Le previsioni, o meglio, le “predictions” Romano Prodi sulle Elezioni Europee 2019 giungono nel pieno della “crisi parlamentare” per una Manovra che ancora non trova pace e un’Europa che non accenna a diminuire le critiche al Governo italiano: da Salvini che entrerà nel Ppe, da Matteo Renzi che non decide del suo futuro fino ai rapporti attuali tra Bruxelles e Roma in vista delle prossimo urne in Primavera. Prodi rappresenta ancora oggi uno dei grandi saggi dell’Europa contemporanea, nonché personaggio protagonista del bipolarismo degli Anni Novanta-Duemila in grado di battere due volte Silvio Berlusconi alle urne: ha affidato i propri pensieri politici nella lunga intervista rilasciata stamane a 24mattino su Radio24 dove ha sostanzialmente considerato “imminente” l’apertura del Partito Popolare Europeo ad una platea molto più ampia dell’attuale. L’intento è chiaro, quello di limitare il flusso di voti che potrebbero giungere alle componente sovraniste e la scelta del candidato Manfred Weber va esattamente in questa direzione: «Se il Partito popolare europeo ha un suo candidato, Weber, si sposta a destra, quindi tiene dentro Orban, e prima o poi ci sarà anche Salvini, e il centro sinistra presenta un candidato unico, ci potrebbe essere una grande e bella battaglia alle elezioni europee», spiega Romano Prodi ai colleghi della radio.



LE PRODI-PREDICTIONS: “RENZI SI DECIDA”

Nel merito del voto europeo forse più importante della storia dell’Ue, Prodi spiega che le elezioni le fanno sempre i leader: «Questo riporterebbe la politica in Europa, perchè negli ultimi anni c’è stata solo tecnica e burocrazia. E allora potremmo ancora parlare nel mondo. E’ molto molto difficile. Però c’è una strada per tornare a contare nel mondo, se non la percorriamo facciamo come gli Stati italiani dopo il Rinascimento: non hanno contato più nulla». In merito al suo campo di provenienza, il Pse e più nello specifico il Pd, Prodi considera poco “simpatico” il tira e molla di Renzi di questi ultimi tempi: «Matteo Renzi? Deve decidersi: o sta fuori o sta dentro il Pd. Veda lui. Ma non può stare in mezzo all’uscio». Per far capir meglio come si debba avere un leader forte e nello stesso tempo una posizione netta e importante, Prodi conclude facendo un paragone con il Regno Unito: «Non so ancora se andrò a votare alle prossime primarie. Ci sono 7 candidati, mi facciano capire quale è il loro programma e in quel caso io posso anche giudicare. Non è il numero dei candidati quello di cui abbiamo bisogno oggi, ma di idee. Uno, ad esempio, potrà essere anche Corbyn, ma questo anziano signore è uscito improvvisamente che ha spiazzato tutti. E ha vinto. Non credo che diventerà mai primo ministro, o perlomeno sarà difficile, ma ha spiazzato tutti perché è arrivato mettendo delle idee sul tavolo».

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