Dopo l’ultimo voto in Germania i Verdi fanno gola a tanti e Renzi ha deciso di mettere le mani sul prossimo congresso nazionale del Sole che Ride (Chianciano, 1 e 2 dicembre). La strategia prevede, come prima mossa, quella di approfittare del prossimo congresso per infiltrare in posti chiave persone fedeli.
Sarà il primo passo verso una vera e propria Opa, appena sarà chiaro che fine far fare allo stesso Pd, dopo le primarie del 3 marzo.
Capita così a Milano, dove la candidatura di Elena Grandi — attuale consigliera del primo municipio cittadino ed eletta nella lista “Sinistra per Milano” grazie all’apparentamento con il Pd locale e all’assoluta sudditanza verso l’attuale sindaco Sala — ha il sapore di una vera invasione di campo. La Grandi non fa mistero pubblicamente della sua missione di ricondurre i Verdi nel ruolo di supporto ancillare alla corrente renziana milanese, tra l’altro oggi in grande difficoltà e asserragliata nel solo centro benestante della città.
Ma non è finita qui. Alla questione della Grandi si è aggiunta, nelle ultime ore, quella della federazione di Torino: durante l’assemblea provinciale della città piemontese, con la prima mozione — ormai ritenuta un cavallo di Troia — sono stati eletti come delegati alcuni tesserati Pd, tra cui addirittura la tesoriera del circolo di Grugliasco. Stesso discorso viene segnalato in altre città toscane e in molte roccaforti renziane del Mezzogiorno.
In tal modo si influenzerebbe per la prima volta non solo l’andamento delle elezioni, da sempre libere e indipendenti, ma anche la posizione di un partito che gli accordi li fa, ma alla luce del sole.
Il Sole che Ride è sempre stato un partito molto rigido sulle regole interne e sulle adesioni. Nella sua organizzazione interna, infatti, oltre al Gran Giurì esiste da sempre un altro organo nazionale di garanzia, che ha come unico compito quello di certificare la correttezza dello svolgimento e il buon andamento delle assemblee delle federazioni.
Inutile dire che il Comitato di garanzia, nonostante sia stato regolarmente costituito solo qualche mese fa, non è stato mai convocato e, per la prima volta nella storia del partito, non ha svolto la funzione per la quale è stato istituito.
Il sospetto è che Angelo Bonelli, il vero despota che gestisce da anni quanto resta dei Verdi italiani, temesse un pronunciamento sfavorevole al suo operato e che ciò suonasse come una dura condanna verso questi comportamenti e uno stop all’intromissione del Pd in un movimento storicamente collocato a sinistra, ma da sempre voce indipendente.
Che tutto ciò accada proprio adesso è strano, ma fino a un certo punto: visti i risultati ottenuti dai Verdi in mezza Europa e la loro capacità di raccogliere voti e militanti in libera uscita proprio da quei partiti di sinistra ormai al collasso, ai Verdi italiani dovrebbe apparire saggio difendere la loro autonomia a denti stretti.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione, a firma di Elena Grandi dell’Esecutivo Nazionale dei Verdi. A seguire, la risposta di Gennaro da Varzi (ndr).
Credo che il Sussidiario abbia confuso Grandi con Boschi, anche se ho lo stesso nome della ex ministra del Pd, i punti in comune finiscono qui. Quindi smentisco fermamente quanto affermato nell’articolo di oggi sul Sussidiario.
Le mie posizioni nei confronti del Pd sono sempre state molto critiche e lo sono tuttora. Nessuno negli ultimi mesi mi ha avvicinato o ventilato la minima possibilità di un accordo tra Verdi e Pd. Se ciò fosse accaduto avrei espresso chiaramente la mia assoluta contrarietà a un progetto che abbiamo visto essere fallimentare. Da vicepresidente del Municipio 1 e assessore con le deleghe al Territorio e all’Ambiente ho sempre avuto posizioni chiare sui temi relativi all’ambiente e, quando necessario, ho criticato pubblicamente le scelte che non condividevo, nessuno può dire il contrario. Le mie scelte sia politiche che di amministratore pubblico non sono mai state assoggettate a quelle del Pd.
I Verdi, ora più che mai, sono decisi a mantenere salda la loro identità di partito ecologista e europeista, che si impegnerà perché le disastrose politiche ambientali degli ultimi anni di governo del Paese vengano abbandonate in favore del progetto politico in 12 punti che abbiamo preparato insieme ai Verdi Europei e che si può riassumere con queste parole chiave: lotta ai cambiamenti climatici, green economy, accoglienza, legalità, benessere, diritti, lavoro, tassazione equa, stop alla guerra.
Temo che quella pubblicata sia una sgradevole fake news frutto della volontà di una parte minoritaria dei Verdi, che da anni governano una grande regione italiana insieme al Pd, votando al servizio di quel partito leggi a favore dell’abusivismo edilizio e contro l’acqua pubblica.
I Verdi pongono la legalità e la lotta alle mafie e agli ecoreati, come punto fondante della loro visione politica: perché non può esistere ecologia e sostenibilità senza rispetto della legge.
Per quanto riguarda le voci di delegati alla nostra Assemblea appartenenti al Pd, tengo a precisare che la questione non corrisponde assolutamente a verità.
Definire inoltre Angelo Bonelli “despota” è diffamante, chi lo conosce sa perfettamente quanto i valori della democrazia siano insiti nel suo Dna. Credo anche che questa affermazione possa essere oggetto di querela, se non smentita immediatamente.
Una sola cosa leggo con piacere perché oggettivamente vera: l’emorragia di voti che sta subendo il Pd (e lo stesso vale per il M5s) è effettiva e in queste ultime settimane sono a migliaia i cittadini italiani delusi dalle politiche del Pd e del M5s che si stanno avvicinando ai Verdi.
Elena Grandi – Esecutivo Nazionale dei Verdi
La risposta di Gennaro da Varzi
Che un piccolo partito, in questo caso piccolissimo, abbia a cuore la propria autonomia mi sembra il minimo. E che questo sia il tema principale di questo congresso dei Verdi, mi sembra ampiamente confermato dalla reazione della signora Grandi.
Il punto è che c’è però anche un tema di trasparenza che ancora — a poche ore dall’inizio del congresso — non sembra per nulla risolto. Per questo le minacce di querele appaiono un tantino fuori luogo, oltre che vistosamente esagerate. E poi, francamente, che c’entra la Boschi?
Noi abbiamo raccolto notizie e le abbiamo raccontate. D’altra parte questo è il mestiere di un giornale. O i nostri amici preferivano fare bel un congresso, chiusi in una invernale Chianciano, senza che nessuno se ne accorgesse?
GdV