Mara Lapia, la deputata M5s aggredita in un supermercato a Nuoro riportando una prognosi di 30 giorni, non ci sta a passare per bugiarda e in un’intervista a Repubblica rivendica la sua posizione di parte offesa, al netto di quella che non ha esitato a definire una “macchina del fango inimmaginabile“. A chi le fa notare che essere protagonista di una “colluttazione” è comunque leggermente diverlapiaso che essere presa a calci e pugni, la Lapia risponde:”Mi sembra importante precisare innanzitutto una cosa: sono stata vittima di un’aggressione, è stato un momento di paura, quell’uomo mi urlava cose orrende e mi ha comunque colpito. Questo non è abbastanza grave? C’è chi ha disquisito sulla differenza tra una costola rotta e una incrinata, come se un termine o l’altro cambiassero qualcosa rispetto all’enormità di quanto mi è accaduto. Se non fossi stata una deputata, se non fossi una donna che ha cercato di difendersi fotografando la targa dell’auto dell’aggressore sarei stata coccolata e protetta, invece sotto accusa ci sono io perché si vuole colpire la donna che fa politica“.
MARA LAPIA, DEPUTATA M5S AGGREDITA: “HO INVITATO A CASA LE CASSIERE”
Gran parte delle critiche rivolte in queste ore a Mara Lapia poggiano sul fatto che una testimone ha riferito in un audio Whatsapp che il cliente protagonista dell’aggressione nei confronti della deputata avrebbe agito dopo che la stessa grillina si sarebbe rivolta in malo modo alla cassiera del supermercato, colpevole di averle rovesciato addosso il contenuto di alcune lattine di Coca cola. Diversa la ricostruzione della Lapia, che a Repubblica ha dichiarato di non aver mai apostrofato la dipendente con un antipatico ‘Lei non sa chi sono io’:”Vengo da una famiglia semplice e per pagarmi l’università ho sempre lavorato da dipendente, sono solidale con tutti i lavoratori. Si venga a chiedere a Montecitorio stesso il mio rapporto con i dipendenti. Anzi, mentre io e la cassiera ci asciugavamo ho scherzato dicendo che se il vestito fosse stato macchiato l’azienda sarebbe stata capace di farlo pagare proprio alle dipendenti. Faccio politica e non sono una maleducata, ma le pare che avrei sporcato la mia immagine così? E le dico di più: ho invitato a casa mia per un tè tutte le cassiere, proprio per dimostrare che quando ci si conosce, quando ci si guarda negli occhi è più facile chiarire tutto“.