Matteo Salvini ha deciso di querelare l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, ma non l’ex segretario federale Umberto Bossi. Il ministro dell’interno è però finito nel mirino del Partito Democratico, con Dario Parrini che ha commentato su Twitter: «Sui #49Milioni, Salvini furbeggia. Avrebbe dovuto costituirsi parte civile nel processo per truffa ma non lo fece. La querela di oggi a Belsito è un atto di comodo. Se Salvini vuol fare sul serio, ha una sola scelta: restituire subito tutto il #maltolto. #LegaLadrona». Qualche ora prima era stato direttamente Matteo Renzi ad attaccare il capo del Viminale: «Appena Salvini ha finito di postare gattini e di importunare #Gattuso potrebbe cortesemente farci sapere che fine hanno fatto i 49 milioni di euro che la #LegaLadrona ha rubato agli italiani e per i quali oggi è arrivata la sentenza di secondo grado? E la chiamavano #onestà». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



L’EX TESORIERE: “FARO’ RICORSO”

Querela Belsito ma “grazia” Umberto Bossi sul caso dei fondi Lega: la mossa di Salvini, spiega l’Agi, avrebbe evitato di coinvolgere direttamente l’ex Senatore sia per motivi di convenienza politica (parte del Carroccio è ancora molto legato al proprio fondatore e ideatore) ma anche per meri elementi legali. La querela depositata dal leader leghista riguarda infatti solo i capi di imputazione in cui Belsito non è accusato in concorso con il Senatur: «Il che vuol dire che è probabile una sentenza di non luogo a procedere per Umberto e Renzo Bossi. Gli episodi contestati dalla procura di Milano a Belsito, stando alle parole di Domenico Mariani, legale di Umberto Bossi, sono più di 200», riporta ancora l’Agi. Nel frattempo, l’avvocato di Francesco Belsito ha rilasciato alcune dichiarazioni all’Adnkronos in cui si conferma il sicuro ricorso in Cassazione: «io credo che non si possa configurare la truffa ai danni dello Stato in relazione al meccanismo del finanziamento pubblico ai partiti e non ci sono precedenti in giurisprudenza», spiega il legale Rinaldo Romanelli, non prima di concludere «I 49 milioni non sono una cosa nostra. A Belsito vengono contestati 2 bonifici di un investimento che stava facendo per nome della Lega in banche a Cipro e in Tanzania. Gli contestano l’appropriazione indebita, la Corte d’Appello ha confermato la condanna di primo grado ma quei soldi erano tornati interamente nelle casse della Lega. Nessuno ha mai contestato a Bossi e Belsito di essersi appropriati dei 49 milioni».



FONDI LEGA, LA QUERELA CONTRO BELSITO

E il giorno dopo le condanne confermate in Appello a Francesco Belsito e Umberto Bossi per l’ormai annoso “caso” dei fondi della Lega, il leader attuale del Carroccio fa il primo passo: Matteo Salvini tramite i suoi legali ha depositato questa mattina querela ufficiale contro l’ex tesoriere della Lega accusato (e condannato a 3 anni e 9 mesi) di aver sottratto soldi illecitamente alle casse del partito. La denuncia, spiega l’Ansa, è indispensabile per celebrare il dibattimento in quanto per il reato contestato, stando alle nuove norme, non si può più procedere d’ufficio: la querela contro Belsito – imputato per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo – è stata presentata e depositata nella cancelleria della Corte d’Appello di Milano. Giusto ieri la Corte di Genova aveva confermato le condanne nel processo sulla “maxi truffa ai danni dello Stato”, con la conseguente conferma della confisca dei 49 milioni “confiscati” dai giudici dalle attuali casse della Lega: per quest’ultimo punto, Salvini già aveva contrattato la reatetizzazione spalmata per i prossimi 76 anni, con prelievi da 100mila euro a bimestre (600mila euro l’anno, ndr).



LA “MOSSA” DI SALVINI PER EVITARE ALTRI PROBLEMI?

Il Ministro degli Interni tenta in questo modo da un lato di “preservarsi” da eventuali nuove bufere sui “dannati” fondi della Lega sotto indagine e dall’altro di portare davanti ai giudici la tesi secondo cui la gestione “sospetta” sia conclusa con la sua sua ascesa alla Segreteria della Lega. Ieri Salvini, informato delle condanne a Bossi e Belsito, aveva commentato «Chiedetelo agli avvocati io faccio il ministro non mi occupo di processi e di soldi. Dopo la sentenza non cambia nulla: i soldi continuano a non esserci». Di contro, il condannato Belsito ha provato a difendersi su tutta la linea, in attesa di ricevere le motivazioni della sentenza sulla truffa contro lo Stato: «aspettiamo di leggere le motivazioni per poi fare ricorso in Cassazione. Per quanto mi riguarda sono fiducioso che la verità prima o poi venga fuori. Hanno portato avanti la tesi del primo grado – ha proseguito l’ex tesoriere della Lega – e cioè i fatti di Tanzania e Cipro li hanno considerati appropriazione indebita, mentre per me era un investimento come tutti quelli che ho fatto precedentemente».