La “partita” alla Segreteria del Pd per le prossime Primarie sembrava “chiusa” e invece all’ultimo “arriva” la prima candidata donna al Congresso dem: si chiama Maria Saladino, iscritta al Partito Democratico dal 2014 e già candidata alle ultime Elezioni Europee 2014 (nel Collegio Italia Meridionale, ndr), forse l’ultima vera grande vittoria nazionale del progetto di Matteo Renzi alla guida dei Dem. Nelle scorse settimane, alla spicciolata, hanno iniziato a far pervenire la propria candidatura i tanti sfidanti del Governatore Lazio Nicola Zingaretti, il primo a scendere in campo con l’iniziativa “Piazza Grande” in aperto contrasto alle tematiche e sfide dell’era passata renziana (sconfitta pesantemente nelle Elezioni Politiche del 4 marzo 2018). A livello di consensi verso le Primarie (che ancora non hanno una data ufficiale dopo le dimissioni da Segretario di Maurizio Martina che hanno aperto la lunga fase congressuale), il candidato più “identificato” per poter sfidare ed eventualmente vincere contro Zingaretti è l’ex Ministro degli Interni Marco Minniti. Con l’appoggio ancora non chiarito ma di certo molto probabile dell’ex Segretario Renzi, Minniti ha lanciato ufficialmente la sua candidatura alla Segreteria dem sciogliendo le lunghe riserve durate per almeno due mesi.
CHI È MARIA SALADINO, PRIMA DONNA CANDIDATA A PRIMARIE PD
Dopo di lui, ufficializzati gli altri candidati Cesare Damiano, Dario Corallo, Francesco Boccia, Matteo Richetti e in ultimo anche Maurizio Martina che solo qualche giorno fa ha deciso di buttarsi nella mischia rivelandosi come possibile “outsider” o “terzo incomodo” alla guida del Congresso. Oggi però la novità arriva proprio da quella prima donna che ufficialmente si candida alle Primarie dem: «Ho deciso di rivolgermi ai Circoli ed alle Piazze, perché riconosco il difficile ruolo di trincea che si vive sui territori e come la gente, che vive bisogni e disagi, sia sfiancata socialmente», che ricorda nel comunicato ufficiale dove annuncia la candidatura, di aver ricevuto «26mila preferenze al 41% totale ottenuto dal PD, grazie ad una rete di giovani che sfidarono, già all’epoca, la difficoltà di trovare spazio per dichiarare la necessità di rinnovamento e cambiamento all’interno del nostro partito». Per Maria Saladino occorre «un forte e determinato messaggio al Partito Democratico. Il Pd deve vivere, anzi deve tornare ai valori fondanti, a quella grande intuizione politica che ha fatto nascere la grande casa comune, il laboratorio progressista, plurale per radici e ragioni, ulivista, progressista e a matrice socialista ed europea. Cioè, il partito paese, ma senza tradire la grande eredità di Moro e di Pertini».