Ancora non si capisce se sia una speranza o un mantra per convincere sé e i suoi, fatto sta che Silvio Berlusconi nel suo ritorno sulla scena politica scommette sulla scarsa tenuta del Governo pentaleghista. Alla convention milanese di Mariastella Gelmini il Cavaliere ha ripetuto di essere convinto che l’esecutivo non reggerà la prova delle elezioni europee e che l’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio salterà subito dopo. Il centrodestra deve perciò tenersi pronto a riprendere in mano le redini del Paese.



A sostegno delle sue ipotesi Berlusconi ricorda che alle prossime elezioni amministrative, alcune delle quali in calendario in autunno e altre in primavera, il centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) si presenterà unito in base all’accordo stretto ad Arcore con Salvini. E poi ci sono i sondaggi, i quali confermano la forte avanzata leghista, ormai saldamente superiore al 30%, con un consenso per la vecchia coalizione superiore al 40%, quindi teoricamente in grado di assegnare la maggioranza parlamentare anche con la legge elettorale in vigore.



Naturalmente il leader azzurro non dice che gli stessi sondaggi danno Forza Italia sotto l’8%. Il nodo in realtà è tutto lì. La Lega dovrebbe rinnegare il patto con i Cinque stelle, che valgono il 28%, per fare un Governo con Berlusconi che vanta sì e no un terzo dei consensi grillini. E dovrebbe salire su una nuova barca con un alleato che costringerebbe a modificare in profondità almeno la linea politica di aperta sfida finora tenuta con l’Europa. Tra Lega e Cinque stelle i contrasti nell’esecutivo sono stati tutti risolti e non si vede all’orizzonte qualcosa che possa incrinare questo idillio. È vero che nei sondaggi la Lega supera i grillini, ma la forza dei pentastellati subisce piccole erosioni, non certo smottamenti.



Se Salvini stringe accordi con Forza Italia alle amministrative lo fa perché il sistema elettorale in Comuni e Regioni costringe a formare coalizioni. Ma trasferire pari pari questo schema al governo nazionale è un azzardo. E lo sarebbe, per Forza Italia, anche affidare le speranze di restare a galla alla lealtà del ministro dell’Interno. Così anche per Berlusconi potrebbe aprirsi uno scenario dei “due forni” analogo alla strategia del leader leghista. Da un lato tenere aperto il canale di dialogo con Salvini, non buttare a mare il centrodestra, presentarsi uniti alle prossime competizioni elettorali locali; dall’altro farsi interprete del malcontento del ceto medio verso le misure economiche del Governo che colpiscono categorie assai vicine al centrodestra: lavoratori dipendenti, piccole imprese, artigiani.

Stando alle anticipazioni, forti risparmi saranno realizzati sforbiciando deduzioni e detrazioni fiscali. Moltissimi contribuenti verranno penalizzati: godranno di minori sconti tributari senza neppure potere beneficiare delle aliquote ridotte della flat tax. Basterà avere un mutuo, un figlio studente fuorisede, un po’ di spese mediche perché l’anno prossimo la denuncia dei redditi presenti sorprese sgradite. Sarà questo “popolo”, che evidentemente per Salvini e Di Maio è un popolo di serie B, a sopportare sacrifici per redditi e pensioni di cittadinanza. A ciò si unisce il malcontento delle aziende che soffrono l’instabilità creata dalle prese di posizione antieuropeiste. A questo “forno” critico verso i pentastellati dovrebbe dare voce un partito come Forza Italia. Chissà se avrà la forza, appunto, di farlo.