Sarà il ticket composto da Roberto Giachetti e Anna Ascani a rappresentare i renziani al Congresso del Pd? Questa almeno è l’intenzione dei due che hanno annunciato la loro corsa alle segreteria del Partito Democratico con una diretta Facebook nella quale hanno annunciato la volontà di “dare una casa a chi non si riconosce nelle posizioni di Martina e Zingaretti“. Giachetti ha spiegato: “Nella mia libertà ho preso la decisione, non legata a una corrente, ma figlia della mia posizione” tenuta da sempre, di “candidarmi alla segreteria“. Secondo Giacetti, “il congresso non può essere solo appannaggio di Martina e Zingaretti e penso ci sia una realtà nel Pd che non può non essere presente. Sono felice che questa mia decisione sia condivisa da Anna Ascani“. I due hanno ribadito la loro vicinanza all’ex segretario:”Sia chiaro, continueremo ad andare avanti insieme in questo partito tra tutti quelli che hanno condiviso” la linea di Matteo Renzi. (agg. di Dario D’Angelo)



PRIMARIE PD, TICKET ZINGARETTI-DAMIANO

E siamo a tre: i ritirati dalla corsa per le Primarie Pd, dopo Matteo Richetti (ticket con Martina) e Marco Minniti, ora annoverano anche Cesare Damiano negli illustri “auto-eliminati” in vista delle candidature per il Congresso. I tempi “stringono” e domani 12 dicembre chiudono le iscrizioni ufficiali: l’ex Ministro del Lavoro ha deciso così di prendere parte ad un ticket con Nicola Zingaretti ed esattamente come Minniti lo fa in una intervista a Repubblica. «Io faccio un passo indietro di responsabilità e anche una scelta di unità. La mia area, quella dei laburisti dem, vuole mettere a disposizione della battaglia congressuale l’attenzione allo sviluppo, al lavoro, allo stato sociale, all’eguaglianza», spiega Damiano indicando nel Governatore del Lazio il candidato giusto per portare la convergenza di intenti e battaglie. «Mi convince la proposta di Zingaretti che contiene l’idea di discontinuità, la necessità di ricostruire un partito dalla fondamenta. Un partito inclusivo, aperto all’esterno», anche se subito dopo smentisce la possibilità di un accordo con i 5Stelle come invece da molte parti “imputano” a Zingaretti e all’ala più sinistra del Partito Democratico. «La mia scelta di sostenere Zingaretti significa anche battermi contro nuove lacerazioni. Indebolendo il Pd, si contribuisce a rendere ininfluente il ruolo della sinistra nel nostro paese e in Europa», spiega a Rep ancora l’ex sindacalista Fiom.



PRIMARIE PD, IL DUBBIO DI RENZI

La pattuglia delle Primarie dem, dunque, si assottiglia e vede ora ufficialmente candidati solo Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Dario Corallo, Maria Saladino e Francesco Boccia: per Matteo Renzi, dagli analisi “raccontato” come indeciso se prendere parte ad un nuovo progetto politico o continuare a rimanere nel Pd, i dubbi e le problematiche non sono poche. Con un lungo post ieri il “senatore semplice” aveva allontanato l’ipotesi di un nuovo partito “imminente”, «Candidati al congresso, mi hanno scritto in tanti. Grazie del pensiero, ma non lo farò. Ho vinto due volte le primarie con il 70% e dal giorno dopo mi hanno fatto la guerra dall’interno. Mi sentirei come Charlie Brown con Lucy che gli rimette il pallone davanti per toglierlo all’ultimo istante. Non mi ricandido per la terza volta per rifare lo stesso. Chiunque vincerà il congresso avrà il mio rispetto e non il logorio interno che ho ricevuto io».



LE SCELTE (CONTROVOGLIA) DEI RENZIANI

Resta però il dubbio, oltre che a Renzi, ai renziani di chi sostenere per davvero alle prossime Primarie: «Arrivati a questo punto appare molto difficile sostenere una candidatura d’area», spiega Lorenzo Guerini, cui fa seguito il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci, «Due sono le opzioni sul tavolo: per un candidato di bandiera è francamente troppo tardi, l’altra soluzione è andare con Martina per rafforzare la dose di riformismo dentro il Pd». Non sono tutti d’accordo però e attorno a Renzi l’impressione è che l’ex maggioranza si possa sfaldare più di quanto non lo sia già (Martina e Delrio, ricordiamo erano fedeli compagni della scommessa-Renzi nelle due Primarie Pd vinte, ndr). «Le polemiche alimentate ad arte sul non fare raggiungere ai candidati il 51% sono solo dannose. A me non non interessa nulla di questo. A me interessa che le primarie siano un passo utile per l’alternativa, che tanti vadano a votare e che ci aiutino a cambiare»: a dirlo è Maurizio Martina, a questo punto il “candidato” dei renziani più controvoglia che si sia mai visto..