Ore di tensione per il Movimento Cinque Stelle in attesa dell’arrivo al Senato del decreto sicurezza. Ad agitare le acque ci ha pensato Gregorio De Falco, l’ex comandante della capitaneria di porto diventato famoso per le scintille col capitano della Costa Concordia Schettino, attualmente senatore del Movimento Cinque Stelle: “Ci mandano via? Se Di Maio dice con me o contro di me lancia un messaggio di Movimento in cui vengono a meno i principi di ascolto e di risposta”, commenta seccato. De Falco rappresenta un profilo importante per il partito di Beppe Grillo, vicino soprattutto a Roberto Fico e in grande sintonia con Paola Nugnes, Elena Fattori e Matteo Mantero per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. A De Falco non sembra andare giù la linea leghista e al vicepremier del Movimento ricorda: “Tenga presente che nel Cinque Stelle non dovrebbe esserci spazio per la politica come professione. Qualcuno dovrebbe ricordarsi che quando raggiunge il secondo mandato è arrivato al limite del suo percorso. Noi dobbiamo ricordarci di aver accettato una data di scadenza”.
De Falco vs De Maio
Dunque l’ex comandante De Falco ha ricordato a Luigi Di Maio che al prossimo giro dovrà necessariamente fare un passo indietro. Poi ha spiegato la sua strategia nel caso in cui non dovesse essere posta la fiducia sul decreto sicurezza: “Mi auguro che ciò non avvenga, se non verrà posta la fiducia al decreto sicurezza chiederò di sottoscrivere alcuni emendamenti presentati da altre forze politiche di cui condivido il contenuto: da Leu al Pd fino a Fi. E se questi emendamenti verranno bocciati chiederò di fare una dichiarazione di voto in dissenso al gruppo”. E rilancia: “Se metteranno la fiducia vedremo. Io confido molto nelle parole di Di Maio che ha detto che alcune correzioni al decreto potranno essere decise in Aula”. Inutile negare i malumori in casa Cinque Stelle, soprattutto nell’area che mira a sinistra. Anche i sondaggi sembrano dare qualche preoccupazione ai vertici, con un rapporto sempre più intricato con la Lega Nord, che al contrario aumenta i consensi. Va ricordato che in Senato i gialloverdi hanno solo sei voti sopra la maggioranza assoluta, ma il decreto tuttavia non dovrebbe essere a rischio.