Matteo Renzi contro Paolo Gentiloni e Graziano Delrio: “Pugnalato alle spalle”, l’ex segretario del Partito Democratico si toglie i sassolini dalla scarpa in una lunga intervista a Il Foglio. Nella lunga conversazione con Claudio Cerasa, l’ex premier è tornato sulle elezioni politiche: «Poco dopo la sconfitta del 4 marzo, tutti – in primis Paolo Gentiloni e Graziano Delrio – mi hanno chiesto di fare un passo di lato e di restare fuori dalle dinamiche del Pd al prossimo congresso. Come se ciò che era accaduto fosse dipeso solo da me. Del resto se la sinistra perde dal Brasile alla Baviera, se i socialisti francesi e olandesi stanno al 5 per cento, notoriamente, è anche lì per colpa del mio carattere». E aggiunge: «Mi colpisce la mancanza di serenità nel giudizio da parte di chi dopo aver avuto tutto grazie al nostro coraggio, ora pugnala alle spalle. Ma lo stile è come il coraggio di don Abbondio: chi non ce l’ha non può darselo. Da parte mia vivo con grande serenità questa richiesta: mi chiedono tutti di star fuori, starò fuori. Adesso non hanno alibi: facciano un bel congresso. Io intanto giro il mondo, leggo libri, studio. E faccio il senatore di Firenze».
PD, MATTEO RENZI SU MARCO MINNITI
Come sottolinea il quotidiano, Matteo Renzi negli ultimi tempi ha lanciato una serie di comitati civici da posizionare a fianco del Partito democratico e sul tema ha precisato: «Se permette, se vogliamo uscire dai retroscena, il punto mi sembra più semplice. I comitati che stanno nascendo si rivolgono a chi ha voglia di agire, di reagire, di fare qualcosa per far sentire la sua voce contro un governo pericoloso per l’Italia. Esiste nel nostro paese una fisiologica esigenza di mobilitazione ma il compito di chi fa opposizione non può essere quello di mobilitare la rabbia: deve trovare una chiave per generare idee, per creare un vaccino contro lo sfascio». Le primarie per la segreteria si avvicinano e Renzi sarà sicuramente dalla parte di Marco Minniti: «Chi conosce Marco Minniti sa che difficilmente si può considerare espressione di una qualche corrente: è più credibile considerarlo un capellone che non un uomo di corrente. E poi diciamola tutta: ho sempre rifiutato di fare la corrente. Lo considero un errore politico nel tempo dei partiti sui social, lo considero un suicidio per il Pd che vive di fuoco amico. E poi mi lasci dire che chi fa politica costruendo correnti per avere sempre una bella poltrona a disposizione mi fa tristezza. Io ho vinto e ho perso ma ho sempre rischiato. Non mi sono nascosto nelle correnti per salvarmi. Prima di fare una corrente – l’ho detto ai miei amici – restituisco la tessera».