No al Muos. L’impianto satellitare Usa (Muos, Mobile User Objective System) ormai in funzione a Niscemi nel Nisseno da anni, dodici per l’esattezza, muove le masse, crea divisioni, è fonte di polemica politica, ambientalista, giudiziaria. E adesso anche di divisione, l’ennesima, all’interno del Movimento 5 Stelle. E non soltanto nel governo gialloverde, fra ministri e vicepremier; anche a livello territoriale.
Lo scontro nel governo inizia dalla memoria del ministro della Difesa Elisabetta Trenta nella quale chiede al Consiglio di giustizia amministrativa, il Cga che in Sicilia rappresenta il secondo grado del Tar (sostituisce, insomma il Consiglio di Stato che ha le medesime competenze nel resto del Paese) di respingere il ricorso degli attivisti No Muos. Un tentativo di levare il governo da un terribile imbarazzo. Da un lato, infatti, c’è un’amicizia crescente fra il governo italiano e quello statunitense di Donald Trump, dall’altra c’è una base del movimento in Sicilia che è largamente No Muos ovvero fatta da quegli attivisti che spesso sono anche finiti in prigione per impedire la costruzione e l’attivazione delle 19 antenne satellitari. Attivisti spesso duri, violenti, che hanno letteralmente fatto a pezzi da un punto di vista mediatico l’ex presidente Crocetta quando ha cambiato idea sul Muos dopo essere salito al governo della Regione.
Ma il tentativo, salomonico, della Trenta è venuto a galla e dalla Sicilia è arrivata la voce non solo degli attivisti ma di una parte consistente non solo della base pentastellata ma addirittura dell’ex presidente della commissione ambiente dell’Assemblea regionale siciliana Giampiero Trizzino. Deputato regionale alla seconda legislatura, fra i grillini della prima ora, Trizzino si è fatto interprete del pensiero pentastellato e mentre Di Maio diceva che la questione con la Trenta è risolta e presto ci saranno novità, arriva lui, proprio Trizzino, a dare “l’interpretazione autentica” delle parole del vicepremier ovvero: “Lo smantelleremo e Di Maio presto lo dirà”. Solo una fuga in avanti o una pressione? Probabilmente l’esigenza di continuare a rappresentare una base pentastellata siciliana che è fondamentale per il movimento e che è in piena fibrillazione.
Ma per il governo si tratta, adesso, di una patata bollente. L’area è concessa per motivi di sicurezza nazionale, l’accordo con gli Usa è difficile da disdettare e l’eventuale disdetta avrebbe conseguenze internazionali importanti. Peraltro siamo a ridosso della conferenza di Palermo sulla Libia che si terrà il 12 e 13 novembre. Insomma cosa fare? Continuare ad essere gli alleati affidabili degli Stati Uniti o buttare a mare le alleanze per rispondere alla base ambientalista No Muos? Difficile scegliere dopo che in materia di Tap c’è già stato chi ha bruciato le bandiera pentastellata. Perdere la Sicilia (nell’isola gli ambientalisti estremisti e i No Muos giocano un ruolo importante nella base pentastellata) sarebbe un problema, un grave problema di consenso, perdere gli alleati più potenti al mondo (o quantomeno creare motivi di tensione con loro) un grave problema di politica internazionale.
Dilemmi che già altri hanno vissuto prima dei 5 Stelle e che adesso sono tutti in casa pentastellata. E naturalmente le opposizioni ne approfittano per fare la danza delle promesse mancate come fa ad esempio Claudio Fava, l’unico deputato della sinistra all’Ars e presidente dell’antimafia regionale. “Sul Muos — dice — continua un indecente balletto. Mentre a parole si afferma di voler intervenire per avviare la dismissione della base di Niscemi, gli atti amministrativi vanno nella direzione opposta”. Fava ricorda “la richiesta formulata dal ministero della Difesa, per conto del comando della US Navy, per nuovi lavori di manutenzione straordinaria all’interno della base. Richiesta formulata al Comune di Niscemi e alla Regione Siciliana e di cui poco si è saputo e ancor meno parlato”.
“Al presidente Musumeci, che in più occasioni aveva dichiarato la contrarietà all’opera, ed al Movimento 5 Stelle, che ora ha la responsabilità del governo del Paese, chiediamo di decidere una volta per tutte da che parte stare. Per questo abbiamo depositato una mozione — che chiediamo venga rapidamente discussa — affinché l’Assemblea regionale siciliana si esprima contro le autorizzazioni a nuovi lavori nella base e chieda ai Governi regionale e nazionale, ciascuno per le proprie responsabilità, di smantellare il Muos”.
All’attacco anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che cerca spazi di visibilità nazionale. “Il sostegno del governo nazionale, con atti formali del ministero della Difesa, alla realizzazione del Muos è un fatto grave. Rappresenta infatti un attacco al diritto dei cittadini e degli enti locali ad essere attori nei processi decisionali che li riguardano ed una negazione della vocazione pacifica della Sicilia, la cui posizione strategica deve essere spunto per promuovere azioni di pace e dialogo e non per nuove strutture e interventi militari”. Su una cosa Orlando e i 5 Stelle dunque d’accordo. Almeno oggi sembra così.