E se Maurizio Martina si candida alle Primarie del Pd per “perderle”? No, non stiamo impazzendo, semplicemente avanzando un punto di vista che difficilmente troverete nelle prossime ore davanti alla notizia comunque importante dell’ingresso nella partita verso il Congresso dell’ultimo Segretario uscente del Partito Democratico. Partiamo dai fatti: pochi giorni fa l’addio ufficiale dalla Segreteria dem per aprire ufficialmente il percorso verso il Congresso di inizio 2019 e le conseguenti Primarie Pd: le prime parole del neo-candidato sono state dette poco fa dalla sede del circolo di San Lorenzo a Roma, scelta strategica visto che si tratta del quartiere dove è stata uccisa la giovanissima Desirée Mariottini. A lei e Silvia Romano (la volontaria italiana rapita ieri in Kenya, ndr) il primo pensiero entrando in conferenza stampa per Martina: «siamo qui per combattere per un’Italia diversa da quella che stanno portando avanti Salvini e Di Maio». Poi parte diretto sulla propria candidatura: «Sono qui a dirvi che ci candidiamo, al plurale, con l’idea di portare al Pd una squadra di ragazzi, donne e persone che hanno la voglia di lavorare insieme e pensare al futuro dell’Italia. L’io ci ha fatto male, il noi è il futuro». E poi subito dopo, «Mi candido a segretario e mi inchino agli iscritti».
PRIMARIE PD: ZINGARETTI FAVORITO SU MARTINA, MA RENZI “SPOSTA” ANCORA
Martina tenta la difficile scalata verso le Primarie, dato che prima di lui si sono già schierati gli altri 6 candidati: Nicola Zingaretti, Marco Minniti, Dario Corallo, Francesco Boccia, Cesare Damiano e Matteo Richetti. Torniamo ora su quell’accenno provocatorio d’inizio articolo: ebbene, stante la candidatura di Maurizio Martina al Congresso Pd si riapre il complesso problema del quorum da rispettare. Per statuto infatti i dem hanno fissato nel 51% come minimo dei voti per poter essere eletto segretario, ma con tutti questi candidati l’obiettivo diventa assai difficile: come spiega Democratica (la voce di stampa del Pd) «Bisognerà capire se varrà la regola che decide l’assemblea o se la commissione congresso – che si riunisce oggi intorno alle 12 – cambierà le norme e darà il via libera a chi, semplicemente, ha preso più voti. Una proposta questa che viene chiesta a gran voce da molti esponenti del Pd».
Stamane i sondaggi di Emg Acqua presentati ad Agorà hanno dato il senso di quel “giocare per perdere” che si potrebbe avanzare sulla scelta di Martina: Zingaretti leader al 38%, Minniti segue al 28%, Martina in ritardo al 15%, Richetti con l’8%, Damiano al 5% appena davanti Boccia (4%) e Corallo (2%). Se però Renzi facessi un suo partito “da solo” ad oggi raccoglierebbe già di per sé un 12%: dunque, considerando che a breve Renzi dovrebbe partecipare e anche attivamente alla campagna elettorale “con Minniti” (sebbene non lo si dica troppo forte, ndr) Martina potrebbe aver voluto partecipare per “rosicchiare” voti e consensi attorno alla compagine renziana. Per l’appunto “giocare per perdere”: resta da capire cosa tutti i membri del Pd ritengano (e riterranno) “vittoria” nella situazione attuale politica..