Segnatevi tre date: 15, 26 e 31 ottobre, perché da lì passa una fetta del futuro del paese. La prima è la scadenza entro cui il governo italiano dovrà trasmettere a Bruxelles la legge di bilancio 2019, la seconda e la terza sono i giorni in cui le due maggiori agenzie di rating, Standard & Poor’s e Moody’s, rivedranno le loro stime sul debito italiano. E un downgrading, un declassamento, potrebbe avere un effetto dirompente, non solo in termini economici.
Da Bruxelles l’avvertimento è arrivato chiarissimo: le cifre indicate nel Def, soprattutto quel 2,4% nel rapporto deficit/Pil, proprio non va, e potrebbe essere l’anticamera del baratro. Potrebbe portare all’avvio di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, che però non sarebbe neppure la peggiore delle sciagure per il nostro paese. Mario Draghi, nel colloquio di mercoledì con il presidente Mattarella, ha spiegato che l’Italia ha molto più da temere dall’attacco speculativo dei mercati che dalla censura europea. Secondo molti analisti è improbabile un declassamento di due categorie, che porterebbero i nostri titoli di Stato a livello di “junk” (spazzatura). Una discesa di uno scalino è invece vista come molto probabile, con la possibilità che lo spread schizzi in su, verso quota 400 e oltre. Finirebbe così bruciato tutto il margine recuperato alzando l’asticella dall’1,8% al 2,4%. In termini di interessi sui titoli di Stato, il Tesoro finirebbe cioè per pagare la stessa cifra che guadagna andando in scontro con l’Europa, e forse persino di più.
Quello di Draghi è stato un discorso urticante, che leva ogni alibi a Lega e 5 Stelle. Per di più — ha rammentato il numero uno della Bce — a fine anno si chiuderà quasi del tutto l’ombrello del quantitative easing, gli acquisti di titoli di Stato che tanto hanno aiutato i Btp nostrani. Ora è chiaro che restano solo otto giorni per decidere se correggere la rotta, oppure andare allo scontro totale con l’Unione Europea e la speculazione internazionale nello stesso momento. nessuno potrà dire di avere sottovalutato i rischi.
Al Quirinale la spia rossa dell’allarme era accesa anche prima del colloquio con Draghi. Ora lo è pure di più. La rete difensiva che fa capo al Colle unisce a Draghi il governatore della Banca d’Italia Visco, il ministro dell’Economia Tria e quello degli Esteri Moavero. La moral suasion è in moto da tempo. I timori sono stati trasmessi al premier Conte e al vice Salvini. L’attenzione del sottosegretario Giorgetti non è mai mancata. La limatura delle previsioni di sforo per il 2020 e il 2021 è già un primo passo, ma decisamente insufficiente.
A prima vista la coalizione governativa si mostra determinata come non mai: Di Maio ha scandito che gli attacchi europei altro effetto non hanno che di compattare ancora di più Lega e 5 Stelle. La reale situazione potrebbe però essere più complessa. Salvini ha assicurato all’alleato il pieno rispetto del contratto di governo, compreso il contestatissimo reddito di cittadinanza, ma dall’interno del Carroccio filtrano dubbi molteplici, a cui si aggiunge il pressing delle categorie produttive sul piede di guerra, con in testa gli industriali di Confindustria guidati da Vincenzo Boccia. Una risposta a imprenditori, piccoli e grandi, e professionisti in qualche modo sarebbe opportuna.
C’è un’affermazione su cui Salvini e Di Maio sono senza dubbio sulla stessa lunghezza d’onda: che questo sistema europeo si avvia sul viale del tramonto e che fra sei mesi vi sarà un’altra Europa. Il problema è però come attraversare il Mar Rosso delle avversità che si prospetta da qui sino alle elezioni europee, fissate per il 26 maggio. La vecchia Europa è debole, ma non ancora fuori gioco e nella speculazione internazionale potrebbe trovare un alleato potente. E su questo punto le strategie leghiste e pentastellate potrebbero divergere in modo significativo.
Nella prossima settimana si giocherà una doppia partita decisiva, con i due piani, politico ed economico destinati a intrecciarsi sempre più strettamente. Si fronteggeranno due differenti scale di priorità, quella leghista e quella grillina. Se saranno fra loro in rotta di collisione si vedrà molto presto.