C’è qualcosa che non quadra in come gli istituti di ricerca fotografano gli italiani. Da un lato abbiamo tutti i sondaggi che indicano una larga maggioranza soddisfatta dell’azione del governo però, in pari tempo, abbiamo una grandinata di dati che rappresentano un paese sull’orlo della recessione, con la popolazione preoccupata del futuro e che contrae i consumi.
Il governo M5s-Lega da qui alle elezioni europee di maggio sembra comunque destinato ad andare avanti continuando il braccio di ferro con Bruxelles. Il capo politico del M5s è però più preoccupato di Salvini per la tenuta del governo perché mentre la Lega può affrontare elezioni anticipate, Di Maio rischia di non essere ricandidato e di uscire di scena.
Finora la convinzione prevalente nel governo è che prima del voto europeo la procedura di infrazione non avrà effetti concreti e che quindi i partiti di maggioranza hanno convenienza in questi mesi a una campagna elettorale in cui fanno la “faccia feroce” contro gli “euroburocrati” e annunciando che proprio grazie alla loro fermezza contro Bruxelles il governo sta per dare — subito dopo le elezioni — molti soldi a famiglie, giovani e anziani. Anche però tutto il resto dell’Unione — e soprattutto dell’Eurozona — è in campagna elettorale, ma contro di noi: la sinistra di Moscovici contro i “populisti” e la destra del presidente di turno, l’austriaco Kurz, contro gli “spendaccioni”. Inoltre il solo avvio della procedura d’infrazione rischia di avere immediati riflessi sui mercati peggio del rating. Persino Paolo Savona comincia a preoccuparsi.
La forza del governo italiano infatti in che cosa consiste? L’Italia completamente isolata può tentare rinvii, ma rimane nell’angolo. Anche dopo le elezioni il quadro ostile non cambia, sia perché le decisioni ormai le prendono il Consiglio europeo e l’Eurogruppo (dove i capi di Stato, di governo e i ministri economici saranno gli stessi) sia perché i mutamenti dei rapporti di forza in Parlamento saranno a vantaggio di forze cosiddette “nazionaliste” e “sovraniste” che simpatizzano per il governo italiano in quanto destabilizzatore, ma certamente non ci daranno alcuna flessibilità. Nessuna voce “sovranista” si è sentita a favore delle lettere italiane di risposta alla Commissione; le uniche che si sono pronunciate sono state, anzi, di intransigente ostilità.
Da parte loro i “grandi fratelli” di Washington, Mosca e Pechino incoraggiano i partiti di governo a fare i Gianburrasca, ma solo per indebolire l’Ue. Le promesse di comprare Btp sono molto vaghe.
Matteo Salvini sembra ignorare di essere quanto il Cremlino maggiormente avversa e disprezza. E’ evidente che per Mosca i nazionalismi russi sono un pericolo e uno dei principali argomenti usati dal governo è appunto l’esempio del ruolo nefasto dei nazionalismi europei. Vladimir Putin in prima persona ha dedicato un articolo-saggio sul quotidiano Nezavisimaja Gazeta a vantare il multiculturalismo della Russia — “la sua diversità di lingue, tradizioni, etnie e culture” — e a denunciare come nel mondo si registri “la crescita di tensioni etniche e settarie”. “Il nazionalismo e l’intolleranza” — scrive Putin — “stanno diventando base ideologica per i gruppi e movimenti più radicali: essi distruggono o erodono gli Stati”. In particolare di fronte al fenomeno dei migranti, contro “milioni di persone in cerca di una vita migliore che lasciano regioni colpite da fame e conflitti cronici” — stigmatizza Putin — “le forze estremiste” svolgono una politica negativa in quanto mettono i migranti di fronte all’alternativa devastante tra “assimilazione forzata o restare minoranza isolata”. Questa politica “nazionalista” secondo Putin trasforma i migranti in dinamite: “Diciamoci la verità: da un cittadino messo in queste condizioni è difficile aspettarsi la fedeltà al proprio paese”.
Si ricordano queste parole di Putin non perché siano “vangelo”, ma per rendersi conto che la simpatia con cui Matteo Salvini viene accolto in Russia è quella che i sovietici riservavano agli “utili idioti” dell’Europa occidentale.
Di certo anche la luna di miele con l’opposizione sembra al termine. Finora Pd e Forza Italia hanno puntato alla rottura tra Di Maio e Salvini e quindi a una alleanza di sinistra tra Pd e M5s o di destra tra FI e Lega. Ma nella prospettiva di elezioni europee — in cui vale la concorrenza nel proporzionale e con questo governo in carica — il Pd contesterà sempre più da sinistra al M5s i “cedimenti” a Salvini, e Berlusconi incalzerà da destra Salvini sui “cedimenti” a Di Maio. Il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles ora si somma sempre più a quello tra Lega e M5s. Non va però sottovalutato che uno dei “cerotti” tra Di Maio e Salvini è molto forte: le nomine. Proprio nei giorni in cui i 5 Stelle bollavano i giornalisti come “prostitute e pennivendoli” per la prima volta il governo assumeva il controllo di tutti e tre i tg Rai e i vicepremier andavano in tv a turno come “piccolo padre”.