Dopo i tanti appelli giunti da praticamente tutte le grandi testate giornalistiche in solidarietà del Gruppo Gedi, giunge un secondo attacco a poche ore di distanza dal primo: è sempre Luigi Di Maio che si scaglia contro i media Repubblica ed Espresso che avevano replicato all’accusa di “voler far cadere il governo con fake news”. «Nei media c’è un conflitto di interesse pazzesco»: da una parte Berlusconi, dall’altra De Benedetti, denuncia Di Maio che poi attacca «Io non ho neanche il potere di negare il diritto di critica: quindi adesso non si mettano a fare le vittime alcuni giornali dopo che mi hanno riempito e impallinato con fake news per sei anni. Abbiano almeno la decenza di sapere che il Ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere per chiudere un giornale e meno male». Anche il cdr de Il Fatto Quotidiano condanna le parole del vicepremier, con questo comunicato: «È inaccettabile che Luigi Di Maio liquidi i problemi di un importante gruppo come Gedi che edita Repubblica, l’Espresso, la Stampa e altre testate (…) con offensivi riferimenti a ‘ bufale’ e ‘ fake news’, cioè a una linea editoriale che non gli piace. Un’informazione libera e di qualità risponde al primario interesse di un Paese al quale non può certo bastare la propaganda di chi sta al governo». 

MOLINARI (LA STAMPA): “LUI DICE FAKE NEWS”

«Ci sarà un terremoto politico a livello europeo e tutte le regole cambieranno. In tutti i paesi europei – lo vediamo dai sondaggi – sta per accadere quello che è accaduto qui il 4 marzo. Si vedrà con le elezioni europee e questo ci aiuterà»; è ancora Di Maio a passare il guanto della sfida contro il “sistema” che starebbe complottando contro il Governo gialloverde, passando dalla bocciatura della Manovra. In una nota parla Maurizio Molinari direttore editoriale GNN, il network di cui fa parte La Stampa e 14 testate regionali all’interno di Gedi e replica alle accuse di Luigi Di Maio: «Spiace vedere che il vice presidente del Consiglio, che è anche ministro del Lavoro, incorre in un doppio errore quando parla del ‘gruppo l’Espresso’. Il primo errore Luigi Di Maio lo commette sbagliando obiettivo: il ‘gruppo l’Espresso’ è confluito ormai da due anni in una nuova e più ampia realtà, che si chiama Gedi ed è il primo gruppo editoriale del Paese. Di Gedi fa parte anche GNN, il network capeggiato da La Stampa e che riunisce altre 14 testate, rappresentando un’offerta editoriale e intellettuale articolata». Non solo, replica nel merito sul fronte “bufale” e scrive ancora il direttore de La Stampa, «L’altro errore commesso da Di Maio è parlare di giornali che stanno morendo, questa sì una fake news, dal momento che non risponde assolutamente al vero. Anzi i giornali, come produttori di contenuti su ogni piattaforma dalla carta ai video, dai siti web ai social network, registrano un mercato in crescita. A testimonianza della solidità delle radici della libera informazione nel nostro Paese». 

“MEDIA E UE VOGLIONO FAR CADERE IL GOVERNO”

«Il sistema mediatico e il sistema europeo ormai hanno deciso che questo governo deve cadere il prima possibile. Ma più fanno così, più ci compattano»: intervenendo durante un incontro elettorale in Basilicata, Luigi Di Maio torna a far capire quali sono i veri “nemici del popolo” secondo la narrazione grillina. Dopo l’attacco feroce contro i media del Gruppo Espresso di ieri, interviene anche il segretario generale e il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti), «Gli insulti del vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti di Repubblica e dell’Espresso sono l’ennesima dimostrazione del disprezzo nutrito nei confronti dell’informazione libera e del ruolo che questa è chiamata a svolgere in ogni democrazia liberale». La rivolta della stampa vede il coinvolgimento delle opposizioni, specie Pd e LeU che difendono il Gruppo Gedi contro le accuse di Di Maio: «C’è solo un modo per rispondere alle vergognose parole di Di Maio: andare in edicola e comprare @espressonline @repubblica e @LaStampa. Finché ci saranno dei giornalisti a descrivere la realtà, l’Italia sarà libera, civile e democratica», scrive con tanto di foto dall’edicola l’ex Presidente del Senato Pietro Grasso. 

“I GIORNALI MUOIONO”

Un nuovo e profondo attacco del vicepremier Luigi Di Maio contro i giornali, i giornalisti e gli editori, questa volta in specifico contro l’intero Gruppo Espresso “reo” di diffondere, secondo il leader M5s, fake news, bufale e veleni contro il Governo gialloverde. Il “caos” nasce tutto ieri in una diretta video su Facebook dove il Ministro del Lavoro, tra i tanti temi toccati, affronta il delicato nodo della libertà di stampa e si scaglia letteralmente – e senza contraddittorio – contro i giornali che criticano la maggioranza: «Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini, tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà». Attacco durissimo – e non è il primo – del leader grillino che riceve subito la replica secca del presidente di Gedi, Marco De Benedetti: «Stia sereno Onorevole, il gruppo Gedi non sta morendo. Grazie alla professionalità dei suoi giornalisti siamo il primo gruppo editoriale del Paese. Grazie agli investimenti fatti siamo leader nel digitale. Soprattutto continueremo a raccontare la verità». Come piccola postilla, servirà sapere che il Gruppo Espresso non c’è più da due anni, sostituito per l’appunto da Gruppo Gedi, che comprendere una platea di media più ampia (ad esempio, anche La Stampa ne fa parte).

RENZI VS DI MAIO: “E POI ERO IO IL CAUDILLO..”

Di Maio sembra “tifare” per i licenziamenti e la crisi, come “pena” per le presunte fake news: questa è la tesi lanciata da tutta l’opposizione, in testa Matteo Renzi che questa mattina ssh Facebook replica durissimo alle accuse del ministro M5s: «Per mesi hanno insultato, deriso, calunniato molti di noi. Ci hanno rovesciato addosso quintali di fango. E tutti in silenzio a guardare l’aggressione. Qualcuno addirittura ci diceva: ‘Ma dai, fateci un accordo. Non vedete che alla fine sono dei bravi ragazzi?», scrive l’ex premier Pd, non prima di affondare il colpo «Poi Di Maio e i cinquestelle hanno tirato giù la maschera e adesso fanno il tifo per la chiusura dei giornali: un ministro del lavoro che si compiace dei licenziamenti, un vicepremier che attacca la libertà di stampa. Mai visto in Italia. Altrove sì, ma non in Italia». Secondo Renzi la reazione unanime contro l’attacco di Di Maio alla libertà di stampa in queste ore è un buon segnale, anche se non resiste alla tentazione di lanciare una sua personale “punzecchiatura” alla stessa stampa: «quelli che davano a me del caudillo e mi accusavano di deriva autoritaria perché volevo abolire il Cnel, che dicono adesso di chi vuole distruggere l’Europa e comprimere la libertà di stampa? Volevano abolire la povertà e hanno abolito solo il senso del ridicolo. Ogni giorno è più chiaro perchè serva davvero una resistenza civile».