Torna a dire la sua il ministro Paolo Savona e lo fa in una lettera inviata a Il Messaggero, in cui ribadisce – se ce ne fosse ancora bisogno – il convincimento del governo a forzare la mano al netto dei pareri della Commissione Ue. Savona parte da una precisazione: “Penso di essermi già espresso con chiarezza fornendo precisazioni nei documenti ufficiali, nei miei scritti e nelle mie interviste. Tengo solo a sottolineare che non è mai esistito un Savona 1, favorevole all’uscita dall’euro, e un Savona 2, favorevole a restarci rispettando i parametri fiscali; queste due figure esistono solo nella mente di alcuni commentatori. Esiste un solo Savona che ha sempre sostenuto (a) che abbiamo bisogno del mercato unico per la nostra economia e la nostra società; (b) che il mercato unico richiede una moneta unica; (c) che l’architettura istituzionale su cui si basano entrambi non risponde agli obiettivi che ci eravamo prefissi con il Trattato di Maastricht e, quindi, va corretta; (d) e, in particolare, che l’architettura non è attrezzata per affrontare gli shock esogeni, ossia forme di attacco all’economia nel suo complesso e nelle componenti nazionali, come è stato il caso della crisi finanziaria del 2008, dell’accelerazione dell’immigrazione negli ultimi anni e dell’incombente crisi commerciale a seguito del ritorno alle dispute tariffarie“.

SAVONA, “SFORARE PARAMETRI E IN 3 ANNI RIDUCIAMO DEBITO”

Quello di Savona non vuole essere però un puro esercizio teorico:”Come ministro tecnico ho indicato la soluzione da dare a una caduta del saggio di crescita produttiva anche superiore alle previsioni ufficiali, che rischia di aumentare la disoccupazione già elevata e la povertà troppo estesa in Italia“. La ricetta, secondo il ministro per gli Affari Europei, è la seguente:”Per affrontare questa congiuntura dobbiamo discostarci dal rientro nei parametri fiscali europei concordati dai precedenti Governi per garantire, d’accordo con le autorità europee, stabilità economica e politica; la proposta permetterebbe ragionevolmente di ritornare in un triennio sul sentiero del riaggiustamento del deficit di bilancio strutturale e della riduzione del debito pubblico sul Pil. Ma un passo indispensabile di questa strategia deve essere il rilancio degli investimenti pubblici e privati. In tal modo si rafforzerebbe la fiducia dei mercati sulla solvibilità del nostro debito pubblico, già di per sé solida per l’esistenza di un’ingente ricchezza finanziaria nelle disponibilità degli italiani (3.500 miliardi di euro netti) e di un flusso annuo di risparmi in eccesso (circa 160 miliardi nel triennio 2019-2021) testimoniato dal saldo positivo degli scambi con l’estero“. A Bruxelles saranno d’accordo con la lettura del professore Savona?