La nomina dei 29 vicedirettori dei tg della Rai ha scatenato un nuovo dibattito politico: il Partito Democratico ha presentato un doppio esposto alla Corte dei Conti e all’Autorità Anti Corruzione. 17 conferme e 12 novità che sono finite nel mirino del dem Michele Anzaldi che, come riporta Repubblica, contesta in serie: ex vice direttori – ora scalzati dal loro ruolo operativo – che restano in azienda senza fare niente, procedure di designazione forse non corrette e due giornalisti infine assunti all’esterno in un’azienda che pure conta 1600 cronisti. «Il 13 dicembre l’amministratore delegato della Rai ha comunicato al consiglio di amministrazione la nomina di 29 (ventinove) vicedirettori nelle testate giornalistiche Tg1, Tg2, Tg3, Tgr (Testata giornalistica regionale) e Giornale Radio e di un condirettore alla Tgr, determinando tra l’altro un significativo aumento degli organigrammi precedenti (+25%) in assenza di apprezzabili modifiche organizzative», la denuncia dell’esponente Pd, che ha aggiunto: «Nella stessa seduta consiliare l’amministratore delegato annunciava importanti tagli come conseguenza della decisione del governo di non corrispondere alla Rai per il 2019 l’extragettito da canone».
VICEDIRETTORI TG RAI, LA REPLICA DI VIALE MAZZINI
Non è tardata ad arrivare la replica di Viale Mazzini: «L’iter procedurale di nomina dei vicedirettori è avvenuto nel pieno rispetto del contratto di lavoro giornalistico e in particolare delle prerogative dei direttori di testata ed in coerenza con le previsioni del piano anticorruzione in materia di selezione del personale. Le nomine recentemente varate sono frutto di un lavoro condiviso con i direttori rispetto ai nuovi piani editoriali». Ma sui social si è scatenato il dibattito, con l’esponente M5s Elio Lannutti che ha sottolineato: «Se sono tutti, o quasi, piddini e sinistrati!». E la vicenda non è passata inosservata, con diversi utenti che hanno puntato il dito contro il Governo M5s-Lega: da chi parla di «abbuffata di poltrone» a chi grida allo «scandalo!». Infine, il classico spunto ironico: «Da Miami Vice a Rai Vice».