Salvini e Di Maio. Di Maio e Salvini. Per tutti i commentatori sono protagonisti di uno scontro che rischia di provocare la caduta del governo. Secondo Luca Morisi, filosofo digitale e consulente della comunicazione di Matteo Salvini, le cose non stanno così.

In realtà il segreto è occupare gli spazi politici della potenziale opposizione con lo scopo di proporre come confronto del bipolarismo nostrano quello tra gialli e verdi, escludendo i più tradizionali rossi e azzurri. Se Luigi è contro gli inceneritori Matteo li sostiene, se Matteo auspica le infrastrutture Luigi le aborrisce. Nel meccanismo perverso dei sondaggi questa andatura ondivaga ha il merito di dare vantaggio oggi alla Lega, domani ai 5 Stelle. Nella realtà la maggioranza di governo veleggia comunque intorno al 60 per cento. Missione compiuta. E nello stesso tempo in questo modo Salvini tiene buono Berlusconi ed inquieta quanto serve l’arrembante Di Battista.



Al tempo dell’economia circolare anche la politica circolare potrebbe fare scuola con buoni risultati. Chi non è caduto nel gioco dei quattro cantoni è invece Sergio Mattarella che, tetragono, preme su Conte, Tria e Moavero perché il paese non si isoli definitivamente. Il fatto che in Italia non esista opposizione non significa che fuori dai confini nazionali tutti siano pronti a prendere per oro colato le “magnifiche sorti e progressive” annunciate dal governo. Ed a quel punto la dialettica Salvini-DiMaio, Di Maio-Salvini somiglierebbe troppo al gioco delle tre carte che non piuttosto al “contratto di governo”. Troppo simile ad una truffa, insomma.



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