Il primo a parlare ufficialmente dopo lo scioglimento di LeU è Roberto Speranza, forse il leader su cui i post-comunisti avevano sperato di più per costruire un’alternativa a sinistra del Pd. Invece Liberi e Uguali dice addio alla sua strana composizione, con MdP e Sinistra Italiana che si separano dopo essere stati insieme, di fatto, un solo anno: «Noi abbiamo chiesto la convocazione di un congresso per dare vita a un soggetto eco-socialista del lavoro, autonomo e diverso dal Pd che è ancora una forza centrista», sentenzia il giovane politico tra i principali oppositori di Renzi quando era ancora all’interno del Partito Democratico. «Mi dispiace molto che Fratoianni», continua Roberto Speranza, «e il presidente Grasso non ritengano che questa sia la strada giusta. Leu è stata una lista, avevano detto che volevano trasformarla in un partito, io vorrei ancora trasformarla in un partito, affrontando in un congresso i motivi del fallimento del 4 marzo. Non è possibile». Secondo MdP, Fratoianni vuole costruire un ponte a sinistra con De Magistris e Rifondazione Comunista (dunque un ritorno, se possibile, alla sinistra radicale) mentre Speranza con Bersani ha in mente ben altro. «Massimo rispetto per Fratoianni. E anche per il presidente Grasso. Noi però lavoriamo all’assemblea del 16 dicembre a Roma e continuiamo a pensare a un progetto di sinistra di governo», spiega ancora l’ex coordinatore di LeU. (agg. di Niccolò Magnani)
LONTANI I RISULTATI DEL 2006 PER LA SINISTRA
Liberi e Uguali si è rivelato l’ennesimo laboratorio della sinistra che non ha incontrato il favore degli elettori: dal 2008, anno di costituzione della “Sinistra Arcobaleno”, il campo progressista più estremo non è più riuscito a far registrare risultati consistenti alle urne. L’estrema sinistra post PCI è sempre stata particolarmente in difficoltà, e sono lontani i tempi del 2006 in cui Rifondazione Comunista fece registrare alle elezioni politiche il miglior risultato dai tempi della svolta della Bolognina, post-dissoluzione del PCI. Rifondazione fu l’unico partito a sinistra degli allora DS, poi confluiti nel Partito Democratico, ad ottenere un lusinghiero 5,8% alla Camera e 7,4% al Senato, nelle elezioni del 2006 che portarono l’Unione e Romano Prodi al Governo. Allora Rifondazione raggiunse 41 deputati e 27 senatori, livelli ben lontani per l’esperienza di LeU che non è riuscita neppure ad avvicinarli. (agg. di Fabio Belli)
ESPERIENZA DURATA APPENA UN ANNO
Liberi e Uguali si è sciolto: è durata appena un anno l’esperienza della corrente di sinistra alternativa al Partito Democratico. Leu, infatti, non esiste più: il partito guidato da Pietro Grasso e che vantava esponenti di spicco come Laura Boldrini, Pierluigi Bersani e Nicola Fratoianni si è sfaldato. Come sottolineato dai colleghi de Il Post, lo scorso sabato il coordinamento di Articolo 1 – MDP ha annunciato l’addio a Leu, la lista-coalizione imbastita per le elezioni politiche dello scorso 4 marzo 2018: “Vogliamo rimetterci in discussione in un campo nuovo. Vogliamo costruire una nuova forza della sinistra italiana e, allo stesso tempo, offrire il nostro contributo per riorganizzare, in modo plurale, il campo dell’alternativa alla destra in Italia e in Europa”. Un segnale forte, con il movimento guidato da Roberto Speranza che ha ufficializzato la fine del progetto, durato meno di un anno: ricordiamo infatti che Liberi e Uguali è stato lanciato lo scorso 3 dicembre 2017 dal candidato premier Pietro Grasso.
LEU SI E’ SCIOLTO
I risultati delle elezioni politiche 2018 hanno bocciato il progetto di Leu: 3,3 per cento dei voti, eletti 14 deputati e senatori tra cui lo stesso Pietro Grasso e Laura Boldrini. Composto da Articolo 1 – MDP, Sinistra Italiana, Possibile, Verdi del Sudtirolo e Reinventare la Sinistra, Liberi e Uguali si è sciolto a causa dello scontro tra i fuoriusciti del Partito Democratico e il partito Sinistra Italiana: i primi vorrebbero riavvicinarsi al Pd, soprattutto se “il prossimo congresso dovesse essere vinto da Nicola Zingaretti”, mentre la corrente di Nicola Fratoianni ha progetti diversi. Una versione confermata anche dal giornalista parlamentare Ettore Maria Colombo: “Il nucleo duro dei bersaniani vuole riconnettersi – sentimentalmente e politicamente – con un PD che torna a rimettere la barra a sinistra mentre non vuole saperne proprio di finire in una ridotta della sinistra radicale”. La fine di un’avventura negativa, confermata anche dai risultati raccolti alle recenti amministrative…