Giuseppe Conte ha fatto la voce grossa e il vertice di Governo sulla Manovra Economica si è concluso “positivamente”: dalle varie ricostruzioni partorite nelle ore successive al decisivo “round” avvenuto a Palazzo Chigi ieri sera, si evince un ruolo decisivo del Premier che insolitamente rispetto a quanto fatto vedere fin qui pare abbia “minacciato le dimissioni” qualora Salvini e Di Maio non fossero giunti ad un accordo scritto che permettesse tanto il voto in Senato da domani quanto l’evitare la procedura d’infrazione dall’Europa (mercoledì il verdetto definitivo da Bruxelles, ndr). Ai due vicepremier impegnati da mesi a discutere su quali provvedimenti e costi “rinunciare” delle proprie misure bandiera (Quota 100 e Reddito di Cittadinanza), Conte ha deciso di “forzare la mano” ponendo la fiducia completamene sulla sua persona politica: o trovate un accordo o sul banco qui ci sono le mie dimissioni. Che tale retroscena (fatto da diversi quotidiani) sia più fantasioso o più effettivo, a questo punto, poco importa visto la conseguenza ottenuta: la Manovra si farà, le rinunce di Di Maio e Salvini sono state fatte e l’attesa per il giudizio Ue è ricca di speranze.
L’AUT AUT E LE DIMISSIONI “MINACCIATE”
Ma quello che va sottolineato, al netto dei contenuti stessi delle misure “riviste”, è il metodo “nuovo” usato dal Premier per convincere i suoi due “ingombranti” vice: un aut aut quello di Giuseppe Conte che avrebbe chiarito senza giri di parole ai due leader di Lega e M5s che «senza un accordo con gli uffici della Direzione generale Affari Economici della Ue, non solo sarebbe scattata la procedura per l’Italia ma che al contempo il Paese avrebbe dovuto cercarsi un altro capo di governo», riporta il Corriere della Sera. Un ultimatum formalmente smentito da tutti i protagonisti ma che, visto come poi tutto si sia “rimesso in ordine” almeno nelle dinamiche interne alla maggioranza, potrebbe essere effettivamente andato in “porto” proprio in questi termini. Conte “porta a casa” i 10 miliardi di risparmio che aveva richiesto Bruxelles, e l’intesa è «totale su costi, coperture e misure», fanno sapere da Palazzo Chigi: resta la “ferita” aperta che Lega e Movimento 5 Stelle dovranno imparare a sanare altrimenti il prossimo scoglio decisivo (le Europee?) rischia di far deflagrare una maggioranza tra le più esplosive dell’ultimo decennio.